Last Updated on 2023/05/05
ANTONIO CALDORA (Antonio Candola) Conte di Trivento, duca di Bari, marchese di Vasto e di Bitonto.
Signore di Aversa, Carpinone, Conversano, Rutigliano, Martina Franca, Turi, Gioia del Colle, Guglionesi, Palena, Monteodorisio, Eboli, Pacentro, Borrello, Vasto. Figlio di Jacopo Caldora, zio di Giovanni Antonio Caldora, cognato di Francesco Sforza.
1400 ca. – 1466 ca.
Anno, mese | Stato. Comp. ventura | Avversario | Condotta | Area attività | Azioni intraprese ed altri fatti salienti |
1416 | |||||
Sett. | Abruzzi | Viene dato in ostaggio dal padre Jacopo alla regina Giovanna d’Angiò a seguito di una tregua stipulata con il grande connestabile di Giacomo di Borbone, il Saligny. | |||
1424 | |||||
Mag. | Napoli | Re d’Aragona | Campania | Consegna al padre Jacopo lo stendardo di capitano generale della lega antiaragonese. | |
Giu. | Abruzzi | Prende parte alla battaglia di L’Auila, inserito nella sesta colonna alla testa di 200/300 cavalli. | |||
Nov. | Abruzzi | Si collega con Pietro Navarrino. | |||
1426 | |||||
Nov. | Venezia | Milano | 200 lance | Puglia | Si imbarca a Manfredonia per raggiungere i territori della Serenissima. |
1429 | |||||
Apr. | Chiesa | Bologna | Emilia | In marcia tra Castel San Pietro Terme e Bologna cade in un’imboscata a seguito della quale gli avversari si impadroniscono di 3000 fiorini che avrebbe dovuto portare al campo. | |
1434 | Napoli Angiò | Re d’Aragona | Contrasta le milizie del principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo per conto dei Renato d’Angiò e dei pontifici. | ||
1435 | |||||
Primavera | Puglia | Si trova in Puglia con il fratello Berlingieri e Riccio da Montechiaro (4000 cavalli e 1600 fanti). Si porta davanti a Rutigliano, si sposta a Turi e sfida a battaglia campale gli avversari. Menicuccio dell’Aquila e Giovanni Ventimiglia spingono l’Orsini del Balzo a non accettare il confronto e si fortificano nella città: il Caldora è così costretto a ripiegare a Rutigliano dove se ne resta inattivo per più giorni. | |||
Autunno | Campania | Con Micheletto Attendolo assedia in Capua il principe di Taranto. | |||
1437 | |||||
Gen. | Campania | E’ nominato viceré d’Abruzzo. La regina Isabella d’Angiò (moglie di Renatò d’Angiò) gli dona a Napoli un palazzo a Santa Chiara che è stato confiscato al conte di Nola Romano Orsini. | |||
Feb. | Campania | Si allontana da Napoli e pone a sacco Airola su ordine di Isabella d’Angiò. Recupera varie terre nelle valli del Sarno e di San Severino, tra le quali Scafati e Salerno, che in precedenza si sono ribellate a favore degli aragonesi. | |||
…………….. | Campania e Molise | E’ informato dell’ arrivo nel regno di Napoli dei rinforzi pontifici condotti dal patriarca Giovanni Vitelleschi; gli è dato del denaro per mettere in ordine le sue compagnie e raggiungere a Succivo Lionello Accrocciamuro. Si reca, al contrario, a Carpinone dove risiede la moglie: l’Accrocciamuro è sorpreso e messo in fuga da Orso Orsini. | |||
Estate | Campania | Nel casertano assedia San Martino e San Marco. | |||
1438 | Molise | Riconquista Carpinone, toltagli in precedenza da Onorato Gaetani. | |||
1439 | |||||
Nov. | Abruzzi | Si trova a Sulmona alle solenni esequie del padre Jacopo che si svolgono nella chiesa di Santo Spirito. Renato d’Angiò gli conferma il ducato di Bari, è pure nominato conte di Trivento e viceré d’Abruzzo, mentre lo zio Raimondo viene nominato gran camerlengo. | |||
Dic. | Abruzzi | E’ chiamato a Napoli da Renato d’Angiò affinché si ponga alla difesa di Aversa, suo feudo; il Caldora preferisce non muoversi per la mancanza di denaro; pretende, anzi, che sia il sovrano a raggiungerlo negli Abruzzi. | |||
1440 | |||||
Gen. | Abruzzi | Invia Raimondo Anichino da Renato d’Angiò invitando ancora il sovrano, in difficoltà ad Acerra, a trasferirsi con le sue truppe negli Abruzzi; minaccia anche di defezionare nel campo aragonese. | |||
Apr. | Abruzzi | Assedia Sulmona con Riccio da Montechiaro. | |||
Mag. | Gran connestabile | Abruzzi Campania e Molise | Viene convocato da Renato d’Angiò a Castello di Dragonara nel foggiano; sceglie di non rispondere all’ invito e di trascorrere il periodo primaverile a Carpinone. Viene sollecitato a spostarsi a Boiano e gli è fatto avere del denaro. Si decide di entrare in campo con la visita a Carpinone del cognato Traiano Caracciolo. Si muove per prestare soccorso ad Aversa, alla cui difesa si trova Santo da Maddaloni. Tocca Lucera e chiede il soldo per i suoi uomini. Con Riccio da Montechiaro si incontra a Boiano con l’Angiò. | ||
Giu. | Campania | Entra nella valle di Benevento; batte gli aragonesi al ponte di Tufara: si oppone al loro inseguimento temendo di incappare in qualche imboscata. Appoggia di mala voglia l’Angiò verso Napoli. Si porta a Dogliuolo (Poggioreale); chiede di rientrare nei suoi possedimenti a causa della scarsità di vettovaglie. tocca Padula, dove le sue truppe sono rifornite di vettovaglie che sono sbarcate da 2 galee provenzali. Il suo operato solleva forti perplessità in Renato d’Angiò. Antonio Caldora, rimproverato davanti a tutti i capitani, abbandona il campo per avviarsi in Terra di Lavoro. Molti condottieri delle sue compagnie lo abbandonano; vi è una rivolta quasi generale per cui anch’egli è costretto a prendere la strada di Napoli. Si accampa con l’esercito fuori le mura. Viene fatto arrestare durante un banchetto offerto da Renato d’Angiò ad Antonio Caldora, a Lionello Accrocciamuro, a Traiano Caracciolo ed a Riccio da Montechiaro. Ne seguono nuovi tumulti. Parte delle sue milizie pensa di disertare e di unirsi con gli aragonesi ad Aversa. Lo zio Raimondo interviene e fa in modo che i suoi uomini giurino fedeltà al re nelle mani di Ottino Caracciolo. Le truppe ricevono le paghe arretrate, egli viene liberato ed è inviato negli Abruzzi con il titolo di viceré. Lascia il campo con 100 cavalli. Si reca contro ogni accordo a Poggioreale ed al ponte della Maddalena presso Napoli. Convince i suoi capitani a rimanergli fedeli ed invia Raimondo Anichino da Renato d’Angiò affinché gli conceda il suo perdono. Non gli viene concesso ed il Caldora diserta nel campo aragonese con il Montechiaro. Lascia le paludi attorno a Napoli, si reca a Pomigliano d’Arco per incontrarsi con Giovanni Ventimiglia. Alfonso d’Aragona lo invita ad una partita di caccia tra Arienzo ed Arpaia; il Caldora gli rende atto di omaggio, il re d’Aragona lo abbraccia, gli fa grandi promesse, ma non gli dà alcun soldo per non alienarsi l’animo del principe di Taranto. | |||
Lug. | Re d’Aragona | Angiò | Campania e Abruzzi | Gli sono consegnati 10000 ducati che deve fare avere a Santo da Maddaloni perché ceda il castello di Aversa agli aragonesi. Nello stesso tempo il principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo, per mezzo di Marino da Norcia, lo spoglia di Bari, di Acquaviva delle Fonti, di Conversano, di Noha, di Rutigliano, di Martina Franca, Noci, Capurso, Turi, Castellana Grotte, Gioia del Colle e Cassano Murge. Antonio Caldora invia il figlio a corte e chiede di essere reintegrato nei suoi possedimenti; si trasferisce negli Abruzzi e contrasta l’avanzata di Alessandro Sforza. | |
Ago. | Puglia Abruzzi e Molise | Vince a Troia gli avversari; subito dopo spedisce Paolo di Sangro dal sovrano spagnolo per chiedere la restituzione dei suoi beni. Rientra negli Abruzzi e se ne resta inattivo. Dà in preda ai suoi soldati le terre di Francesco Pandone a Venafro e quelle dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno. | |||
Dic. | Chiesa | Richiede che gli sia reso il ducato di Bari. | |||
1441 | |||||
Gen. | Re d’Aragona | Angiò | Consegna in ostaggio ad Alfonso d’Aragona il figlio Restaino ed il nipote Giovanni Antonio. | ||
Lug. | Abruzzi | Affronta a Città Sant’Angelo Alessandro Sforza. Obbliga tale condottiero a ritirarsi. | |||
1442 | |||||
Mar. | Campania | Gli si ribellano Guglionesi e San Martino ad opera di Gurrello da Guglionesi. Viene raggiunto da un messaggio di Raimondo Caldora, prigioniero di Francesco Sforza, che lo induce a sostenere il partito angioino contro gli aragonesi. Le trattative sono condotte da Francesco Montagano; nel medesimo tempo ottiene che il figlio possa allontanarsi dalla corte di Napoli per rivedere la madre a Carpinone. | |||
…………….. | Sforza | Re d’Aragona | Campania e Abruzzi | Poiché Renato d’Angiò è sempre diffidente nei suoi confronti il Caldora accetta di passare al servizio dello Sforza. Dalla Terra di Lavoro rientra negli Abruzzi con Giosia Acquaviva ed il Montechiaro. | |
Giu. | Campania e Molise | Muove con Giovanni Sforza verso Napoli; alla caduta della città nelle mani degli avversari, Giovanni Sforza è richiamato dal fratello nella marca di Ancona. A metà mese il Caldora viene segnalato a Sprondasino, nelle vicinanze di Pescolanciano, con 2000 cavalli allorché gli aragonesi assalgono Carpinone alla cui difesa si trova Antonio Reale. Costringe Giovanni Sforza a seguirlo. Prepara le sue schiere a battaglia a Pescolanciano, e, seppur colto in un’imboscata da Giovanni Ventimiglia, mette in rotta le truppe catalane e siciliane. Gli viene contro Jacopo Piccinino; Paolo di Sangro lo abbandona per defezionare nel campo nemico. Il Caldora è disfatto e catturato. Condotto dal re d’Aragona è perdonato; gli sono fatti restituire i suoi carriaggi. | |||
Ott. | Campania | Alfonso d’Aragona gli concede in feudo i contadi di Palena, Pacentro, Monteodorisio, Archi, Aversa, Valva, Eboli e Trivento. Antonio Caldora presta il rituale giuramento di fedeltà nelle mani di Lopez Ximen d’Urrea; il re rende alla moglie i gioielli sequestrati a Carpinone. I suoi soldati passano direttamente nelle file aragonesi. | |||
1443 | |||||
Feb. | Campania | A Napoli, al solenne ingresso nella città al solenne ingresso del re Alfonso d’Aragona. Antonio Caldora è chiamato a far parte del parlamento generale del regno. | |||
1444 | |||||
Apr. | Campania e Abruzzi | Si allontana senza licenza da Napoli alla notizia di una grave malattia di Alfonso d’ Aragona; si sposta negli Abruzzi. E’ subito sospettato per il suo operato. | |||
1445 | |||||
Mag. | Campania | A Napoli per il matrimonio del duca di Calabria Ferrante d’Aragona con Isabella Chiaromonte. | |||
1452 | |||||
Giu. | Napoli | Firenze | 100 cavalli | Toscana | Alla testa di 100 cavalli, pagati a sue spese, lascia L’Aquila per affiancare in Toscana Ferrante d’Aragona contro i fiorentini. Ottiene l’incarico di consigliere militare. Alfonso d’Aragona gli riconosce una provvigione di 4000 ducati. |
1458 | |||||
Ott. | Abruzzi e Campania | E’ convocato a Sulmona dal nuovo re ferrante d’Aragona. Gli rende atto d’omaggio. Ritorna a frequentare la corte di Napoli. | |||
1459 | |||||
Ott. | Angiò | Napoli | Abruzzi e Campania | Si ribella al re di Napoli allorché Raimondo Caldora viene catturato da Alessandro Sforza e Giovanni d’Angiò giunge nel regno di Napoli. Si trova a Sessa Aurunca. | |
Nov. | Campania | Assedia Macchiagodena. Si unisce con Giovanni Cossa. Muove all’attacco di Calvi. | |||
Dic. | Campania | Con Giacomo Montagano e Cola di Monforte cala in Terra di Lavoro con 900 cavalli per collegarsi con le truppe di Giovanni d’Angiò. | |||
1460 | |||||
Gen. | Lazio e Campania | Opera nel contado di Cassino; occupa in un sol giorno i castelli di San Vittore del Lazio, di Cerbaro e di Terocolo; pervengono in suo potere anche Vallorotonda, Acquafondata, Monte Veticoso e Sant’Elia Fiumerapido. Con Giovanni d’Angiò sconfigge gli aragonesi a Calvi impadronendosi di parte dei carriaggi. Il re di Napoli è costretto a riparare a Capua. | |||
…………….. | Campania e Puglia | E’ obbligato a ritirarsi con la caduta di Calvi; raggiunge Giovanni d’Angiò e per la strada di Venafro e di Isernia si dirige verso la Puglia. | |||
Giu. | Lazio | Si scontra con Simonetto da Castel San Pietro. Rimane ferito nel corso del combattimento; gli sono catturati 400 cavalli. | |||
Lug. | Abruzzi | Prende parte alla battaglia di San Flaviano. | |||
Ago. | Abruzzi | Jacopo Piccinino si sposta nel Lazio. E’ lasciato all’assedio di Chieti con Giulio Cesare da Varano alla testa di 12 squadre di cavalli. L’avvicinarsi di Marcantonio Torelli e di Pietro Paolo dell’Aquila (8 squadre di uomini d’arme) lo convincono a lasciare il territorio. | |||
…………….. | Abruzzi | Entra in Vasto (già suo feudo) abbandonata dai due fratelli d’Avalos (Alfonso ed Ignazio) e da Ignazio di Guevara. | |||
Dic. | Abruzzi | Nel contado di Tagliacozzo con Giovanni Conti e Carlo Baglioni. | |||
1461 | |||||
Gen. | Abruzzi | Viene battuto da Alessandro Sforza e da Matteo da Capua mentre sta tentando di congiungersi con le forze di Jacopo Piccinino. | |||
Ott. | Lazio | Giunge a Sora con Carlo Baglioni al fine di prestare soccorso a Giovanpaolo Cantelmi; si sposta verso Piedimonte San Germano allo scopo di distogliere Federico da Montefeltro dall’ assedio di Castelluccio. Sconfitto nei pressi, con la caduta di tale fortezza nelle mani dei nemici, lascia Piedimonte e ripara a Cerbaro. | |||
1462 | |||||
Lug. | Abruzzi | Con il nipote Giovanni Antonio si prefigge di andare incontro a Sigismondo Pandolfo Malatesta ed a Silvestro da Lucino in marcia verso gli Abruzzi. | |||
Sett. | Abruzzi | Viene attaccato dal duca di Calabria Alfonso d’Aragona coadiuvato da Ludovico Malvezzi. E’ messo in difficoltà. | |||
Ott. | Puglia | Perde Serracapriola ad opera di Ferrante d’Aragona. | |||
Nov. | Abruzzi e Campania | Si incontra nel suo castello di Archi con Jacopo Piccinino; a fine mese a Venafro con Giovanni d’Angiò. | |||
1463 | |||||
Gen. | Abruzzi | Appoggia Jacopo Piccinino all’assedio di Sulmona. | |||
Lug. | Abruzzi | Ad Archi con Jacopo Piccinino allorché la pressione di Alessandro Sforza induce il condottiero perugino a scendere a patti con il re di Napoli. | |||
Ago. | Abruzzi | Si fortifica in Riparella a seguito della defezione di Jacopo Piccinino nel campo avversario. Assalito, costringe gli avversari ad allontanarsi; si ritira a Vasto. | |||
1464 | |||||
Ago. sett. | Abruzzi | Certo della impossibilità da parte aragonese di espugnare Vasto lascia nel castello alla testa del presidio Rinieri di Ligny, fratello della sua seconda moglie, e si ritira nel castello di Civitaluparella. Dopo un mese Ferrante d’Aragona può entrare in Vasto grazie all’aiuto dei fratelli Salvi. Antonio Caldora vi torna per prestare soccorso al cognato. Vista l’inutilità di ogni tipo di resistenza, invia il figlio Restaino dal re di Napoli per trattare la resa. Hanno inizio le trattative che si prolungano nel tempo. | |||
Nov. | Abruzzi | Lascia in modo definitivo le sue terre. | |||
1465 | |||||
Apr. | Abruzzi | Pietro, Tommaso e Francesco dei Santi fanno ribellare Vasto: catturato, Antonio Caldora viene consegnato agli avversari e gran parte delle sue terre sono confiscate a favore di Matteo da Capua. | |||
Mag. | Campania | Viene condotto ad Aversa ed a Napoli, dove è rinchiuso in Castelnuovo. Uscirà dalla prigione più tardi grazie all’ intercessione di Francesco Sforza. E’ obbligato a stabilirsi con i suoi famigliari a Napoli dove gli è assegnato una piccola rendita. Fugge, infine, dalla capitale, ripara a Baia, a Roma, a Viterbo fino al momento in cui, bandito da tutti e temendo sempre la vendetta del re, si riduce a Jesi. | |||
1466 | Marche | Muore a Jesi nella capanna di un povero soldato che ha militato con il padre. Convola a nozze con Caterina d’Eboli, Isabella Caracciolo e Margherita di Ligny. |
CITAZIONI
-“Per avidità di denaro ondeggiante sempre tra le due parti e pronto a tradire tutti.” VITALE
-“Una de’ più potenti baroni de’ nostri Abruzzi”. RAVIZZA
-“Uomo di piccol cuore e di minor fede, lento e infingardo; insomma aveva in sé quanto bastava per condurre a perdizione qualsiasi partito che a lui si appoggiasse.” RICOTTI
-“Non somigliò al padre né per animo né per valore.” ARGEGNI
-“Valorosissimo Capitano…Fu certo questo Antonio huomo singularissimo..e chiaro per bellezza di corpo, e per altri duoni di natura, da quali s’egli non havesse diviso quegli de l’animo non sarebbe incorso in tali calamità.” SUMMONTE
-“Era tanto simile al padre di valore, quanto era dissimile di prudenza.” DI COSTANZO
-“Si spense con lui la grandezza della sua famiglia, che tanto aveva influito sui destini del regno di Napoli, contribuendo a volte in modo sostanziale allo svolgimento delle lotte fra Angioini e Aragonesi. Gli immensi possedimenti del Caldora e dei suoi familiari furono dispersi e suddivisi; gran parte delle terre nella valle del Sangro, culla della famiglia, furono assegnate a Matteo di Capua.” RAFFAELI CAMMAROTA
-“Aveva interrotte le consuetudini caldoresche e le amicizie antiche degli angioini e degli sforzeschi, lasciando con suo disdoro gli uni in grande pericolo, né dando agli altri aiuto d’armi. Simulatore, d’indole varia e mutevole, infido, per sua rovina subitaneo e inconsiderato a pigliare partito, pratico delle armi, non tanto da eguagliare il padre, audace e prode nel pericolo, dimesso nell’avversità.” FARAGLIA
-Con Napoleone Orsini, Everso dell’Anguillara, Orso Orsini “Tutti huomini di grandissima sperienza nelle cose della guerra.” DE LELLIS
“Qual porta lo stendardo dello Sole/ con duecento cavalli a sua parola.” CIMINELLO
-“Uomo di picciol cuore e di minor fede, che redò tutti i vizi paterni e niuna delle virtù.” PETRONI
-Con Lionello e Ludovico dei Michelotti, Paolo Tedesco, Sante Carillo, Rinieri da Perugia, Andrea della Serra, Peterlino dal Verme “Fò scy bon guerrery.” VALENTINI
-“Non inferiore al padre nelli Titoli, e gloriose imprese.” RECCHO
-“Noto condottiero”. CARIDI