ANGELO DELLA PERGOLA

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Last Updated on 2023/06/27

ANGELO DELLA PERGOLA  (Angelo del Fuoco)

Nasce probabilmente a Pergola in contrada Madonna del Piano. Figlio di poveri contadini. Conte di Biandrate. Signore di Sartirana Lomellina e di Zeme. Padre di Antonio della Pergola e di Leone della Pergola.

1369 ca.- 1428 (aprile)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1397
Mag.Milita come uomo d’arme al servizio dei Malatesta signori di Fano.
1401FanoComp. venturaMarcheSi scontra con Guglielmo Lancellotti, detto il Mecca.
1403/ 1404Ubaldini della CardaCittà di C.Marche ed UmbriaE’ impegnato nelle scaramucce che oppongono gli Ubaldini della Carda di Apecchio con Città di Castello per il possesso di alcuni castelli e rocche appenniniche.
1405
………..NapoliChiesa
Dic.Pisa

Comp. ventura

Firenze

Siena

600 cavalliToscana

Al soldo di Pisa. I fiorentini assoldano Ludovico Migliorati che si trova nel senese. Quest’ultimo assale i suoi uomini mentre si fanno avanti in disordine dallo stato della Chiesa verso Siena. La sua compagnia è distrutta. Angelo della Pergola si dirige con gli sbandati in maremma: viene qui contrastato dai capitani della “Compagnia della Rosa”, al servizio dei senesi, Giovanni Malvicini e Cataluccio da Orvieto.

1407FermoComp. venturaMarche

Diviene luogotenente generale con Pietro Navarrino del signore di Fermo Ludovico Migliorati. Assedia Rocca Contrada (Arcevia). Alla testa di 700 cavalli si muove contro Braccio di Montone, chiamato in loro soccorso dagli abitanti della località, in una valle compresa tra Arcevia e Certopiano sul fianco di Monte Sant’Angelo. L’avversario, che conduce solamente 100 cavalli, si colloca su un colle nelle vicinanze. Il combattimento cessa a sera dopo alcune ore. Restano sul terreno 12 suoi cavalli, mentre quasi tutti gli uomini del Montone restano feriti.  Angelo della Pergola è obbligato ad abbandonare le operazioni di assedio ed a rientrare a Fermo.

1409
Feb.FirenzeNapoliMarche

Lascia gli stipendi del Migliorati. Affianca Malatesta Malatesta contro le truppe di Ladislao d’Angiò. Cerca di impadronirsi  per trattato, nel fermano, di  Petritoli.

Giu.Toscana

Con Francesco Orsini (300 cavalli) coadiuva Malatesta Malatesta nel buon successo di un’ imboscata tesa a Bagno Vignoni ai danni di Gentile da Monterano.

Lug.LazioA seguito dello sbarco a Pisa di Luigi d’Angiò il della Pergola entra nello stato della Chiesa alla testa di 1500 cavalli. Occupa varie città agli avversari.
1410
Mar.SienaPitigliano NapoliCapitano g.le 150 lance e 100 fantiToscana

A metà mese stipula una condotta di sei mesi con Siena. Gli viene conferito il titolo di capitano generale. La condotta è rinnovabile e prevede per il della Pergola il comando di 150 lance e di 100 fanti. Ha l’incarico di combattere il conte di Pitigliano Bertoldo Orsini dopo il ritiro del re di Napoli dalla Toscana. Razzia numeroso bestiame in maremma;  si accorda con un abitante di Sovana, Antonio Querciuola, allo scopo di impadronirsi di sorpresa della località. Ha l’assenso del capitano del popolo Niccolò Bulgherini;  sono chiamati da Grosseto a coadiuvarlo nella sua iniziativa Tommaso da Castello da San Quirico, e Stangalino della Palude.

Apr.Toscana

Si avvicina a Sovana e colloca i suoi uomini in due punti vicini mentre Antonio Querciuola ed un francese, abile scalatore, si arrampicano per la via Cupa accompagnati da più soldati. Costoro salgono nella città alta dove non vi sono mura, aprono una porta e vi fanno entrare le sue truppe; anche i difensori della rocca si arrendono senza problemi; il centro è messo a sacco.

Mag. lug.Toscana

A maggio è segnalato ad Arcidosso ed a Montalcino con 900 cavalli e non molti fanti. A metà giugno si trova ad Ospitaletto; a metà luglio staziona con il commissario Niccolò Bonsignori nel territorio di Montalcino ed a Abbadia San Salvatore.

Sett.Toscana

Ottiene Saturnia. A metà mese si svolge a San Quirico d’Orcia la rassegna della sua compagnia. Scorta  ad Acquapendente Luigi d’Angiò. Alla scadenza della condotta  si reca a Siena per discutere del suo rinnovo. Ritornato al campo senza alcun impegno, lascia che i suoi uomini depredino il territorio di Montacuto dove sono accampati. Negli stessi giorni affronta il Tartaglia e Ceccolino dei Michelotti che stanno depredando nel senese il contado di Arcidosso.

Nov.SienaNapoliToscana

Occupa il castello di Montauto. Allorché è informato della perdita di Talamone ad opera degli angioini tenta di recuperare la località: è obbligato a desistere per le difficoltà incontrate nella sua azione. Firma una tregua con Bertoldo Orsini e rientra a Siena.

1411RiminiToscana Romagna

Lascia gli stipendi dei senesi e passa al servizio dei Malatesta. I fiorentini non gli concedono il passo;  dall’aretino attraversa l’Umbria e giunge a Rimini. Ha il comando di 700 armati.

1412
Ott.CesenaFermo AntipapaMarcheAgli ordini di Andrea Malatesta affronta il signore di Fermo Ludovico Migliorati ed i fautori dell’antipapa Giovanni XXIII.
Nov.MarcheGli è affidato il comando delle truppe allorché Andrea Malatesta deve rientrare per qualche tempo in Romagna.
1413
Gen.MarcheEntra in Monterubbiano, sempre al fianco di Andrea Malatesta, alla testa di 600 cavalli.
Ott.MarcheViene segnalato a Montegiorgio.
1414
Lug.E’ compreso come collegato dei Malatesta nella pace stipulata tra il re di Napoli Ladislao d’Angiò e l’antipapa.
Nov.RiminiFermo CamerinoMarcheCombatte per Carlo Malatesta contro i signori di Fermo (Ludovico Migliorati) e di Camerino (Rodolfo da Varano).
1415
Feb.Marche

Sorprende a Montottone Simone dell’Aquila e Bartolomeo Smeducci che, con 60 cavalli e venti fanti, hanno lasciato Monteverde per compiere una scorreria nel territorio di Montegiorgio: cattura i due capitani con 30 uomini. Simone dell’Aquila sarà liberato solo con la consegna di Monteverde.

1416
Lug.PerugiaMontoneUmbria

Sempre agli ordini di Carlo Malatesta contrasta Braccio di Montone;  partecipa alla battaglia di Umbertide o Sant’Egidio al comando dell’ avanguardia (1000 cavalli e 800 fanti). Assalito dalla retroguardia del Tartaglia, in un primo momento sembra prevalere sui nemici; i bracceschi sostituiscono squadre fresche a quelle stanche;  con l’arrivo sul terreno di Cherubino da Perugia il della Pergola deve  arretrare finché dopo sette ore di combattimento è costretto  ad una fuga disordinata. Si salva  con 400 cavalli nel folignate. I Trinci lo trattengono su richiesta di Braccio di Montone. I suoi uomini sono svaligiati.

1417
………..RiminiRomagna

Ritornato al servizio dei Malatesta arresta a Rimini Martino da Faenza con l’accusa di tradimento: il condottiero sarà più tardi decapitato a Fano.

Giu.BolognaFerrara200 lance e 100 fantiEmilia

Ha l’incarico di recuperare il castello di San Giovanni in Persiceto che si è ribellato ai bolognesi per darsi agli estensi. Assedia la località con Gozzadino Gozzadini, Bartolomeo Mangili, Simone da Canossa e Giacomo da Perugia; respinge una sortita degli avversari ed  entra nel centro dopo che gli è stata aperta una porta per trattato. Gli abitanti  fuggono temendo per la propria vita.  San Giovanni in Persiceto viene messa  orrendamente a sacco.

Ago.MilanoCremonaLombardia

E’ condotto dal duca di Milano Filippo Maria Visconti per combattere il signore di Cremona Gabrino Fondulo. Entra in Lodi con 300 cavalli; si sposta con Opicino Alciati e Giovanni da Cremona alla difesa delle terre del cremonese che sono state appena conquistate dal Carmagnola (Pescarolo, Soresina, Casalbuttano, Casalmorano, Grumello Cremonese). Attaccato da Niccolò da Tolentino, viene sconfitto a Pieve Delmona.

1418
Mar.MarcheA Montecassiano con 60 cavalli.
1419
Sett.ChiesaPerugia100 lanceUmbria

Passa al servizio del papa Martino V.  Contrasta ancora una volta le truppe del Montone agli ordini di Muzio Attendolo Sforza. Staziona nel territorio di Gubbio con Conte da Carrara, Bernardino degli Ubaldini della Carda, Lionello e Ludovico dei Michelotti (nel complesso 2000 cavalli).

Ott.Umbria

A metà mese si accosta nottetempo ad Assisi presso il convento di San Francesco dove un frate gli indica una piccola porta male murata e senza sorveglianza. Irrompe nella città con 2000 cavalli e 1200 fanti e perviene nella piazza maggiore con Conte da Carrara e Bernardino degli Ubaldini della Carda:  respinge i fautori di Braccio di Montone.

Dic.MarcheAd Ancona con Angelo da Sant’Elpidio.
1420
Gen.UmbriaCon Guidantonio da Montefeltro e Bernardino degli Ubaldini della Carda respinge un attacco portato dagli avversari a Gubbio.
Feb.Rende omaggio al legato pontificio il cardinale di Siena Michele Condulmer.
Mar.RomagnaA fine mese si reca a Forlì con Carlo Malatesta, Ludovico Alidosi ed Obizzo da Polenta per incontrarsi nuovamente con il cardinale di Siena: obiettivo, la preparazione del piano di guerra per la prossima campagna contro i bolognesi.
Mag.ChiesaBologna700 cavalliEmiliaAffronta il signore di Bologna Antongaleazzo Bentivoglio con Braccio di Montone ed il Migliorati. Mette a fuoco il contado
Giu.Emilia

Si scontra con Gabrino Fondulo: è salvato dalla sconfitta dall’intervento del Montone. Con la vittoria i due capitani decidono di togliere l’acqua alla città: il Fondulo consiglia Il\ Bentivoglio di espellere dalla città tutti gli inabili alla difesa. Nascono disordini nel campo bolognese che portano all’ingresso dei pontifici in Bologna.

Ott.Emilia e RomagnaSi incontra a Borgo Val di Taro con Pietro dei Rossi. Si trasferisce poi nel forlivese con 3000 uomini tra cavalli e fanti.
1421
Ago.Comp. venturaChiesaEmilia

Non riesce ad essere soddisfatto dai pontifici nelle sue spettanze; si impadronisce allora di Castel San Pietro Terme e preda il territorio vicino. A fine mese si incontra con l’inviato pontificio Nicola Aldovrandi che cede alle sue richieste; Angelo della Pergola restituisce quanto occupato e libera gli ostaggi dopo che gli sono promessi 9000 ducati. I mandati di pagamento sono tratti sul banco fiorentino degli Alberti e di Giovanni dei Corbici.

Sett.RomagnaSi trasferisce nel forlivese con 1000 cavalli;  si ferma a Bagnolo per nove giorni con il permesso del signore di Forlì Giorgio Ordelaffi. Si sposta nel territorio di Meldola: dal capoluogo gli vengono forniti vettovaglie e foraggi per la cavalleria.
Ott. nov.Comp. venturaCunio1000 cavalliEmilia

A Castel Bolognese. Firenze gli invia Averardo dei Medici che gli fa consegnare del denaro dal legato il cardinale dei Santi Quattro Alfonso Carillo; a metà mese è raggiunto da Francesco Tornabuoni che lo persuade ad allontanarsi dalla regione.  Devasta i territori di Barbiano e di  Cotignola. I fiorentini cercano di averlo al proprio servizio. Scegli di passare agli stipendi del duca di Milano Filippo Maria Visconti.

1422
Feb. mar.MilanoDuca SavoiaEmilia e Piemonte

Muove dal bolognese per occupare l’Ossola caduta in potere del duca di Savoia. Occupa Domodossola ai piedi del Sempione e prosegue per il San Gottardo;  si impossessa anche di tutta la Val Levantina. Le milizie delle vallate del Ticino e della Moesa, cui si aggiungono quelle di Lugano e di Locarno invadono allora tale valle spingendosi fin sotto Bellinzona. I signori di Bellinzona, i Sax, hanno infatti venduto la città ai cantoni di Uri e di Oberwalden e Filippo Maria Visconti ha dichiarato nullo tale contratto. Da qui l’intervento dei ducali in Svizzera.

Giu.MilanoCantoni SvizzeriSvizzera

A fine mese 4000 svizzeri attendono i viscontei nella piana di Arbedo. Il della Pergola ha il comando della seconda schiera; assale gli avversari con i suoi uomini d’arme. La carica è così ben congegnata che l’alfiere di Lucerna abbandona la sua insegna nel terreno. Gli svizzeri ricompongono il quadrato di picchieri; si gettano in mezzo alla cavalleria ducale armati di alabarde e di grossi spadoni a due mani. Con le loro armi sventrano le pance delle cavalcature e fanno stramazzare a terra per finirli 400 cavalieri.  Angelo della Pergola capisce la gravità della situazione ed ordina ai suoi di combattere a piedi. Riprende lo scontro che dura dal mattino fino alla sera. La fase finale vede la vittoria del Carmagnola. Il condottiero non accetta la richiesta di resa da parte degli avversari e prosegue senza tregua nella sua azione inseguendo i nemici per quaranta chilometri, in direzione del passo del Gottardo, fino alla gola del Piottino. . I vinti si gettano giù dalle colline verso il Ticino. Molti muoiono annegati. Gli svizzeri sono sconfitti con la perdita di 3000 uomini, di cui 1133 nel combattimento. Tra i feriti molti muoiono in un secondo momento. Il bottino consiste in 1200 muli. A Milano, per la vittoria si susseguono per tre giorni processioni di ringraziamento e fuochi di falò.

Lug.Lombardia

Per i suoi meriti a fine mese viene infeudato di Sartirana Lomellina;  gli sono donati dal duca di Milano Filippo Maria Visconti 10000 fiorini. Tra i testimoni dell’atto vi è Erasmo da Trivulzio. Presta giuramento di fedeltà.

1423
Mag.MilanoForlìEmilia e Romagna

Si trova con Secco da Montagnana nel bolognese alla testa di 4000 cavalli e di 1000 fanti: in apparenza è stato chiamato in soccorso dal legato pontificio per recuperare Castel Bolognese occupata da Antongaleazzo Bentivoglio, in realtà suo obiettivo è la conquista di Forlì. La città si è infatti ribellata a Lucrezia Alidosi che  governa lo stato per conto del figlio minorenne Tebaldo Ordelaffi, il cui padre, morendo, ha nominato come tutore  il duca di Milano. Angelo  della Pergola entra in Forlì a nome del marchese di Ferrara Niccolò d’Este (alleato dei viscontei); tra i suoi primi atti vi è quello di liberare Antonio Ordelaffi dalla sua prigionia che dura da dodici anni.

Ago.MilanoRiminiRomagnaI fiorentini spingono i Malatesta ad affrontarlo.
Sett.MilanoFirenze ImolaRomagna

Si scontra al ponte di Ronco con le truppe comandate da Pandolfo Malatesta e da Niccolò da Tolentino. Secco da Montagnana ferma l’avanzata degli avversari; quando è sul punto di cedere intervengono le squadre di riserva condotte da Angelo Belmamolo e da Drago Lampugnani. I due condottieri occupano un piccolo ospedale, già caposaldo del Malatesta ed ora sguarnito di difensori;  colgono gli avversari alle spalle. Ultimo ad entrare in azione è il della Pergola che blocca la ritirata ai fiorentini. I ducali ritornano a Forlì in trionfo accolti da luminarie e dal suono delle campane.

1424
Feb.Romagna

Esce da Lugo e si reca di notte ad Imola mentre i fiorentini rimangono fermi a Modigliana. Si avvicina con le scale alle mura della rocca di cui alcuni disertori gli aprono le porte: ha così la possibilità di entrare nella città  occupata che viene occupata con qualche contrasto. Ludovico Alidosi è imprigionato; è condotto in catene a Milano per essere rinchiuso nei Forni  di Monza. E’ viceversa liberato Tebaldo Ordelaffi che saluta il della Pergola come suo liberatore e che gli concede, in segno di riconoscenza, la cittadinanza di Forlì.

Mag.Lombardia

Milano, castello di Porta Giovia. Filippino Cane gli cede la contea di Biandrate ed il castello di Zeme: titolo e signoria diventano effettivi solo dopo la morte di Filippino Cane.

Lug.Romagna

Si porta alla difesa di Forlì sottoposta ad assedio da parte dei fiorentini.  Poiché non è in grado di rompere l’accerchiamento nemico attua un’azione diversiva. Lascia Lugo e punta verso gli Appennini per  assalire in Zagonara Alberico da Barbiano.  Circonda il castello con fortilizi lungo il fossato e fa erigere un secondo anello munito di palizzate, bastie e trincee per difendersi da attacchi  esterni.  Costringe gli assediati ad arrendersi a patti nel caso in cui la rocca non riceva soccorsi entro il termine di quindici giorni. Alla notizia l’esercito fiorentino si allontana da Forlì.  Preavvertito, Angelo della Pergola fa allagare con le acque del vicino Senio i campi di Zagonara, peraltro già zeppi d’acqua per le forti piogge in corso, in modo da renderli impraticabili alla carica della cavalleria pesante nemica. Il della Pergola  punta sul temperamento del capitano avversario Carlo Malatesta con cui ha militato per parecchi anni;   si pone sulla difensiva con 4000 cavalli e 4000 fanti. E’ assalito da 8000/ 9000 cavalli; il primo attacco è portato da Ardizzone da Carrara, ad esso seguono quelli condotti da Niccolò e da Gentile Orsini. Guido Torelli, che affianca il della Pergola, arretra ad arte verso un luogo paludoso:  vede perdere di vigore la furia dei fiorentini per cui ordinare, a sua volta, il contrattacco. Gli avversari si danno alla fuga dopo molte ore di scontro;  tra i fiorentini sono catturati 3200/5000 cavalli e 2000 fanti con Carlo Malatesta. La sconfitta costa a Firenze 300000 fiorini tra riscatti dei prigionieri, armi perse e cavalcature da reintegrare negli organici delle varie compagnie. Si racconta che il Malatesta, infuriato per l’inaspettata sconfitta, da parte di colui che un tempo era stato al suo servizio, abbia insultato il condottiero gridandogli: “O fangoso villano! Io sono più di te amico del Duca.”   Il della Pergola, offeso per l’insulto, gli fa mettere i ferri e lo invia prigioniero a Milano. Dopo la vittoria lascia Lugo e punta su Bagnolo. Ancora una volta, a seguito della vittoria, l’avvenimento è festeggiato con tre giorni di processioni e fuoco di falò.

Ago.MilanoRimini PesaroRomagna

Espugna Savignano di Rigo che viene messa a sacco; occupa Forlimpopoli, Belfiore, Solarolo,  Rocca delle Caminate e Bertinoro; saccheggia Savignano sul Rubicone, Verucchio e Santarcangelo di Romagna; ne  ottiene il possesso del castello da Zucca da Mondaino. Giunge nei pressi di Rimini.

Sett.Romagna

Assedia Rocca San Casciano: a seguito di un trattato il castellano ed il podestà Piero Gianni si arrendono a patti e gli cedono la fortezza dietro l’esborso di 300 fiorini: minaccia di fare impiccare il podestà che gli si è rivolto con fare amichevole a causa della sua vile condotta. Ha Monte Cerro, Predappio, Monte Sacco, Monte Cornetto e Tredozio, castelli caduti tutti senza combattere. Un’estrema resistenza trova invece nei difensori di Montepetra: il della Pergola fa incendiare tutto il terreno attorno al castello per costringere Biagio del Melano, che ne è alla difesa, ad arrendersi. Costui fa gettare capi di vestiario e paglia dall’alto e vi getta sopra due suoi figli; egli si lascia viceversa morire soffocato dalle fiamme nonostante che i viscontei gli porgano scale e funi per salvarsi. I giovani vengono fatti consegnare da Angelo della Pergola ai loro parenti.

Ott.Romagna

Ottiene Portico di Romagna: gli è condotto davanti il podestà Zanobi dal Pino che lo spinge ad allontanarsi dagli Appennini romagnoli per puntare direttamente sulla Toscana. Sdegnato per il tradimento, lo fa vestire con un panno di lino grezzo dipinto con gigli rovesciati. Gli è rasato il capo e gli sono dipinti sopra altri gigli: chi gli sputa in faccia, chi gli strappa i peli della barba, è schernito da tutti; sono strappati dei fogli dipinti a bisce e gli sono messi in bocca perché da guelfo impari a divenire ghibellino. L’uomo muore soffocato.

Nov.Romagna

Conquista a patti Dovadola; si dirige verso Faenza;  vi è accolto con tutti gli onori da Guidantonio Manfredi. Tocca Bagnolo ed invade le terre dei Malatesta di Pesaro.

Dic.Marche e Toscana

Entra in Gradara, dove è ricevuto con tutti gli onori da Galeazzo e Carlo Malatesta: ciò non gli impedisce di dichiarare prigionieri i suoi ospiti e di porre a sacco il castello. Attacca la fortezza di Cozzano feudo di Giovanni Gambacorta: vani sono i suoi assalti, anche se affiancati dallo scavo di gallerie sotterrane per fare franare le mura. Nel ritirarsi colloca alcuni suoi uomini in imboscata; costoro uccidono 16 difensori usciti dal castello per sorvegliare i movimenti dei viscontei. Rientra nelle Marche;  mette a sacco Gabicce, Fiorenzuola di Focara, Casteldimezzo e Granarola. I prigionieri e le prede sono condotti a Forlì. Nell’allontanarsi da tale località gli giunge l’ordine dal duca di Milano di rilasciare tutti i prigionieri. Colloca i suoi alloggiamenti invernali a Faenza.

1425
Gen.Romagna

Contrasta ancora Pandolfo Malatesta nel cesenate e nel riminese; lo obbliga  a recarsi di persona a Milano per trattare la pace con i ducali.

Apr.MilanoConte SavoiaPiemonte EmiliaSi porta ad Asti per combattere le truppe sabaude comandate dal maresciallo Manfredo di Saluzzo, da Ludovico di Savoia-Acaia e da Luigi Costa signore di Carrù, Bene e Trinità. In breve tempo l’ingrossarsi dei fiumi alle sue spalle, che  preclude il flusso dei rifornimenti alle sue truppe, lo induce a ritirarsi. I fiorentini, affiancati dai fuoriusciti genovesi di Tommaso Fregoso tentano di impadronirsi di Genova, controllata dai ducali. Il della Pergola con 1000 cavalli attraversa il piacentino ed il parmense per affrontare nei pressi di Borgo Val di Taro Giovanni Fieschi. Viene sorpreso da forze superiori mentre si sta avvicinando a tale località.
Giu.1000 cavalliLombardiaTransita per il cremonese con la sua compagnia. Si incontra a Cusago con il duca di Milano.
Lug.MilanoConte SavoiaLuogotenente ducalePiemonte

Ritorna in Piemonte. Procede all’espugnazione del castello di Borgo San Dalmazzo, alla cui difesa si trova Oddone di Ceva. Il marchese di Ceva viene fatto prigioniero con i suoi famigliari. Negli stessi giorni Filippo Maria Visconti gli chiede di esonerare Malatesta Malatesta dal pagamento delle taglie che gli sono state imposte. Il della Pergola è nominato luogotenente ducale.

Ago.RomagnaA Forlì, nella piazza maggiore, fa decapitare un suo uomo d’arme sorpreso a rubare nella casa di un cittadino.
Sett.MilanoFirenze FaenzaRomagna

Esce da Forlì con Secco da Montagnana, entra nel faentino,  giunge a Villafranca ed a Reda; da Lugo è raggiunto da  da Francesco Sforza.  Insieme i due condottieri si dirigono a Santa Lucia dove fanno tagliare viti ed alberi fin sulle porte di Faenza. Rientra a Lugo con Secco da Montagnana: i loro uomini incominciano ad ammutinarsi per il ritardo delle paghe. Saldate le  competenze dovute, lascia Forlimpopoli e rientra nel faentino sempre con Secco da Montagnana ed Angelo Belmamolo per ostacolare i lavori nelle campagne degli avversari. Guidantonio Manfredi non impedisce da Faenza le loro scorrerie. E’ minacciata Castrocaro Terme.

Ott.Umbria   Toscana Emilia

Si sposta in Umbria ed in Toscana, tocca Citerna, Montecchio, Borgo San Sepolcro (Sansepolcro);  con Guido Torelli ai primi del mese approfitta delle discordie esistenti tra i condottieri fiorentini per sconfiggere nell’alta Val Tiberina, ad Anghiari, Ardizzone da Carrara, Niccolò Piccinino e Bernardino degli Ubaldini della Carda. Subito dopo si sposta in Lunigiana per affrontarvi Giovanni Fieschi. E’ segnalato a Borgo Val di Taro.

Nov.MilanoCantoni SvizzeriCapitano g.leRomagna Emilia  Lombardia Piemonte

Viene richiamato dalla Romagna con Erasmo da Trivulzio per fronteggiare in Lombardia gli svizzeri al comando di 1800 cavalli e 500 fanti. Esce da Forlì per la  Porta  Schiavonia; si incontra con Pietro dei Rossi, tocca Borgo Val di Taro, attraversa la Lombardia ed entra in Val d’Ossola ove affronta Peterman Rysig, del cantone di Svitto, che ha invaso la Val Formazza con 500/600 armati.

1426
Gen.Emilia

Si trova a Malandriano con 1200 cavalli divisi tra Montecchio Emilia, Castelnuovo, Casalpò e Cavriago: proibisce ai suoi uomini di depredare i territori estensi.

Feb.Milano

Milano

Firenze

Duca Savoia

Umbria  Toscana Piemonte

In Umbria con 4000 cavalli; si accampa a Monte Santa Maria Tiberina,  depreda il territorio tra Cortona, Arezzo e Sansepolcro. E’ trasferito ad Asti per difendere il marchese di Ceva, raccomandato dei Visconti, da una possibile azione offensiva da parte del duca di Savoia.

Mar.MilanoFirenze Venezia MantovaRomagna

Rientra in Romagna. E’ contattato dai veneziani che gli offrono una condotta di 1000 cavalli e di 200 fanti, nonché la signoria di Imola (da conquistare): le trattative non hanno alcun successo.

Apr. mag.Romagna Emilia e Lombardia

Lascia definitivamente la Romagna;  a fine aprile si porta alla bastia di Cantone; si collega con  Erasmo da Trivulzio che lo raggiunge da Parma con 1000 fanti e 50 cavalli.  Insieme marciano verso il Panaro per allestire un ponte di barche a Bomporto. Bloccato sulle rive del fiume, ai primi di maggio giunge a Trecasali e si trasferisce nel bolognese; supera un canale presso San Giovanni in Persiceto su un ponte di botti e sorprende la compagnia di Guido da Fabriano. Penetra nel modenese, approfitta dell’ immobilità di Niccolò d’Este sul Panaro e raggiunge a Casa del Bosco, presso Vignola, il Torelli con 2000 cavalli: con lui vi sono numerosissimi guastatori che gli aprono una strada nel bosco. E’ gettato un nuovo ponte sul Panaro;  i viscontei lo attraversano senza essere in alcun modo disturbati dai fiorentini. Ha l’ordine di muoversi verso Brescia per congiungersi con lo Sforza. Sorgono continue dispute nel campo visconteo tra il Piccinino e lo Sforza da un lato, ispiratori di una strategia offensivista, e dall’altro il della Pergola ed il Torelli  che invitano ad una maggior prudenza.

………..Capitano g.leLombardia

Gli è dato il comando supremo delle truppe contro il Carmagnola. Ai suoi ordini militano 15000 cavalli. Depreda il mantovano e trova poco contrasto in Gian Francesco Gonzaga: fa allagare il territorio rompendo gli argini dei fiumi vicini, devasta ed incendia ogni cosa con tale furore da essere soprannominato Angelo del Fuoco. Un’altra versione afferma che tale nome se lo sia conquistato agli inizi della sua carriera, allorché in un assalto notturno, per fare credere agli avversari di avere a disposizione un maggiore numero di armati, sia ricorso ad un famoso stratagemma di Annibale facendo accendere dei fuochi sulle corna di molti buoi.

Nov.LombardiaBrescia cade in potere dei veneziani.
Dic.LombardiaViene stipulata una tregua tra le parti.
1427
Mar.1000 cavalliEmilia e Lombardia

Assedia ed espugna Brescello a seguito di un intenso bombardamento; presto è ricacciato dal castello con la perdita delle salmerie e di alcuni cavalli. E’ sostituito nel capitanato generale da Carlo Malatesta (dei Malatesta di Pesaro) a causa delle sue continue diatribe con il Piccinino, lo  Sforza ed anche il Torelli. Riprendono le ostilità;  marcia con il Piccinino nel cremonese; conquista Casalmaggiore con l’aiuto della flotta ducale del Po (20 galeoni, 3 grandi ganzere ed altre 12 imbarcazioni fluviali) nonostante l’ostinata resistenza del provveditore veneziano Fantino Pisani. Gli avversari si arrendono a patti alla condizione di non ricevere soccorsi entro tre giorni.

Mag.Emilia e Lombardia

Assale di nuovo Brescello, che viene soccorsa dalla flotta veneziana. Con il Piccinino, lo Sforza, il Torelli ed altri capitani predispone un’imboscata a Gottolengo al Carmagnola: il condottiero veneziano  è colto con i suoi uomini in disordine. Il della Pergola, il Torelli e Cristoforo da Lavello escono dal castello e vincono Nanne Strozzi che comanda 400 cavalli. L’esito dello scontro rimane incerto a causa dell’ intervento finale di Gian Francesco Gonzaga, che vale in un certo qual modo a riequilibrarne le sorti a favore dei veneziani.

Lug.Lombardia

Con Guido Torelli e Francesco Sforza aggredisce il Carmagnola nel suo campo fortificato di Castelsecco nelle vicinanze di Pizzighettone: raggiunge il fossato e si batte con la fanteria avversaria. Invia avanti ai suoi uomini i numerosi contadini che  seguono le sue file per eventuali saccheggi nel campo nemico. Costoro non possono fuggire,  vengono uccisi senza pietà dalle truppe avversarie; il della Pergola trova nel muro formato dai carri un punto meno difeso, vi penetra con impeto sino al centro del campo. Ne segue una nuova lotta ed una terribile confusione;  dopo quattro ore i ducali sono respinti e devono ripiegare a Cremona inseguiti dai veneziani fin quasi sulle porte della città. Parecchi sono i morti e 500 i prigionieri tra i viscontei.

Ott.Lombardia

E’ sconfitto dal Carmagnola a Maclodio: in realtà con Guido Torelli tenta di opporsi alla tattica di Carlo Malatesta, di Niccolò Piccinino e di Francesco Sforza tesa a condurre le truppe su una strada elevata a guisa di argine intorno alla quale si  trovano paludi impraticabili alla cavalleria e macchie di bosco in cui i veneziani (in precedenza) hanno posto molti arcieri e balestrieri. I ducali sono disfatti. Nello scontro sono catturati 10000 uomini tra i quali il figlio Antonio ed il capitano generale Carlo Malatesta. I prigionieri sono quasi subito tutti liberati dal Carmagnola, come presuppone l’uso dei tempi, per non dover dare da mangiare a tanti uomini quando le vettovaglie non sono abbondanti. Secondo alcune fonti anche Angelo della Pergola  cade in un primo momento nelle mani degli avversari salvo ad essere liberato dall’ intervento dello Sforza.

1428
Feb.Lombardia

Si accampa a Palazzolo sull’Oglio con il Piccinino al comando di 3000 cavalli e di 4000 fanti; si mette in marcia con l’aiuto di Avelonio Suardi; approfitta dello sparpagliamento dell’ esercito veneziano nel territorio circostante per riprendere il controllo della zona; penetra nella Valle di San Martino e vi commette devastazioni e violenze di ogni genere fra le quali restano memorabili quelle inflitte alla Val Calepio. Occupa una bastia alla cui difesa si trova Giovanni da Deruta; entra in Caprino Bergamasco ove cattura Scaramuzza da Pavia e Pietruccio di Calabria.

Mar.MilanoFirenzeMonaco e LiguriaSi trasferisce nella Riviera di Levante per togliere Monaco ai Grimaldi alleati dei fiorentini.
Apr.Lombardia

Muore all’improvviso a Bergamo per uno sbocco di sangue. Per altre fonti muore a Cremona. Suoi stemmi sono in un primo tempo quello dei Montaini, una fiamma divisa in cinque punte e, poi, quello conservato dalle memorie di Siena, una testa di bue. Suo ritratto nell’ex convento di San Giacomo di Pergola, ora Museo dei Bronzi Dorati.

 CITAZIONI

-“L’altro della milizia è il paragone,/ Il valente è gagliardo Pergolese,/ Angel, che fu fra gli altri un fier leone.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

-“Uno dei più famosi Capitani di quel tempo.” AMMIRATO

-“Personaggio spigoloso, ma intraprendente.” DECEMBRIO

-“Uno dei migliori capitani viscontei.” COGNASSO

-“Molto sperto in maneggiar l’armi, e condurre ne i tempi della guerra.” ALBERTI

-“Famosissimo Capitano di quei tempi.” PELLINI

-“Capitan molto famoso.” GIOVIO

-“Angelum rei bellicae gloria clarum.” BIONDO

-Con Francesco Sforza e Niccolò Piccinino “Soldati di alto valore.” MAGENTA

-“Valoroso capitano di ventura de que’ tempi.” GAMURRINI

-“Fortissimus dux.” F. ADAMI

-“Comandante di grido.” BONOLI

-“Locumtenens meus, qui erat ut ita dixerim alter ego, et fide, ac strenuitate ceteris excedebat, nullis pro me parcens laboribus, nec expensis, sed patienter, et constantissime incomodo quoque perferens, qui profecto ille erat, de quo majus poteram facere capitale.” Da una memoria di Filippo Maria Visconti raccolta dal DAVERIO

-“Tre anni dopo la morte dello Sforza e di Braccio spariva così dal teatro della guerra uno dei più valorosi guerrieri che aveva con essi contribuito a rialzare le sorti della milizia italiana. Meno fortunato nella storia, non però indegno di stare a fronte ai due grandi campioni, egli ebbe tutte le qualità caratteristiche di un valente condottiero, e nella sua lunga vita, passata fra il tumulto delle armi, diè prova di una meravigliosa energia, di un’audacia insuperabile. La storia non ci ha tramandato il suo ritratto, ma dalle azioni narrate balza fuori una maschia figura, dai lineamenti decisi, dall’occhio fiero: una tempra ferrea, avvezza alle fatiche, domata fra gli stenti della vita venturiera.”

-Con Antonello da Milano, Fabrizio da Capua e Secco da Montagnana “Qui in re militari admodum praestabant.” BRACCIOLINI

-Con Secco da Montagnana, Angelo Belmamolo, Fabrizio da Capua, Bertolino di Zambuono, Petrino da Tortona, Guido Torelli “Conductores et armorum viri illustrs.” REDUSIO

-Con Gaspare dei Pazzi “Utriqui viri fortes et bello clari.” CRIVELLI

-“Invecchiato nell’armi.” ROSMINI

-Con Guido Torelli “Condottieri viscontei di buona fama.” OPERTI

-“Uno dei più prodi ed esperti condottieri del secolo XV.” BOSI

-“Fu uno de’ più celebri capitani del suo secolo.” UGOLINI

-Con il Carmagnola “Esperti nella guerra moderna.” ROVELLI

-“Possa ne vien colui che inver rimosse/ de sì alta fama Carlo Malatesta,/ col tempo usando ardire, ingenio e posse,/ Angelo egli è, per cui ancor fa festa/ la pergola, sua patria..” SANTI

-“Capitano invitto.” CIMARELLI

-“Molto esperto in maneggiare l’armi e condurre cavallerie in tempo della guerra.” COLUCCI

-“Uomo ardito e pugnace.” A. MARINI

-“Il Della Pergola scelse in questa battaglia (Zagonara) metodi di combattimento quali la diversione, la rapida e incalzante successione dei tempi, lo scontro diretto per risolvere in tempi brevi il combattimento – che gli furono propri anche in altre occasioni. Nelle sue battaglie più famose, il Della Pergola si affidò soprattutto alla forza delle armi usando tattiche rudimentali, ma in definitiva al condottiero visconteo va riconosciuto un indubbio ardimento e coraggio nella guerra combattuta, e specialmente in questa battaglia, che fu dura e feroce, e fu presa ad esempio da W. Block (Die Condottieri, Berlin, 1913), per confutare la nota tesi machiavelliana delle “battaglie senza sangue” di quell’epoca. Dopo Zagonara, per diversi mesi, continua a seminare il terrore in Romagna conquistando castelli e terre dei Malatesta, quando si dirige verso la Toscana senza risparmiare il saccheggio e la spoliazione dei territori e delle popolazioni:  in tale speciale attitudine alla brutalità il della Pergola si mostrò erede dei costumi feroci delle compagnie di ventura del XIV secolo piuttosto che partecipe delle innovazioni introdotte da Braccio (di Montone) e Sforza (Muzio Attendolo Sforza) nelle tecniche di combattimento.” COVINI

-“Fu uno dei più valorosi capitani di ventura del XV secolo, noto come Angelo dal Foco…E’ tra i personaggi storici della tragedia di Alessandro Manzoni il Conte di Carmagnola. Dal Foco è raffigurato come un prudente consigliere che cerca di dissuadere l’inesperto Malatesta (Carlo) dall’affrontare la battaglia (di Maclodio). Di fronte all’ostinazione e alla voglia di combattere del Malatesta, l’anziano condottiero si schiera in prima fila e si batte valorosamente.” WIKIPEDIA

-“In questo condottiero va riconosciuta una reale figura del rinascimento: l’impegno professionale è al centro dell’attività di Angelo, il volere appartenere a un signore del territorio italiano è un’altra delle qualità, così come sarà la scelta finale del proprio servizio.” BECI

-(Alla battaglia di Sant’Egidio) “E Angiol della Pergola oltre spinge/ colla sua squadra../ Non uscì mai falcon di suo capello,/ verso pura colomba come questo/ gì verso Cherubin (Cherubino da Perugia) col suo drappello./ Primo intra gli altri valoroso e presto,/Siccome capo a tutti gli altri e guida,/ per darne esempio a tutto quanto il resto,/ ben par che a morte il nimico disfida;/E nel primiero scontro si sentièro/Arme, trombetti, corrisori e strida.” Lorenzo Spirito riportato da FABRETTI

-“(Nel 1428 muoiono tre condottieri ducali. Il primo è Fabrizio da Capua)…; secundo, Magnificus Angelus de Pergola, locotenens meus, qui erat, ut ita dixerim, alter ego, et fide, ac strenuitate ceteros excedebat, nullis pro me parcens laboribus, nec espensis, sed patienter, et constantissime incommoda queque perferens, quo maius non poteram facere capitale.” Da una lettera scritta da Filippo Maria Visconti all’imperatore Sigismondo riportata dal BECI

-“Grande e valente capitano.” GIANELLI

-“Reputato uno dei più valorosi capitani del suo tempo.” COLESCHI

   BIOGRAFIE SPECIFICHE

-B. Fagioli. Angelo della Pergola. Capitano di ventura del secolo XV.

-M. Beci. L’Italia delle compagnie di ventura. Un condottiero. Angelo dal Foco della Pergola.

Fonte immagine in evidenza: beniculturali.it

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