ANTONIO CALDORA

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Carpinone castello caldora
Castello Caldora, Carpinone

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Indice delle Signorie dei Condottieri: ABCDEFGIJLMNOPQRSTUVZ

ANTONIO CALDORA  (Antonio Candola) Conte di Trivento, duca di Bari, marchese di Vasto e di Bitonto.

Signore di Aversa, Carpinone, Conversano, Rutigliano, Martina Franca, Turi, Gioia del Colle, Guglionesi, Palena, Monteodorisio,  Eboli, Pacentro, Borrello, Vasto. Figlio di Jacopo Caldora, zio di Giovanni Antonio Caldora, cognato di Francesco Sforza.

1400 ca. – 1466 ca.

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1416
Sett.Abruzzi

Viene dato in ostaggio dal padre Jacopo alla regina Giovanna d’Angiò a seguito di una tregua stipulata con il grande connestabile di Giacomo di Borbone, il Saligny.

1424
Mag.NapoliRe d’AragonaCampaniaConsegna al padre Jacopo lo stendardo di capitano generale della lega antiaragonese.
Giu.AbruzziPrende parte alla battaglia di L’Auila, inserito nella sesta colonna alla testa di 200/300 cavalli.
Nov.AbruzziSi collega con Pietro Navarrino.
1426
Nov.VeneziaMilano200 lancePugliaSi imbarca a Manfredonia per raggiungere i territori della Serenissima.
1429
Apr.ChiesaBolognaEmiliaIn marcia tra Castel San Pietro Terme e Bologna cade in un’imboscata a seguito della quale gli avversari si impadroniscono di 3000 fiorini che avrebbe dovuto portare al campo.
1434Napoli AngiòRe d’AragonaContrasta le milizie del principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo per conto dei Renato d’Angiò e dei pontifici.
1435
PrimaveraPuglia

Si trova in Puglia con il fratello Berlingieri e Riccio da Montechiaro (4000 cavalli e 1600 fanti). Si porta davanti a Rutigliano, si sposta a Turi e sfida a battaglia campale gli avversari. Menicuccio dell’Aquila e Giovanni Ventimiglia spingono  l’Orsini del Balzo a non accettare il confronto e si fortificano nella città: il Caldora è così costretto a ripiegare a Rutigliano dove se ne resta inattivo per più giorni.

AutunnoCampaniaCon Micheletto Attendolo assedia in Capua il principe di Taranto.
1437
Gen.Campania

E’ nominato viceré d’Abruzzo. La regina Isabella d’Angiò (moglie di Renatò d’Angiò) gli dona a Napoli un palazzo a Santa Chiara che è stato confiscato al conte di Nola Romano Orsini.

Feb.Campania

Si allontana da Napoli e pone a sacco Airola su ordine di Isabella d’Angiò. Recupera varie terre nelle valli del Sarno e di San Severino, tra le quali Scafati e Salerno, che in precedenza si sono ribellate a favore degli aragonesi.

……………..Campania e Molise

E’ informato dell’ arrivo nel regno di Napoli dei rinforzi pontifici condotti dal patriarca Giovanni Vitelleschi; gli è dato del denaro per mettere in ordine le sue compagnie e raggiungere a Succivo Lionello Accrocciamuro. Si reca, al contrario, a Carpinone dove risiede la moglie: l’Accrocciamuro è sorpreso e messo in fuga da Orso Orsini.

EstateCampaniaNel casertano assedia San Martino e San Marco.
1438MoliseRiconquista Carpinone, toltagli in precedenza da Onorato Gaetani.
1439
Nov.Abruzzi

Si trova a Sulmona alle solenni esequie del padre Jacopo che si svolgono nella chiesa di Santo Spirito. Renato d’Angiò  gli conferma il ducato di Bari, è pure nominato conte di Trivento e viceré d’Abruzzo, mentre lo zio Raimondo viene nominato gran camerlengo.

Dic.Abruzzi

E’ chiamato a Napoli da Renato d’Angiò affinché si ponga alla difesa di Aversa, suo feudo; il Caldora preferisce non muoversi per la mancanza di denaro;  pretende, anzi, che sia il sovrano a raggiungerlo negli Abruzzi.

1440
Gen.Abruzzi

Invia Raimondo Anichino da Renato d’Angiò invitando ancora il sovrano, in difficoltà ad Acerra, a trasferirsi con le sue truppe negli Abruzzi; minaccia anche di defezionare nel campo aragonese.

Apr.AbruzziAssedia Sulmona con Riccio da Montechiaro.
Mag.Gran connestabileAbruzzi Campania e Molise

Viene convocato da Renato d’Angiò a Castello di Dragonara nel foggiano; sceglie di non rispondere all’ invito e di trascorrere il periodo primaverile a Carpinone. Viene sollecitato a spostarsi a  Boiano e gli è fatto avere del denaro. Si decide di entrare in campo con la visita a Carpinone del cognato Traiano Caracciolo. Si muove per prestare soccorso ad Aversa, alla cui difesa si trova Santo da Maddaloni. Tocca Lucera e chiede il soldo per i suoi uomini. Con Riccio da Montechiaro si incontra a Boiano con l’Angiò.

Giu.Campania

Entra nella valle di Benevento;  batte gli aragonesi al ponte di Tufara: si oppone al loro inseguimento temendo di incappare in qualche imboscata. Appoggia di mala voglia  l’Angiò verso Napoli. Si porta a Dogliuolo (Poggioreale); chiede  di rientrare nei suoi possedimenti a causa della scarsità di vettovaglie. tocca Padula, dove le sue truppe sono rifornite di vettovaglie che sono sbarcate da 2 galee provenzali. Il suo operato solleva forti perplessità in Renato d’Angiò. Antonio Caldora, rimproverato davanti a tutti i capitani, abbandona il campo per avviarsi in Terra di Lavoro. Molti condottieri delle sue compagnie lo abbandonano; vi è una rivolta quasi generale per cui anch’egli è costretto a prendere la strada di Napoli. Si accampa con l’esercito fuori le mura. Viene fatto arrestare durante un banchetto offerto da Renato d’Angiò ad Antonio Caldora, a Lionello  Accrocciamuro, a Traiano Caracciolo ed a Riccio da Montechiaro. Ne seguono nuovi tumulti.  Parte delle sue milizie pensa di disertare e di unirsi con gli aragonesi ad Aversa. Lo zio Raimondo interviene e fa in modo che i suoi uomini giurino fedeltà al re nelle mani di Ottino Caracciolo. Le truppe ricevono le paghe arretrate, egli viene liberato ed è inviato negli Abruzzi con il titolo di viceré. Lascia il campo con 100 cavalli.  Si reca contro ogni accordo a Poggioreale ed al  ponte della Maddalena  presso Napoli. Convince i suoi capitani a rimanergli fedeli ed invia  Raimondo Anichino da Renato d’Angiò affinché gli conceda il suo perdono. Non gli viene concesso ed il Caldora diserta nel campo aragonese con il Montechiaro. Lascia le paludi attorno a Napoli,  si reca a Pomigliano d’Arco per incontrarsi con Giovanni Ventimiglia. Alfonso d’Aragona lo invita ad una partita di caccia tra Arienzo ed Arpaia; il Caldora gli rende atto di omaggio, il re d’Aragona lo abbraccia, gli fa grandi promesse, ma non gli dà alcun soldo per non alienarsi l’animo del principe di Taranto.

Lug.Re d’AragonaAngiòCampania e Abruzzi

Gli sono consegnati 10000 ducati che deve fare avere a Santo da Maddaloni perché ceda il castello di Aversa agli aragonesi. Nello stesso tempo il principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo, per mezzo di Marino da Norcia, lo spoglia di Bari,  di Acquaviva delle Fonti, di  Conversano, di  Noha, di  Rutigliano, di  Martina Franca,  Noci,  Capurso,  Turi,  Castellana Grotte,  Gioia del Colle e  Cassano Murge. Antonio Caldora invia  il figlio a corte e chiede di essere reintegrato nei suoi possedimenti; si trasferisce negli Abruzzi e contrasta l’avanzata di Alessandro Sforza.

Ago.Puglia Abruzzi e Molise

Vince a Troia gli avversari; subito dopo spedisce Paolo di Sangro dal sovrano spagnolo per chiedere la restituzione dei suoi beni. Rientra negli Abruzzi e se ne resta inattivo. Dà in preda ai suoi soldati le terre di Francesco Pandone a Venafro e quelle dell’abbazia di San Vincenzo al Volturno.

Dic.ChiesaRichiede che gli sia reso il ducato di Bari.
1441
Gen.Re d’AragonaAngiòConsegna in ostaggio ad Alfonso d’Aragona il figlio Restaino ed il nipote Giovanni Antonio.
Lug.AbruzziAffronta a Città Sant’Angelo Alessandro Sforza. Obbliga tale condottiero a ritirarsi.
1442
Mar.Campania

Gli si ribellano Guglionesi e San Martino ad opera di Gurrello da Guglionesi. Viene  raggiunto da un messaggio di Raimondo Caldora, prigioniero di  Francesco Sforza, che lo induce a sostenere il partito angioino contro gli aragonesi. Le trattative sono condotte da Francesco Montagano;  nel medesimo tempo ottiene che il figlio possa allontanarsi dalla corte di Napoli per rivedere la madre a Carpinone.

……………..SforzaRe d’AragonaCampania e Abruzzi

Poiché Renato d’Angiò è sempre diffidente nei suoi confronti il Caldora accetta di passare al servizio dello Sforza. Dalla Terra di Lavoro rientra negli Abruzzi con Giosia Acquaviva ed il Montechiaro.

Giu.Campania e Molise

Muove con Giovanni Sforza verso Napoli; alla caduta della città nelle mani degli avversari, Giovanni Sforza è richiamato dal fratello nella marca di Ancona. A metà mese il Caldora viene segnalato a Sprondasino, nelle vicinanze di Pescolanciano, con 2000 cavalli allorché gli aragonesi assalgono Carpinone alla cui difesa si trova Antonio Reale. Costringe  Giovanni Sforza a seguirlo. Prepara le sue schiere a battaglia a Pescolanciano, e, seppur colto in un’imboscata da Giovanni Ventimiglia, mette in rotta le truppe catalane e siciliane. Gli viene contro Jacopo Piccinino; Paolo di Sangro lo abbandona per defezionare nel campo nemico.  Il Caldora è disfatto e catturato. Condotto dal re d’Aragona è perdonato;  gli sono fatti restituire i suoi carriaggi.

Ott.Campania

Alfonso d’Aragona gli concede in feudo i contadi di Palena, Pacentro, Monteodorisio, Archi, Aversa, Valva, Eboli e Trivento. Antonio Caldora presta il rituale giuramento di fedeltà nelle mani di Lopez Ximen d’Urrea; il re rende alla moglie i gioielli sequestrati a Carpinone. I suoi soldati passano direttamente nelle file aragonesi.

1443
Feb.CampaniaA Napoli, al solenne ingresso nella città al solenne ingresso del re Alfonso d’Aragona. Antonio Caldora è chiamato a far parte del parlamento generale del regno.
1444
Apr.Campania e Abruzzi

Si allontana senza licenza da Napoli alla notizia di una grave malattia di Alfonso d’ Aragona;  si sposta  negli Abruzzi. E’ subito sospettato per il suo operato.

1445
Mag.CampaniaA Napoli per il matrimonio del duca di Calabria Ferrante d’Aragona con Isabella Chiaromonte.
1452
Giu.NapoliFirenze100 cavalliToscana

Alla testa di 100 cavalli, pagati a sue spese, lascia L’Aquila per affiancare in Toscana Ferrante d’Aragona contro i fiorentini. Ottiene l’incarico di consigliere militare. Alfonso d’Aragona gli riconosce una provvigione di 4000 ducati.

1458
Ott.Abruzzi e CampaniaE’ convocato a Sulmona dal nuovo re ferrante d’Aragona. Gli rende atto d’omaggio. Ritorna a frequentare la corte di Napoli.
1459
Ott.AngiòNapoliAbruzzi e Campania

Si ribella al re di Napoli allorché Raimondo Caldora viene catturato da Alessandro Sforza e  Giovanni d’Angiò giunge nel regno di Napoli. Si trova a Sessa Aurunca.

Nov.CampaniaAssedia Macchiagodena. Si unisce con Giovanni Cossa. Muove all’attacco di Calvi.
Dic.CampaniaCon Giacomo Montagano e Cola di Monforte cala in Terra di Lavoro con 900 cavalli per collegarsi con le truppe di Giovanni d’Angiò.
1460
Gen.Lazio e Campania

Opera nel contado di Cassino;  occupa in un sol giorno i castelli di San Vittore del Lazio, di Cerbaro e di Terocolo; pervengono in suo potere anche Vallorotonda, Acquafondata, Monte Veticoso e Sant’Elia Fiumerapido. Con Giovanni d’Angiò sconfigge gli aragonesi a Calvi impadronendosi di parte dei carriaggi. Il re di Napoli è costretto a riparare a Capua.

……………..Campania e Puglia

E’ obbligato a ritirarsi con la caduta di Calvi; raggiunge Giovanni d’Angiò e per la strada di Venafro e di Isernia si dirige verso la Puglia.

Giu.LazioSi scontra con Simonetto da Castel San Pietro. Rimane ferito nel corso del combattimento; gli sono catturati 400 cavalli.
Lug.AbruzziPrende parte alla battaglia di San Flaviano.
Ago.AbruzziJacopo Piccinino si sposta nel Lazio. E’ lasciato all’assedio di Chieti con Giulio Cesare da Varano alla testa di 12 squadre di cavalli. L’avvicinarsi di Marcantonio Torelli e di Pietro Paolo dell’Aquila (8 squadre di uomini d’arme) lo convincono a lasciare il territorio.
……………..AbruzziEntra in Vasto (già suo feudo) abbandonata dai due fratelli d’Avalos (Alfonso ed Ignazio) e da Ignazio di Guevara.
Dic.AbruzziNel contado di Tagliacozzo con Giovanni Conti e Carlo Baglioni.
1461
Gen.AbruzziViene battuto da Alessandro Sforza e da Matteo da Capua mentre sta tentando di congiungersi con le forze di Jacopo Piccinino.
Ott.Lazio

Giunge a Sora con Carlo Baglioni al fine di prestare  soccorso a Giovanpaolo Cantelmi; si sposta verso Piedimonte San Germano allo scopo di distogliere Federico da Montefeltro dall’ assedio di Castelluccio. Sconfitto nei pressi, con la caduta di tale fortezza nelle mani dei nemici, lascia Piedimonte e ripara a Cerbaro.

1462
Lug.AbruzziCon il nipote Giovanni Antonio si prefigge di andare incontro a Sigismondo Pandolfo Malatesta ed a Silvestro da Lucino in marcia verso gli Abruzzi.
Sett.AbruzziViene attaccato dal duca di Calabria Alfonso d’Aragona coadiuvato da Ludovico Malvezzi. E’ messo in difficoltà.
Ott.PugliaPerde Serracapriola ad opera di Ferrante d’Aragona.
Nov.Abruzzi e CampaniaSi incontra nel suo castello di Archi con Jacopo Piccinino; a fine mese a Venafro con Giovanni d’Angiò.
1463
Gen.AbruzziAppoggia Jacopo Piccinino all’assedio di Sulmona.
Lug.Abruzzi

Ad Archi con Jacopo Piccinino allorché la pressione di Alessandro Sforza induce il condottiero perugino a scendere a patti con il re di Napoli.

Ago.Abruzzi

Si fortifica in Riparella a seguito della defezione di Jacopo Piccinino nel campo avversario. Assalito, costringe gli avversari ad allontanarsi; si ritira a Vasto.

1464
Ago.  sett.Abruzzi

Certo della impossibilità da parte aragonese di espugnare Vasto lascia nel castello alla testa del presidio Rinieri di Ligny, fratello della sua seconda moglie, e si ritira nel castello di Civitaluparella. Dopo un mese Ferrante d’Aragona può entrare in Vasto grazie all’aiuto dei fratelli Salvi. Antonio Caldora vi torna per prestare soccorso al cognato. Vista l’inutilità di ogni tipo di resistenza, invia il figlio Restaino dal re di Napoli per trattare la resa. Hanno inizio le trattative che si prolungano nel tempo.

Nov.AbruzziLascia in modo definitivo le sue terre.
1465
Apr.Abruzzi

Pietro, Tommaso e Francesco dei Santi fanno ribellare Vasto: catturato, Antonio Caldora viene consegnato agli avversari e gran parte delle sue terre sono confiscate a favore di Matteo da Capua.

Mag.Campania

Viene condotto ad Aversa ed a Napoli, dove è rinchiuso in  Castelnuovo. Uscirà dalla prigione più tardi grazie all’ intercessione di Francesco  Sforza. E’ obbligato a stabilirsi con i suoi famigliari a Napoli dove gli è assegnato una piccola rendita. Fugge, infine, dalla capitale, ripara a Baia, a Roma, a Viterbo fino al momento in cui,  bandito da tutti e temendo sempre la vendetta del re,  si riduce a Jesi.

1466Marche

Muore a Jesi nella capanna di un povero soldato che ha militato con il padre. Convola a nozze con  Caterina d’Eboli, Isabella Caracciolo e Margherita di Ligny.

 CITAZIONI

-“Per avidità di denaro ondeggiante sempre tra le due parti e pronto a tradire tutti.” VITALE

-“Una de’ più potenti baroni de’ nostri Abruzzi”. RAVIZZA

-“Uomo di piccol cuore e di minor fede, lento e infingardo; insomma aveva in sé quanto bastava per condurre a perdizione qualsiasi partito che a lui si appoggiasse.” RICOTTI

-“Non somigliò al padre né per animo né per valore.” ARGEGNI

-“Valorosissimo Capitano…Fu certo questo Antonio huomo singularissimo..e chiaro per bellezza di corpo, e per altri duoni di natura, da quali s’egli non havesse diviso quegli de l’animo non sarebbe incorso in tali calamità.” SUMMONTE

-“Era tanto simile al padre di valore, quanto era dissimile di prudenza.” DI COSTANZO

-“Si spense con lui la grandezza della sua famiglia, che tanto aveva influito sui destini del regno di Napoli, contribuendo a volte in modo sostanziale allo svolgimento delle lotte fra Angioini e Aragonesi. Gli immensi possedimenti del Caldora e dei suoi familiari furono dispersi e suddivisi; gran parte delle terre nella valle del Sangro, culla della famiglia, furono assegnate a Matteo di Capua.” RAFFAELI CAMMAROTA

-“Aveva interrotte le consuetudini caldoresche e le amicizie antiche degli angioini e degli sforzeschi, lasciando con suo disdoro gli uni in grande pericolo, né dando agli altri aiuto d’armi. Simulatore, d’indole varia e mutevole, infido, per sua rovina subitaneo e inconsiderato a pigliare partito, pratico delle armi, non tanto da eguagliare il padre, audace e prode nel pericolo, dimesso nell’avversità.” FARAGLIA

-Con Napoleone Orsini, Everso dell’Anguillara, Orso Orsini “Tutti huomini di grandissima sperienza nelle cose della guerra.” DE LELLIS

“Qual porta lo stendardo dello Sole/ con duecento cavalli a sua parola.” CIMINELLO

-“Uomo di picciol cuore e di minor fede, che redò tutti i vizi paterni e niuna delle virtù.” PETRONI

-Con Lionello e Ludovico dei Michelotti, Paolo Tedesco, Sante Carillo, Rinieri da Perugia, Andrea della Serra, Peterlino dal Verme “Fò scy bon guerrery.” VALENTINI

-“Non inferiore al padre nelli Titoli, e gloriose imprese.” RECCHO

-“Noto condottiero”. CARIDI

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