ANTONIO MARIA ORDELAFFI

0
3007
ANTONIO-MARIA-ORDELAFFI

Last Updated on 2024/01/01

ANTONIO MARIA ORDELAFFI Figlio di Cecco. Di Forlì. Signore di Forlì e Forlimpopoli.

1460 (maggio) – 1504 (febbraio)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
……………..Romagna

Viene battezzato nella chiesa di San Mercuriale. Suoi padrini di battesimo sono il cardinale Orsini e Bartolomeo Colleoni. Sono pure organizzate alcune feste cui prende parte anche Sigismondo Pandolfo Malatesta.

1466RomagnaE’ fatto imprigionare con il padre Cecco dallo zio Pino.
1469
Apr.Romagna

Con l’aiuto di Battaglino da Faenza, un caposquadra già amico del padre Cecco e dello zio materno Carlo Manfredi, viene liberato con la madre ed i fratelli dalla prigionia. Si rifugia a Faenza.

1477
Dic.Romagna e MarcheDeve abbandonare Faenza allorché Carlo Manfredi perde la signoria della città ad opera del fratello Galeotto. Antonio Maria Ordelaffi segue lo zio a Ferrara;  ripara a Fano con i congiunti.
1480
Mar. apr.RomagnaAlla morte dello zio Pino lascia il regno di Napoli con i fratelli Francesco e Ludovico; salpa da Fano e, convinto dai fautori del padre Cecco, si trasferisce a Modigliana. Ad aprile scoppia in Forlì una rivolta a suo favore.
Lug. ago.OrdelaffiForlì ChiesaMarche e Romagna

Cerca di impadronirsi della signoria di Forlì ai danni della vedova Lucrezia della Mirandola. Accolto favorevolmente dalla popolazione, alla testa di milizie cittadine guidate da Graziolo dell’Orso e di truppe faentine che gli sono fornite da Galeotto Manfredi e da Pretone da Modigliana, entra in Forlì e tenta di penetrare nella rocca di Ravaldino dove si è rifugiata la congiunta. Lascia la città con il fratello Francesco e si accinge ad impadronirsi dei castelli della giurisdizione di Forlì: tutti gli aprono le porte tranne la rocca di Forlimpopoli. A metà mese inizia ad assediare la fortezza di Ravaldino. La zia intuisce il pericolo, gli si offre in moglie e lo adula con doni e lusinghe (una celata già del marito, lavorata in oro ed argento, un giuppone, una giornea, le barde della cavalcatura di Pino). Antonio Maria Ordelaffi sembra favorire questo disegno anche perché, nel frattempo, muore il figlio naturale dello zio Sinibaldo, scelto dal padre come erede della signoria; permette pertanto che entrino vettovaglie nella rocca. Nel suo sforzo di conciliazione l’Ordelaffi seda un tumulto sorto tra i suoi partigiani e quelli della parte avversa. Gli muove contro l’esercito pontificio condotto da Federico da Montefeltro. Fallite le trattative di matrimonio perché Lucrezia della Mirandola si disimpegna guadagnando sempre nuovo tempo, l’Ordelaffi si perde d’animo ed abbandona Forlì per risparmiare la città dal saccheggio delle truppe di Girolamo Riario e di quelle del duca di Urbino.  I condottieri pontifici ottengono la fortezza da Lucrezia della Mirandola con le minacce e dietro l’esborso di una grossa somma di denaro.

Ott. dic.Romagna

Ripara a Modigliana nel fiorentino; si accorda con Galeotto Manfredi e Giovanni Bentivoglio ed organizza un trattato in Forlì cui aderiscono numerosi artigiani: il complotto è scoperto e si conclude con alcune esecuzioni. Si rifugia a Faenza con i fratelli. A metà dicembre è scoperta in Forlì una nuova congiura tendente, come la  precedente, a favorire il suo ingresso in città per la Porta di Schiavonia.

1481
Nov.RomagnaE’ segnalato nei pressi di Bagnacavallo. Sono impiccati in Forlì 4 uomini per un trattato a suo favore.
1482
Ago.FirenzeChiesaRomagna

Su istigazione dei fiorentini, nemici del papa Sisto IV, avanza su Forlì alle prime luci dell’alba. Si colloca con i fuoriusciti davanti alle mura tra la rocca di Ravaldino e la Porta Schiavonia; aspetta l’arrivo dello zio Galeotto Manfredi che deve giungere con molti uomini d’arme. Il congiunto non compare; nonostante ciò tenta di scalare le mura cittadine con i suoi uomini fiducioso in un qualche movimento interno. Alla difesa della città si trovano quattro squadre di uomini d’arme e 200 fanti, senza contare le truppe pontificie comandate da Alfonso Spagnolo. Respinto, dopo un’ora è costretto a ritirarsi; si dirige verso Ladino e San Pietro in Arco. Il giorno seguente tenta un nuovo assalto alla Porta di San Pietro; ha ancora la peggio. A seguito di un lungo scontro deve ritirarsi verso Castrocaro Terme. Depreda il forlivese e fa alcuni prigionieri; nuovamente istigato, si accosta a Banzole, occupa Petrignano, che gli è data da Francesco dal Masare;  sorprende in una scaramuccia i soldati che ne sono alla guardia.

Sett.Romagna e ToscanaGian Francesco da Tolentino lo costringe ad abbandonare il forlivese ed a rifugiarsi in Toscana. Viene dichiarato ribelle.
Dic.LombardiaFugge a Milano.
1483
Gen.Lombardia e Veneto

Alla notizia dell’alleanza dello stato della Chiesa con gli sforzeschi abbandona il ducato di Milano e si rifugia a Crema con 7 persone. Tocca Cremona, Legnago e Venezia.

Apr.VeneziaChiesa150 cavalliRomagnaGli è concessa dai veneziani una condotta di 150 cavalli e di 25 provvigionati. Si porta nel ravennate. Gli sono donati 100 ducati. Sempre nell’estate alloggia a Ravenna nella casa di Matteo Fabbri, presso la chiesa di Santa Maria Maggiore.
Autunno150 cavalliRomagna
1486
Apr.OrdelaffiForlìRomagnaIl giorno del Venerdì Santo tenta di entrare in Forlì di cui è signore Girolamo Riario.
1487
Sett.OrdelaffiForlìRomagna

Con l’appoggio dei veneziani tenta di recuperare nuovamente Forlì ai danni del Riario. Organizza un nuovo complotto con l’ausilio di alcuni contadini di Rubano. A fine mese sei componenti della famiglia Roffi tentano di impadronirsi di Porta Cotogni con altri cospiratori. Giuliano Feo, governatore della città, ordina il contrattacco ed i ribelli sono respinti. Molti sono arrestati e cinque di costoro  sono subito  impiccati e squartati. Il giorno seguente Caterina Sforza, giunta da Imola, inizia personalmente gli interrogatori dei prigionieri che portano alla condanna alla decapitazione per altri sei uomini ed alla liberazione di uno ingiustamente accusato. Le teste dei congiurati sono infisse su delle lance e condotte in giro per le vie cittadine; le loro viscere sono gettate in un secchio; i resti dei corpi sono appesi alle porte di Forlì per diversi giorni.

1488
……………..Venezia
Apr.OrdelaffiForlìRomagna

All’uccisione di Girolamo Riario attua un ulteriore tentativo per impadronirsi della signoria di Forlì; la vedova Caterina Sforza sventa le sue mire.  Antonio Maria Ordelaffi si deve accontentare di vivere a Ravenna con la provvigione di 300 ducati anno che gli è passata dalla Serenissima.

1489
EstateRomagna e Friuli

Si parla di un suo possibile matrimonio con Caterina Sforza, specie dopo essere stato invitato a trascorrere alcune settimane di riposo alla villa di Giardino residenza estiva dei Riario ad Imola. La Sforza mette subito a tacere ogni voce con la persecuzione dei propalatori della diceria. I veneziani gli rinnovano la provvigione annua di 300 ducati e lo trasferiscono in Friuli.

1494
Sett.OrdelaffiForlìRomagna

Si allea con il partito filofrancese;  tenta ancora una volta di rientrare in Forlì. E’ segnalata la sua presenza a Sant’Agata; deve fuggire a Ravenna.

……………..FriuliI veneziani lo trasferiscono ancora in Friuli.
1498
Giu.RomagnaRitorna a Ravenna allorché Ottaviano Riario è condotto dai fiorentini per contrastare i veneziani in Toscana.
Ago.RomagnaE’ segnalato in Val di Lamone.
Ott. dic.Romagna

A Ravenna. I veneziani lo appoggiano nel suo tentativo di ottenere Forlì ai danni di Caterina Sforza e gli anticipano 120 ducati. Il tentativo abortisce. A dicembre si trova a Ravenna. Chiede denaro.

1499
Gen. giu.RomagnaContinue sono le sue richieste alla Serenissima per avere sussidi o, in alternativa, una condotta.
Dic.RomagnaVive sempre a Ravenna.
1503
Sett.
Sett. ott.OrdelaffiChiesaRomagna

La notizia della morte del papa Alessandro Vi lo coglie a Ravenna. Ne approfitta per un ulteriore tentativo di impadronirsi della signoria di Forlì. Irrompe nel forlivese con l’aiuto dei Morattini; si porta a Castrocaro Terme e cede tale rocca ai fiorentini in cambio di 10000 fiorini. Si congiunge con il commissario fiorentino Giovanni Battista Ridolfi, si impossessa della torre di Schiavonia (facendovi prigioniero il castellano spagnolo Zuccar) ed entra in Forlì con 25 balestrieri a cavallo e molti cittadini. Il luogotenente di Cesare Borgia Pietro Remiro si rinchiude nella rocca di Ravaldino prima ed a Cesena poi. Antonio Maria Ordelaffi chiede invano soccorsi ai veneziani; è viceversa accolto dalla popolazione nella cattedrale. Invia a Roma propri ambasciatori al papa Pio III per domandare l’investitura ufficiale di Forlì: ottiene una risposta negativa.

Nov.Romagna

Si ammala di quartana. A metà mese, alla morte del pontefice, invia altri ambasciatori al nuovo papa Giulio II con la speranza di ottenere il riconoscimento della signoria di Forlì.

Dic.Romagna

Assale con le artiglierie la rocca di Ravaldino in Forlì. Fa impiccare uno spagnolo che, uscito dalla fortezza, reca con sé alcune lettere a Cesena destinate alle autorità ecclesiastiche. Cerca ancora l’aiuto dei veneziani cui offre la rocca di Forlimpopoli; apre trattative con Consalvo di Mirafonte per ottenere la fortezza di Ravaldino.

1504
Gen.Romagna

Gli è consegnata la rocca di Forlimpopoli dal castellano spagnolo Bravo da Stilla in cambio di 800 ducati che sono depositati su una banca di Ravenna. Su tale esempio anche il castellano di Forlì, Consalvo di Mirafonte, capitola con la mediazione di Luffo Numai e del medico Pier Antonio Padovani. Antonio Maria Ordelaffi può entrare nella fortezza di Ravaldino a Forlì dopo avere garantito allo stesso Mirafonte la somma di 15000 ducati da depositarsi su un banco di Venezia. Per raccogliere la somma gli sono concessi venti giorni.

Feb.Romagna

Ammalato da tempo, muore ai primi del mese. E’ sepolto in Forlì nella chiesa di San Francesco Grande. La lastra tombale è conservata nel Museo Baden di Berlino. Sposa una Contarini.

 CITAZIONI

“Nel testamento redatto il giorno prima della morte lasciava tutto a Ludovico (il fratello) e, qualora questi non gli fosse sopravvissuto abbastanza tempo (quasi presagisse gli sviluppi infausti), lasciava ogni suo bene ai conventi forlivesi, segno tangibile della propensione, comune a tutti i grandi membri della famiglia, a far convivere un fiero ghibellinismo con una sincera fede e simpatia per i movimenti monastici.” SPADA

Print Friendly, PDF & Email

Rispondi