GUIDO RANGONI

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GUIDO RANGONI  (Guido Piccolo Rangoni) Di Modena. Conte. Marchese di Longiano e di Savignano.

Signore di Cordignano, Beauregard, Belleville. La Tour du Pin, Santarcangelo di Romagna e Vignola. Figlio di Niccolò Maria Rangoni; fratello di Annibale Rangoni, Francesco Rangoni e Ludovico Rangoni; padre di Baldassarre Rangoni; cugino di Sigismondo Malatesta, di Annibale Bentivoglio, Ermes Bentivoglio ed Alessandro Bentivoglio, di  Claudio Rangoni; cognato di Luigi Gonzaga e di Cesare Fregoso. Cavaliere dell’ordine di San Michele. Patrizio di Modena.

1485 (luglio) – 1539 (gennaio)

Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1500
………….Emilia

Riceve con i fratelli  un’educazione di carattere umanistico.  Si dà giovanissimo al mestiere delle armi. Impara il maneggio delle armi bianche presso la “Scuola di Bologna”  con la guida del maestro Guido Antonio de Luca. Alle lezioni è  presente anche Giovanni dei Medici.

Nov.BolognaEmilia

Alla morte del padre ottiene la sua prima condotta con i Bentivoglio. Suo luogotenente è Cesare Rangoni. Ha inizio in tal modo la sua lunga carriera militare durata quasi quaranta anni.

1501
Gen.VenetoViene investito dai veneziani con i fratelli del feudo di Cordignano.
Dic.Lazio ed Emilia

Accompagna a Roma il cardinale Ippolito d’Este; rientra subito a Ferrara e presenzia alle nozze di Alfonso d’Este con Lucrezia Borgia.

1506
Ott.BolognaChiesaEmilia
Nov.EmiliaAbbandona Bologna con i Bentivoglio di fronte alla pressione dei pontifici.
1507
Feb. mag.BentivoglioChiesaEmilia

Appoggia i Bentivoglio contro le truppe del papa Giulio II. A febbraio inizia ad assoldare truppe a Sassuolo ed a Spilamberto. Ad aprile dispone di 6000 armati; ai primi di maggio penetra nel bolognese. Si ferma a Bazzano, ove è affrontato dai Pepoli. Il papa scomunica Annibale ed Ermes Bentivoglio. Guido Rangoni  è convocato a Ferrara da Alfonso d’Este per giustificare la propria condotta; nel contempo il cardinale Ippolito d’Este invia truppe per impadronirsi di Sassuolo e di Spilamberto.

1508
Gen.BentivoglioChiesaEmilia

Bologna si ribella ai pontifici su istigazione di Gaspare Scappi e di altri 173 congiurati. Guido Rangoni è contattato da Tommaso Beccaro per collegarsi con i Bentivoglio; si muove a loro sostegno  nel loro tentativo di rientrare in Bologna. Si ferma fuori Porta Saragozza. Entra nella città con 12 cavalli; vi irrompe a nome dello stato della Chiesa anche  Gherardo Rangoni con 400 fanti e 100 cavalli forniti dal cardinale d’Este. Per la disparità di forze Guido Rangoni è  costretto a lasciare Bologna: l’oste che lo ha ospitato viene impiccato.

Nov.VeneziaEmilia e VenetoE’ scomunicato dal papa Giulio II. Abbandona il ferrarese per passare agli stipendi dei veneziani.
1509
Mag. giu.VeneziaChiesa100 cavalli leggeriRomagna Veneto ed Emilia

Contrasta i pontifici con 100 balestrieri a cavallo. Con la resa di Ravenna abbandona la città con 3000 bolognesi: tutti, contro i patti, sono svaligiati nel contado di Argenta. Ripara a Padova presso il governatore imperiale Leonardo da Trissino che gli rinnova l’investitura di Cordignano. Guido Rangoni  rientra nei suoi possedimenti.

Ago.VeneziaFranciaVenetoViene ricondotto dalla Serenissima. Alla difesa di Padova.
Ott.VenetoCon la fine dell’assedio di Padova molesta gli avversari che si stanno ritirando con i cavalli della sua compagnia.
1510
Gen. apr.VenetoA gennaio è segnalato a Lonigo per la rassegna della sua compagnia. Ad aprile si trova a Bassano del Grappa.
Mag.VenetoIl Consiglio dei Savi gli riconosce parte delle spese per la perdita di una cavalcatura di pregio.
Ago.VeneziaFrancia Impero Ferrara105 cavalli leggeriEmilia

Si muove nel modenese con Giovanni Vitelli alla testa di 100 lance, 250 fanti e 100 cavalli  leggeri per controllare l’esito di un trattato volto alla conquista del capoluogo.

Sett.Veneto

Alla difesa di Montagnana; batte a San Zeno Bevilacqua 50 uomini d’arme, 100 arcieri a cavallo e 400 fanti che provengono da Legnago: gli avversari sono tutti ammazzati o fatti prigionieri. Nello scontro gli è uccisa la cavalcatura. Si ammala a Polesella;  anche per il ritardo delle paghe dei suoi uomini si rifiuta di assecondare fra Leonardo Prato in un’azione contro alcuni fanti estensi che hanno varcato il Po. Per questo suo atteggiamento (che si unisce con la sua parentela con i Bentivoglio militanti nel campo francese) è sospettato di slealtà: interviene a suo favore il provveditore generale Andrea Gritti che lo fa  trasferire nel veronese al campo di San Martino Buon Albergo.

Ott.EmiliaViene convocato a Bologna da Giulio II.
Nov.VenetoSi colloca ad Albaredo d’Adige allo scopo di impadronirsi del carico di alcune barche uscite da Verona.
1511
Mag.VeneziaFranciaVeneto

Lascia Cologna Veneta;  con Girolamo Pompei cattura 16 cavalli dei saccomanni; con le sue cavalcate giunge fin sulle porte di Verona.

Giu.162 cavalli leggeriVeneto

Gli è dato il comando della compagnia di Enea da Cavriana. Informa i veneziani di essere stato contattato da Annibale Bentivoglio dal quale ha ricevuto l’offerta di capitanare le truppe bolognesi: preferisce rimanere al soldo dei veneziani.

Ago.Veneto

Agli ordini di Renzo di Ceri è attaccato dai francesi a Villanova: è obbligato a ripiegare di fronte ad un intenso fuoco di artiglieria. Compie una sortita a Montegaldella con alcuni stradiotti; si sposta poi  a Longare da dove ostacola i lavori di diversione delle acque del Bacchiglione.

Sett.Veneto

Si unisce con il provveditore Federico Contarini (300 lance, 1600 stradiotti, 2000 fanti e 5000 contadini). Esce da Padova, entra nel vicentino; con Domenico Busicchio  tra Villalonga e Sandrigo sconfigge 20/30 lance, 200 cavalli leggeri e 700 fanti guasconi che, per ordine del la  Palisse, marciano da Verona a Vicenza per congiungersi con altre 300 lance francesi. Nello scontro muoiono 400 fanti francesi (uccisi anche dai contadini fedeli alla Serenissima) e sono catturati il Mongirone e Luigi di Richebourg. Il Rangoni dà il primo assalto; non seguito prontamente dai suoi, nel combattimento  viene scavalcato e fatto prigioniero da uno spagnolo; dopo un’ora  convince il soldato  a rendergli la libertà ed insieme prendono la strada di Padova. A titolo di riconoscimento dei suoi meriti gli è dato il comando di 75 uomini d’arme che hanno militato con Lucio Malvezzi. E’ ricevuto a Venezia nel Collegio dei Pregadi.  Lascia nuovamente Padova con Giano Fregoso e Federico Contarini alla testa di 500   balestrieri a cavallo e degli stradiotti; tocca Camposampiero e  Castelfranco Veneto.  Dà alle fiamme la porta del secondo centro, cattura il luogotenente imperiale con 12 cavalli e 20 fanti, si appropria di 10 carri di farina. Sempre con Federico Contarini giunge sotto Soave per cercare di catturarvi Federico Gonzaga da Bozzolo. Giunge all’alba di fronte alla città, si colloca davanti ad una porta con i suoi cavalli leggeri e 50   stradiotti mentre il resto si colloca nei pressi dell’altra. Nel frattempo Sebastiano del Manzino scala con i suoi fanti le mura dietro la rocca e  vincono la resistenza di 15 difensori. I fanti urlano il nome di “San Marco”;  i cavalli leggeri incendiano entrambe le porte. Gli avversari  escono dalla località per una sortita e sono battuti dalla cavalleria leggera veneziana. Sono fatti prigionieri  con 300 cavalli e 30 fanti il conte di Melzo e Sebastiano d’Este (capitano di 50 cavalli leggeri).  Gli stradiotti catturano anche il conte Fernando Persico. Il contino di Melzo, appestato, è condotto a Padova in un carro: morirà  durante il viaggio. Sebastiano d’Este e Fernando Persico sono imprigionati prima a Padova e poi  a Venezia in carcere duro.

Ott.Veneto

A Padova. Esce dalla città con 400 cavalli leggeri e 200 stradiotti allo scopo di controllare i francesi che stanno per  abbandonare l’assedio di Treviso.

Nov.Veneto

Segue inizialmente il provveditore Andrea Gritti e Giampaolo Baglioni alla riconquista di Vicenza. Ritorna presto a Padova.

Dic.VenetoEntra in Belluno con 200 uomini d’arme.
1512
Gen.75 lanceVenetoA Vicenza per la rassegna dei suoi uomini.
Feb.Veneto

A Villafranca di Verona;  con il Baglioni è sconfitto dai francesi alla Torre del Magnano. La battaglia si svolge alle quattro del mattino sui campi innevati. Guido Rangoni,  catturato per la rottura delle redini della sua cavalcatura, viene rinchiuso nella Torre del Magnano.

Mar.68 lanceVeneto

Rilasciato dietro il pagamento di una taglia di 600 ducati, chiede ai veneziani un  aiuto economico da scontarsi sulle sue future paghe. Al campo di Vicenza.

Apr.Lombardia e Veneto

E’ segnalato ad Ostiglia; di seguito si reca a Venezia in collegio con il fratello Francesco cui viene data una condotta. Si intrattiene con i capi del Consiglio dei Dieci;  gli viene promessa  una condotta di 100 lance.

Mag.70 lanceVenetoAl campo di Marte di Vicenza per la rassegna della sua compagnia.
Giu.Veneto

Con Vitello Vitelli si congiunge a Villafranca di Verona con gli alleati svizzeri (20000 uomini);  irrompe in Lombardia al loro fianco.

Lug.66 lancePiemonte LombardiaAl campo di Novi Ligure. Con l’esercito veneziano varca il Po e si dirige verso Casalmaggiore.
Ago.Veneto e Lascia Lombardia

Lascia Albaredo d’Adige; transita per Castiglione delle Stiviere; scorta con le sue truppe le artiglierie destinate al campo nei pressi di Brescia;  prende parte all’assedio della città. Con Vitello Vitelli e Baldassarre di Scipione ha il comando di un colonnello. A metà mese riesce a condurre al campo di San Zeno le artiglierie con 30 bombardieri. I pezzi sono trainati da 150 buoi. Sono piazzati a San Floriano, a Sant’Apollonio, al Goletto, a Costalunga, alle Grazie. Iniziano a battere la cinta muraria tra il castello e Porta Pile, contro le mura orientali o del Roverotto, contro il torrione di San Pietro Oliveto e la Pusterla. Il tiro risulta lento ed inefficace, spesso interrotto a causa della mancanza di polvere da sparo.

Sett.Veneto e Lombardia

Ha il compito con Babone Naldi di recuperare Peschiera del Garda: fa presente che la città fa parte della giurisdizione di Verona, controllata dagli imperiali, e che con costoro vige al momento una tregua.

Ott.Lombardia

L’Aubigny cede Brescia agli spagnoli. Guido Rangoni si trova al campo, viene alle mani con il collaterale generale Piero Antonio Battaglia e lo sfida a duello. Solo l’intervento del Baglioni e quello del provveditore generale Paolo Capello, di cui è amico, valgono a calmarlo.

Nov.78 lanceVeneto e Lazio

Il Consiglio dei Savi gli prolunga la condotta per un altro anno. E’ segnalato a Malcesine ed al campo di Roncà; si reca a Roma.

Dic.Veneto

A Venezia. Riferisce in Collegio i dati che ha raccolto a Roma sull’alleanza tra il papa Giulio II e  Massimiliano d’Austria. Negli stessi giorni Leonardo Emo lo accusa davanti al doge di essere entrato in combutta con il vice collaterale Domenico da Malo ed altri funzionari, nonché di essere connivente con Paolo Capello che, a suo dire, ha trafugato allo stato 37000 ducati.

1513
Gen. feb.86 lanceVeneto

Guido Rangoni chiede di essere interrogato affinché siano sentite anche le sue ragioni. Si incontra a Venezia con i membri del Consiglio dei Dieci e ritorna al campo di San Bonifacio: in pratica non si sposta da Arzignano perché le sue lance da tempo non ricevono le loro paghe.

Mar.Veneto Emilia e Lazio

Il suo comportamento nella recente guerra è elogiato in Collegio dal Capello. Si allontana da Rovigo senza permesso e per Ferrara si reca a Roma a rendere omaggio al nuovo papa Leone X.

Apr.88 lance

I veneziani si alleano con i francesi;  Guido Rangoni è richiamato al servizio della Serenissima. Forte è l’opposizione in Collegio al suo utilizzo;  numerose sono però le lance della sua compagnia ed esse non sono sostituibili nel breve.

Mag. giu.VeneziaSpagnaVeneto

Rientra al campo di San Bonifacio. Positivo è il giudizio nei suoi confronti di Bartolomeo d’Alviano. A seguito della sconfitta di Novara da parte degli alleati francesi ripara a Vicenza.

Lug.Veneto

In perlustrazione nel vicentino;  è preposto alla difesa di Padova dove ha l’incarico di sorvegliare la cinta muraria dalla Saracinesca a Porta San Giovanni. Con Marcantonio  della Motella, Giulio Manfrone e Giampaolo da Sant’ Angelo respinge un attacco al Bassanello. E’ nuovamente lodato da Bartolomeo d’Alviano. Esce dalla città con il fratello Francesco e 70 uomini d’arme;  si scontra ad Albarè con uno squadrone spagnolo. Respinto, si ritira fino al ponte del Bassanello dove a suo sostegno entra in funzione l’artiglieria. Nell’azione sono catturati 20 cavalli.

Sett.Veneto

Opera verso Frassine con il provveditore Niccolò Vendramin;  con 100 lance spalleggia l’incursione dei cavalli leggeri di Galeazzo Rapetta e di Marco di Calabria; ritorna ancora a Frassine con Bernardino d’Antignola;  tocca Albarè con suoi uomini d’arme e 500 cavalli leggeri. Affrontato dagli avversari, è messo in fuga. Tra i veneziani vengono catturati l’Antignola ed il Rapetta. Si scontra con gli spagnoli a Fusina: battuto ancora una volta, ripara a Mestre.

Ott.60 lanceVeneto e Lombardia

Esce da Padova inquadrato nell’ avanguardia: tocca  Limena e prende parte alla battaglia di Creazzo. E’ presente al primo assalto al centro dello schieramento ed al fianco  di Bartolomeo d’Alviano, di Ermes Bentivoglio e di Mercurio Bua. La sua azione è rigettata da 4000 fanti spagnoli. Ferito, riesce a sfuggire alla cattura. Si dirige con 100 lance e 200 cavalli leggeri alla volta di Crema: durante la marcia i suoi uomini assalgono nel veronese un convoglio di mercanti genovesi e milanesi che sono derubati dei  loro beni ed in parte trucidati. Al ritorno a Padova ha l’incarico di controllare con il fratello Francesco il tratto di mura dalla Saracinesca al bastione Impossibile. L’Alviano fa pressioni affinché sia reintegrata nell’ organico la sua compagnia.

Nov.Veneto

Presenzia a Padova nella basilica di Sant’Antonio alle esequie del capitano spagnolo Alfonso di Carvajal ed a una messa solenne nel duomo a fianco dell’ Alviano e del Baglioni.

Dic.Veneto e Lazio

Lascia a Padova la sua compagnia;  ha il permesso di recarsi a Roma dove è  stato chiamato dal cardinale Curzense per conto del papa Leone X.

1514
Gen.ChiesaLuogotenente 100 lanceLazio Veneto ed Emilia

Passa agli stipendi dei pontifici con il titolo di luogotenente. L’ambasciatore veneziano Vittore Lippomano cerca più volte di contattarlo; Guido Rangoni non si fa trovare. Da Roma giunge a Badia Polesine con 200 cavalli e da qui si  porta a Modena.

Feb. mar.Emilia

Arruola fanti a Bologna. A marzo è insultato da Ugo Pepoli: i due capitani si sfidano a duello. L’incontro non avrà luogo nel successivo maggio, come previsto a Milano, per l’opposizione del papa. Seguono tre anni di altri reciproci fogli di sfida.

Gu.EmiliaA Piacenza.
Dic.PioChiesaEmilia

Ai primi del mese fa sapere di volere entrare in Modena a nome dello stato della Chiesa. Gli si oppongono i ghibellini locali rappresentati dai Tassoni e da Gherardo Rangoni. Si piazza con decisione a Cittanova, a pochi chilometri dalla porta ad est di Modena,  con 600 cavalli e 2500 fanti; lo spalleggia nell’ occasione anche Guido Rangoni, il grosso. Dopo pochi giorni entra deciso nella città e prende possesso della rocca cittadina che gli è consegnata dal governatore imperiale,  il Vitfurst. A cena con il parente-avversario Gherardo Rangoni. Fabiano Lippi diviene governatore di Modena per conto del papa Leone X.   Non trascorre un mese che il ruolo del  Rangoni come signore dinastico o di capo di parte   prevale su quello di capitano pontificio tanto  che non esita a prestare soccorso ad Alessandro Pio,  entrare  nottetempo in Sassuolo e vincervi la resistenza di Nicodemo dalle Coltre che ne è alla guardia.

1515
Gen. mar.RangoniRangoniLazio Emilia

A metà gennaio si dirige a Roma con Gherardo Rangoni ed altri notabili di Modena. Giura fedeltà al pontefice.  Allo scadere di una tregua con i rivali della fazione avversa alla sua si scontra con i fautori di Gherardo Rangoni; è stipulata una nuova tregua; irrompono in Modena 300 suoi partigiani per Porta Baggiovara;  costoro costringono i rivali a rifugiarsi nel castello cittadino. Una messa in Santa Cecilia pone termine alle contese.

Apr.ChiesaFranciaEmiliaA Modena con 200 lance.
Mag.RangoniRangoniEmilia

Scoppia in Modena una grande rissa che vede coinvolti da un lato Gherardo Rangoni, coadiuvato dai Tassoni, e dall’altro il fratello Alessandro sostenuto  dai Carandini e da altre famiglie nobili. Guido  Rangoni entra a forza in città con i suoi fautori tra i quali si segnala Cato da Castagneto;  pone a sacco il palazzo di Gherardo Rangoni. Quest’ultimo si rifugia con 300 uomini in un suo castello.  Guido Rangoni  raduna 5000 uomini e si presenta davanti alla fortezza con 2 pezzi di artiglieria: assedia il rivale che fugge nottetempo a Carpi.

Ago.ChiesaFranciaEmilia e Lombardia

Ospita nel suo palazzo di Modena Lorenzo dei Medici. Si porta poi a Parma con 150 lance; è quindi a Piacenza ed a Rubiera dove è entrato lo Stanghella su incarico del luogotenente pontificio di Piacenza Goro Gheri. Guido Rangoni entra in urto con tale funzionario  sia perché non riesce a controllare l’indisciplina dei suoi soldati, sia perché costui gli impedisce di rientrare a Modena. Occupa  Rubiera: il capitano generale della Chiesa Lorenzo dei Medici lo convince a cedere la località in cambio di 2000 ducati. Sempre nel mese è inviato a Lodi con Rinieri della Sassetta, Ludovico Orsini, Niccolò Guerra da Bagno, Ludovico Euffreducci e Rinaldo Zatti per scortare il cardinale di Sion, Matteo Scheiner, che ha il comando delle milizie svizzere. Poiché il viceré di Napoli Raimondo di Cardona non si collega, come previsto, con gli alleati rientra presto a Piacenza con il della Sassetta e  Ludovico Euffreducci.

Sett. ott.Emilia

Si riconcilia con l’ex governatore imperiale di Modena Cesare Colombo. Staziona alla Motta verso Piacenza: incorre nuovamente nelle ire di Goro Gheri perché 100 cavalli della sua compagnia hanno saccheggiato numerose case dei nobili del circondario.

Dic.Emilia

Ospita a Modena nel suo palazzo prima il cardinale dei Medici (il futuro papa Clemente VII) e, in un secondo momento, il re di Francia Francesco I che si deve incontrare a Bologna con il papa Leone X.

1516
Gen.Toscana

E’ convocato da Leone X a Firenze presso Lorenzo dei Medici per una riconciliazione generale delle fazioni a Modena; l’ordine si ripeterà ad aprile ed a maggio allorché sarà raggiunto l’accordo tra le parti.

Mar.EmiliaA Bologna con 100 lance.
Mag.ChiesaUrbinoRomagnaA Rimini, pronto ad assalire il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere.
Dic.

E’ minacciato di licenziamento dal papa perché si batte a Gazzuolo a duello con Ugo Pepoli: i due si fronteggiano a piedi, si feriscono l’un l’altro in modo leggero, Guido Rangoni alla gola e l’avversario alla faccia.

1517
Gen.ChiesaComp. venturaEmilia e Romagna

Rientra a metà mese a Modena alla testa di 400 cavalli e di 1500 fanti. Ne è preposto alla guardia con il governatore Francesco Guicciardini; provvede a rafforzare le difese della città per rispondere alle minacce di Francesco Maria della  Rovere. Quest’ ultimo, infatti, alla testa di 6200 fanti spagnoli,  di 800 fanti italiani, di 770 cavalli leggeri e di 120 uomini d’arme è diretto alla riconquista del ducato di Urbino. Guido Rangoni si porta ad Imola.

Feb.Marche

Tenta di impadronirsi di Secchiano e di soccorrere San Leo;  è battuto due volte da Gurlotto Tombesi e da Costantino Boccali. Gli riesce invece un terzo tentativo che porta a termine con l’aiuto della nebbia.

Mar.100 lanceRomagna

A Rimini. Conquista San Costanzo, messa a sacco dai soli fanti guasconi, e Sassolungo; si sposta  a  Pesaro con Jacopo Salviati al comando di 60 uomini d’arme, 60 cavalli leggeri e 300 fanti. Ha il governo della città; si incarica del vettovagliamento delle truppe ed assicura la sicurezza dei convogli che provengono dalla Romagna. Dopo la battaglia di Mombaroccio fa uscire i suoi cavalli dalla città e salva parte dei carriaggi di Lorenzo dei Medici diretti a Pesaro carichi di bottino. Lascia ancora la città alla notizia che lo   Zuchero è stato sconfitto e svaligiato dai nemici.  Si rivela il più attivo tra i condottieri pontifici.

Ago.EmiliaRitorna alla difesa di Rimini a causa delle minacce di Francesco Maria della Rovere.
1518
Sett.EmiliaA Piacenza, per incontrarvi il nuovo duca di Urbino Lorenzo dei Medici.
Dic.

Viene investito del feudo di Longiano; più di due anni dopo otterrà anche Vignola, sempre a fronte di crediti nei confronti dello stato della Chiesa.

1520
Gen.ChiesaFerraraEmilia

A Bologna con le truppe pontificie. Il vescovo di Tortona Uberto Gambara ha un trattato con Rodolfo Hell che, per 2000 ducati si offre di fare trovare aperta una Porta di Castel Tedaldo a Ferrara: gli viene comandato di muoversi da Modena con il Guicciardini per occupare e difendere la postazione fino all’arrivo dei rinforzi. Il capitano tedesco fa il doppio gioco e rivela ogni disegno al duca Alfonso d’Este.

Sett.Marche

Coadiuva il legato della marca Niccolò Bonafede a Montefortino ed a Montemonaco.  Libera il territorio dei Monti Sibillini dalla presenza dei banditi.

1521
Gen.MarcheGli è consegnato del denaro per arruolare 1000 fanti. Si porta nel fermano con costoro.
Mar.ChiesaFrancia Ferrara100 lance e 100 cavalli leggeriLazio

Con la partenza per Roma i suoi soldati si comportano in modo tale da provocare quasi una rivolta in Fermo. Lascia poi Roma e si reca a Rieti dove vi sono 300 fanti corsi ed a Cittaducale dove sono giunti molti fanti spagnoli datisi alla ventura:   assolda tutti a nome dello stato della Chiesa. Gli è aumentata la condotta.

Giu.Emilia

Si sposta alla difesa di Reggio Emilia verso cui tendono il Lescun (Tommaso di Foix), Federico Gonzaga da Bozzolo ed il Buonavalle con 400 lance e 1000 fanti.

Lug.Emilia

Presidia Modena con 500 alabardieri a causa delle minacce degli estensi; invade il Frignano e se ne impadronisce quasi senza combattere. Appoggia Prospero Colonna all’ assedio di Parma.

Ago.Lombardia ed Emilia

Punta verso Mantova con Luigi Gonzaga e Guido Vaina (500 cavalli leggeri); ha il compito di  scortare 6000 fanti tedeschi e svizzeri che da Trento stanno giungendo a Monte Baldo per unirsi  con il resto delle truppe imperiali. Conclusa la missione si ritrova a Montecchio Emilia per ostacolare il flusso dei rifornimenti ai francesi che difendono Parma.

Sett.Capitano g.le fanteria italianaEmilia

E’ segnalato ancora all’assedio di Parma; riprende con lena i lavori relativi alle trincee e gli scavi di gallerie sotto le mura destinate ad essere minate.  I francesi devono abbandonare Codiponte e ritirarsi al di là del fiume: l’avanzata del Lautrec al Taro e del duca di Ferrara a Finale Emilia ed a San Felice sul Panaro persuadono Prospero Colonna a rispedire Guido Rangoni con Guido Vaina alla guardia di Modena con 200 cavalli leggeri e 800 fanti. Il condottiero vi rafforza le opere difensive;  fa costruire alcuni cavalieri di terra su cui piazzare le artiglierie; si collega con Melchiorre Ramazzotto e si incammina sulla vicina montagna per scacciarvi gli estensi. Raggiunge Campagnola Emilia, obbliga gli avversari a ripiegare e conquista in poco tempo tutto il Finale. Rientra a Modena;  i suoi uomini sono alloggiati nei borghi. A fine mese il papa lo infeuda di Vignola.

Ott.EmiliaCon Vitello Vitelli e Michele Ramazzotto irrompe in Bondeno. La località è data alle fiamme.
Nov.EmiliaEntra in Piacenza alla testa di 7000 fanti, 200 lance e 150 cavalli leggeri.
Dic.Emilia

Alla morte del pontefice si rinchiude in Modena con Vitello Vitelli per difendersi dagli estensi; non presta soccorso a Parma quando la città viene investita dal Buonavalle, da Federico Gonzaga da Bozzolo e da Marcantonio Colonna. A Modena fa murare la porta del castello e Porta Baggiovara;  anche per il giorno di Natale impedisce ogni adunanza cittadina.

1522
Gen.EmiliaA Modena seda una rissa sorta tra soldati spagnoli ed italiani. Munisce la città di nuove opere difensive.
Feb.Emilia

E’ eletto governatore di Modena;  ospita Alberto Pio destinato al governatorato di Reggio Emilia. Per dare la paga ai soldati della guarnigione prende a prestito dal Pio e da altri cittadini duemilacinquecento staia di frumento.

Mar.BentivoglioChiesaEmilia

Esce da Modena con alcuni uomini d’arme e 1000 fanti svizzeri che sono stati licenziati negli stessi giorni dai Medici perché avversari scoperti dello stato della Chiesa; vuole aiutare i Bentivoglio a rientrare in Bologna. Costretto a rientrare a Modena per una sollevazione popolare, si attiva per trovare il denaro delle paghe delle truppe.

Apr.FirenzeComp. venturaGovernatore g.le 100 lance 100 cavalli leggeri e 2000 fantiToscana

Nominato dai fiorentini governatore generale, raggiunge il senese con 2000 fanti svizzeri, 500 lanzichenecchi, 1000 fanti toscani, 500 lance, 400 cavalli leggeri e otto pezzi di artiglieria. Affronta Renzo di Ceri: si pone come obiettivo quello di allungare i tempi del conflitto per gli avversari in modo che la mancanza di denaro e di un flusso regolare di vettovagliamento agiscano da fattori di disgregazione della compagnia del Ceri finanziata dai fuoriusciti di Siena. Invia a tale scopo a Torrita di Siena 100 uomini d’arme e 150 fanti che respingono un assalto degli avversari; precede anche in Siena con 200 cavalli leggeri l’arrivo del Ceri bloccando sul nascere ogni tentativo insurrezionale.

Mag.Emilia

Ottiene in feudo dai pontifici Santarcangelo di Romagna. Arresta a Bologna un figlio del Ramazzotto che ha accompagnato il padre ad Imola e lo ha aiutato ad uccidere Gentile da Sassatello.

Giu.Emilia

Ospita a Modena il nuovo viceré di Napoli Carlo di Lannoy, giunto nella città con un seguito di 300 cavalli: il nobile spagnolo si offre come padrino di battesimo per un suo figlio. Guido Rangoni invia a Campogalliano 100 cavalli leggeri: vi è razziato del bestiame che viene condotto a Modena. Il tutto per punire Ercole d’Este che non vuole accettare in tale località un presidio  pontificio.

Ago.Emilia

E’ sempre più in ristrettezze economiche: vende al duomo di Modena alcuni suoi beni per essere in grado di dare un acconto ai soldati; invia pure 200 cavalli e 100 fanti a Rubiera per riscuotere dalla comunità una provvigione  che gli è stata concessa dai pontifici e che gli deve essere pagata dagli abitanti. I cittadini si rifiutano di ottemperare alle sue richieste e si scontrano con i soldati. Spedisce ancora i suoi uomini a Rubiera:  per incassare 105 ducati sono sequestrati 199 capi di bestiame bovino.

Nov.Emilia

Con il ritorno di Francesco Guicciardini al governatorato di Modena lascia la città con i fratelli e ritorna a Spilamberto.

1523
…………..Emilia

Coadiuva Domenico Morotti nella sua azione contro Virgilio da Castagneto; invia contro il rivale di fazione una banda di cavalli agli ordini di un capitano spagnolo.

Lug.Emilia

Si incontra a Modena con il Guicciardini perché Girolamo Pio si è impadronito di Sassuolo ai danni di un figlio di Alessandro Pio.

Ago.ImperoFrancia FerraraEmilia

Assoldato dagli imperiali, è inviato con 100 lance, 100 cavalli leggeri e 1000 fanti a Carpi per recuperare la località a favore dei Pio.

Sett.Emilia

Si trova a Modena con 3000 fanti. Alla morte del papa Adriano VI collabora con il  Guicciardini, con il quale si è rappacificato dopo alcuni dissensi, nell’ ostacolare i progetti di Alfonso d’Este e del Ceri (200 lance e più di 2000 fanti) tesi alla conquista di Modena e di Reggio Emilia. L’ingresso nella città di 1000 fanti spagnoli persuade il duca di Ferrara a fermarsi a Reggio Emilia: non uguale effetto ha l’avvio a Reggio Emilia di 500 fanti agli ordini di Vincenzo Maiato (che porta con sé del denaro per arruolarne altri) perché il Ceri si impossessa della cittadella con pochi tiri di artiglieria. Il Rangoni riceve nel suo palazzo di Modena Fernando Alarcon. Dubbioso sulle capacità di  difesa della città spedisce molti suoi beni a Spilamberto.

Ott.Emilia

Gli avversari si impadroniscono di Rubiera. Guido Rangoni a Modena fa dare alle fiamme alcune case nel borgo di Cittanova ed espelle dalla città molti esponenti del partito filoestense; i suoi cavalli leggeri sorprendono sul Secchia alcuni avversari.

Nov.Emilia

A Nonantola con 100 lance, 100 cavalli leggeri e 400 fanti tra schioppettieri e picchieri; è  preceduto da 25 cavalli dei saccomanni che  si fanno inseguire dagli estensi. Costoro sono colti  in un agguato predisposto in precedenza: sono catturati 40 cavalli con Briga Rangoni, Tommaso Ronchi e Battista di Cambio. Tutti vengono liberati attraverso uno scambio di prigionieri che prevede la libertà per il fratello Ludovico, catturato in precedenza dagli estensi in occasione dell’occupazione di Montecchio Emilia. A metà mese è eletto al soglio pontificio Clemente VII: il fatto è occasione di disordini nella città. Il Guicciardini, che si presenta con Guido Rangoni nella piazza, è derubato della mula dai suoi alabardieri.  Il popolo minaccia di mettere a sacco il suo palazzo. Il Rangoni dona la  sua cavalcatura al capitano dei suoi schioppettieri Girolamo Falloppia e dispone truppe davanti alla sua abitazione; protegge parimenti le case degli ebrei che i popolani vogliono spogliare dei loro beni. Sul fronte di guerra il Panaro in piena lo blocca per qualche tempo per cui non è in grado di attaccare alcune compagnie di Teodoro da Trivulzio che stazionano sul Secchia. Si dirige  a Sassuolo e vi fa spianare cinquanta case appartenenti ai Mario, favorevoli alla causa estense; scorre  nelle vicinanze di Nonantola e vi  sequestra sessanta carri carichi di fieno, paglia e strame. Iniziano nel frattempo le trattative di pace con gli estensi che lo coinvolgono  in prima persona poiché tra le condizioni accampate vi è quella di un suo matrimonio con una figlia naturale del cardinale Ippolito d’Este (con dote di 10000 ducati).

Dic.Emilia

Al termine del conflitto ospita ancora a Modena Carlo di Lannoy di passaggio nella città con le sue truppe. Prospero Colonna gli ordina di lasciare Modena e di raggiungere Milano per fare sì che la città pervenga nelle mani del duca di Ferrara in cambio di 50000 ducati e della promessa di mutare alleanza nel corso della guerra. Guido Rangoni e Francesco Guicciardini si rifiutano di obbedire e persuadono i 1000 fanti spagnoli del presidio a non muoversi fino al momento in cui non ricevano un espresso ordine dal duca di Sessa Luigi Fernandez di Cordoba sulla cui disposizione sono entrati nella città. Il papa gli impone di abbandonare Modena e di trasferirsi in Lombardia. Nell’anno gli viene concesso il marchesato di Savignano.

1524
Gen.Lazio

Si reca a Roma con 9 cavalli;  affianca il pontefice in una cerimonia religiosa con il fratello Ludovico; Clemente VII gli concede il passo di Sant’ Ambrogio, un castello nell’agro romano e gli consegna del denaro per il saldo delle paghe dei suoi uomini.

Mar.Emilia e Romagna

Rientra a Modena con il fratello Ludovico;  accompagna in Romagna Francesco Guicciardini  nominato presidente di tale territorio.

Apr.EmiliaA Modena nel duomo con 3 delegati della città rientrati da Roma.
Mag.EmiliaInvia le truppe ad alloggiare nel parmense. Ospita a Modena Vitello Vitelli.
Lug.EmiliaA Modena arma cavaliere Gaspare Ferrari. Sempre nella città vi organizza un palio.
Ott.LombardiaE’ segnalato nei pressi di Pavia con 60 lance.
Nov.

Si parla di una sua possibile condotta di 100 lance con i francesi: le trattative non vanno in porto. Restituisce su disposizione del papa Montecchio Emilia agli estensi e riceve in Modena, con il governatore Filippo Nerli, il cardinale Giovanni Salviati. Per un solo ricevimento nel suo palazzo spende più di 500 scudi.

1525
Gen.Emilia

E’ occupato a Modena nelle feste di carnevale durante le quali organizza giostre e palii vari o riceve varie personalità quali Ercole Gonzaga, fratello del marchese di Mantova.

Feb.Emilia

Festeggia la vittoria degli imperiali a Pavia con giostre in piazza della Gatta (di fronte al suo palazzo), cene e balli  per tenere a bada gli umori della cittadinanza: accentua nello stesso tempo  le misure di sorveglianza rafforzando le guardie ed allagando i fossati della cinta muraria.

Mar.Emilia

Favorisce nell’ombra una  congiura ai danni del duca di Ferrara organizzata dal bolognese Aldobrandino Piattesi, dall’imolese Niccolò Tartagni e dal ferrarese Ercole Pasqualetto: quest’ ultimo  informa della trama Alfonso d’Este e con alcuni sicari uccide il Piattesi. Il Tartagni viene catturato ed è strozzato in carcere. Guido Rangoni si sposta a Parma allorché nel piacentino prendono alloggio i lanzichenecchi, reduci dalla vittoria di Pavia, in attesa del saldo delle loro paghe.

Mag.Emilia

Contrasta nel modenese Fabrizio Maramaldo, che il mese precedente ha avvicinato per farlo defezionare nel campo pontificio. Si dedica a nuove feste cui invita il governatore e centinaia di cittadini e gentiluomini.

Giu.Emilia

Esce da Modena con le sue truppe;  muove verso Piacenza: fa costruire un ponte di barche che viene abbattuto dalla piena di un fiume: molti sono gli annegati.

Ago.Emilia

A Modena.  Si oppone alle pretese di Ferdinando d’Avalos e di Fernando Alarcon che gli chiedono di preparare il campo per i loro uomini.

Ott.150 lanceEmiliaDispone di 150 lance.
Dic.EmiliaArma 100 archibugieri per la difesa Modena. Mette in ordine la sua compagnia.
1526
Gen.108 lanceEmiliaPassa in rassegna a Modena nel piazzale di San Pietro gli uomini d’arme della sua compagnia.
Feb.Emilia

Il duca di Milano Francesco Sforza chiede il suo operato; rimane invece agli stipendi dello stato della Chiesa;  gli sono consegnati 2000 ducati. Raccoglie 1500 fanti;  ostacola ancora le richieste degli imperiali di accamparsi nei territori pontifici; cerca, anzi,  di spingere il Maramaldo ad agire nel reggiano ai danni degli estensi.

Apr.Emilia

Ospita a Modena Pietro Navarro,  appena liberato dagli imperiali a Napoli. Negli stessi giorni i Tassoni uccidono nella città Matteo dal Forno: per impedire il riaccendersi della lotta tra le fazioni trova subito i colpevoli e li fa giustiziare da Filippo Nerli. Una messa di ringraziamento è il suggello finale allo scampato pericolo.

Mag.ChiesaImpero125 lance e 240 cavalli leggeriEmiliaSono pure assoldati dai pontifici 120 fanti destinati alla sua guardia personale. Gli sono consegnati 40000 ducati.
Giu.Governatore g.leEmilia e Lombardia

Esce da Modena con 6000 fanti, 200 lance e 200 cavalli leggeri; tocca Marzaglia, rinforza alcune guarnigioni e si dirige su Parma e Piacenza dove si congiunge con Vitelli e Giovanni dei Medici. A Piacenza ha a sua disposizione 5000 fanti (di cui 1800 archibugieri), 400 lance e 200 cavalli leggeri; scarsa è l’artiglieria che ammonta a soli quattro falconetti. Ha l’incarico di radunare altri 2000 fanti; agli inizi, per mancanza di ordini al riguardo, è costretto a rimanere  inattivo  sul Po   provocando in tal modo  la reazione dei veneziani capitanati dal della Rovere. Ottiene infine l’ordine dal papa di uniformare la sua linea di condotta con quella degli alleati. Spedisce Roberto Boschetti al campo della Serenissima per dare avvio ad iniziative comuni. Si trova a Lodi con il della Rovere;  si trasferisce all’assedio di Milano con 10000 fanti pontifici.

Lug.Lombardia

Attacca Milano per prestare soccorso al duca di Milano assediato nel Castello Sforzesco. Asseconda il della Rovere quando il capitano veneziano decide di ripiegare nottetempo a Melegnano a seguito di un infruttuoso assalto portato con i suoi uomini a Porta Comacina. Si muove ancora a favore degli assediati;  colloca il suo campo tra l’abbazia di Casoretto e Lambrate. Allo stremo delle forze gli assediati del Castello Sforzesco  fanno uscire dalla fortezza più di 300 persone tra fanti feriti, donne e bambini. Anche gli uomini di Francesco Sforza si arrendono a patti. Nel proseguo delle operazioni disertano dal campo pontificio 1800 fanti per cui Guido Rangoni si trova ad avere a sua disposizione 9832 fanti, 487 lance e 850 cavalli leggeri.

Ago.Lombardia

Litiga al campo con Giovanni dei Medici; si lamenta del comportamento di tale condottiero con il pontefice finché la mediazione del della Rovere e dello stesso Clemente VII  appiana ogni attrito. Si sposta al campo di Lambrate quando il della Rovere sostituisce Malatesta Baglioni nelle operazioni di assedio di Cremona. Il suo operato è elogiato dal procuratore veneziano Alvise Pisani.

Sett.Lombardia ed Emilia

Tenta  di subornare un capitano di Fabrizio Maramaldo che, in cambio di una condotta di 1000 fanti, promette di insegnare ai pontifici un buon modo per penetrare in Milano. Al campo è raggiunto da Niccolò Fregoso  che gli è inviato da Andrea Doria con la richiesta di 4000 fanti per attaccare Genova. Vi è un consiglio di guerra cui presenziano il  Guicciardini (nella sua veste di commissario), Luigi Gonzaga,  il Medici ed il Vitelli. E’ atteso il parere del della Rovere. Trascorrono pochi giorni ed il papa firma autonomamente una tregua con gli imperiali: Guido Rangoni rientra alla guardia di Parma e Piacenza. Prima di partire ha modo di avere un colloquio con il marchese Michelantonio di Saluzzo che ha raggiunto il campo con 4000 fanti e 400 lance.

Ott.Emilia

Lascia Piacenza con 500 fanti e 22 uomini d’arme e rientra a Modena. Nella città protegge i Pacchioni che hanno infestato con le loro depredazioni i territori degli estensi: costoro sono assediati da Alberto Pio nella rocchetta di Marano. Guido Rangoni invia a loro sostegno Girolamo Falloppia con 400 archibugieri ed i suoi cavalli leggeri. Alberto Pio  è obbligato a desistere dalla sua iniziativa. Fa catturare e decapitare i responsabili di una rissa locale.

Nov.Emilia

Alla notizia che si stanno avvicinando a Modena i lanzichenecchi di Giorgio Frundsberg raccoglie 3000 fanti per la difesa della città; provvede pure al  vettovagliamento della stessa ed al foraggiamento della cavalleria.

Dic.Emilia

Francesco Guicciardini lo invia alla difesa di Piacenza; i veneziani avviano nella città Babone Naldi con 1000 fanti che, presto, si riducono a 400 per il ritardo delle paghe. E’ segnalata la presenza di Guido  Rangoni a Borgo San Donnino (Fidenza).

1527
Gen.Emilia

Per la difesa di Piacenza dispone di 6000 fanti; spinge più volte i cavalli leggeri di Claudio Rangoni e di Paolo Luzzasco a molestare i nemici.

Feb.Emilia

Respinge con Babone Naldi un attacco a Piacenza. Con Paolo Luzzasco ha un colloquio con Alfonso d’Avalos perché il capitano veneziano si è appropriato in una scorreria di 2 cavalcature del marchese di Vasto. I lanzichenecchi si allontanano dal piacentino: il Rangoni ritorna a Modena con 5 bandiere di fanti e 400 cavalli.

Mar.Emilia

Lascia Modena ove ha fatto rovinare tutte le case del borgo di Cittanova allo scopo di impedire che vi si accampino i  nemici;  raggiunge Bologna con 1500 fanti, 100 lance e 200 cavalli leggeri. Con Giovanni Naldi ha una scaramuccia con gli imperiali sul ponte del Reno: i suoi uomini sono battuti ed in potere degli avversari cadono quaranta archibugieri ed alcuni cavalli. A Bologna fa arrestare Manfredo da Correggio inviato dal Connestabile di Borbone al della Rovere: inevitabile è l’ira del duca di Urbino.

Apr.Emilia  Romagna Toscana e Umbria

Esce da Bologna con Ugo Pepoli, punta su Castel San Pietro Terme, Imola e Faenza dove gli abitanti non vogliono introdurre  1500 fanti pontifici: anch’egli è colpito da un sasso che gli viene  lanciato contro dall’alto delle mura. Ha un consiglio di guerra ad Imola con il Guicciardini, Michelantonio di Saluzzo e Federico Gonzaga da Bozzolo; si sposta  nel Casentino per tallonare da vicino i lanzichenecchi che sembrano dirigersi su Firenze. Giunge ad Arezzo;  con Roberto da San Severino (500 cavalli e 5000/8000 fanti) ha il compito di appoggiare in Roma il Ceri che ha chiesto il suo intervento con 600/800 archibugieri. Perde  tempo a San Casciano in Val di Pesa; sempre più lenta rispetto a quella dei lanzichenecchi è la sua marcia verso Roma. Tocca San Giovanni Valdarno, Cortona, Castiglione del Lago, Orvieto.

Mag.Lazio

Alla testa di 800 archibugieri e di 800 cavalli giunge a Roma al  Ponte Salario  il giorno seguente la conquista della città da parte dei lanzichenecchi;  il Tevere in piena blocca la sua marcia. Perde così l’occasione di assalire gli avversari in disordine ed allo sbando in quanto sempre intenti al saccheggio della città.  Ripiega  ad Otricoli ed a Isola Farnese, dove si collega con il duca di Urbino Francesco Maria della Rovere. Il capitano generale appoggia la sua prudenza ed è scettico sulla possibilità di liberare il pontefice assediato in Castel Sant’ Angelo.

Giu.RasponiVeneziaLazio e Romagna

Il campo pontificio è disfatto. Lascia il campo di Vetralla con Roberto da San Severino, Guido Vaina ed il legato pontificio Bernardino della Barba per rientrare in Romagna a Savignano. Si muove nel ravennate con 400 cavalli e 1000 fanti;  con l’aiuto dei Rasponi assale il capoluogo; respinto, si incammina verso  Cesenatico;  chiede ai veneziani una fusta per recarsi a Venezia.

Lug.FranciaImperoVeneto

Raggiunge Venezia, alloggia nella sua casa di San Patrignano a Cà Contarini;  ha un colloquio  in Collegio dei Pregadi con il doge Andrea Gritti. Gli è chiesto di passare al servizio dei veneziani; domanda la carica di governatore generale. Le parti non trovano l’accordo per cui preferisce passare al servizio dei francesi.

Ago.Lombardia

Prende parte all’assedio di Pavia;  con Roberto da San Severino affianca le truppe della Serenissima sotto le mura di Porta Chiossa ed a quella di Santo Stefano.

Ott.FranciaE’ insignito in Francia dal Rodibaude del collare dell’ordine di San Michele.
Dic.60 lance

I francesi gli concedono una condotta di 60 lance e di 120 arcieri a cavallo. Il papa (secondo alcune fonti) gli concede in feudo Fano; gli estensi, a causa della sua scelta di campo, lo reintegrano nei suoi feudi.

1528
Gen. feb.Romagna e Umbria

Il Lautrec lo incarica di consegnare Rimini allo stato della Chiesa; convince così il cugino Sigismondo Malatesta a cedere la città in cambio di Meldola, Sarsina e Bertinoro: deve restituire al congiunto Rimini allorché è chiaro che il pontefice non è in grado di mantenere gli impegni assunti. A fine mese si reca ad Orvieto con Paolo Camillo da Trivulzio per persuadere Clemente VII a scoprirsi a favore della lega; conclusasi la missione con un nulla di fatto, raggiunge il Lautrec a Recanati e lo segue nella sua impresa nel regno di Napoli.

Mar. apr.Puglia

Raggiunge Lucera. Allorché gli imperiali si ritirano verso Napoli con il Vaudemont e Valerio Orsini consiglia il Lautrec di inseguire la retroguardia degli avversari in fuga verso Napoli. Si oppone Pietro Navarro che spinge, invece, ad assalire in Molfetta Giovanni Caracciolo. Il Lautrec segue tale consiglio e la guerra è persa.

Mag.Campania

Si sposta all’ assedio di Napoli; con  Michelantonio di Saluzzo si colloca davanti alla Porta Nolana. Nello stesso mese si ammala di peste a Capua; guarito, ritorna all’ assedio del capoluogo

Ago. sett.50 lanceCampaniaLazio

Di stanza a Somma Vesuviana la sua compagnia vi è sorpresa nottetempo dagli  uomini di Ferrante Gonzaga (sono catturati e svaligiati diciassette uomini d’arme). Tiene nascosta per qualche giorno la notizia della morte del Lautrec;  con il nuovo capitano generale dei francesi il marchese di Saluzzo, il Navarro e Paolo Camillo da Trivulzio decide di ritirarsi approfittando di una forte pioggia. Si  pone alla testa delle truppe; gli imperiali si accorgono della manovra e si mettono al suo inseguimento. Ammalato, ripara ad Aversa con soli 3000 fanti; respinto un primo assalto portato dagli avversari sopraggiungono il principe d’Orange e Ferrante Gonzaga che fanno puntare le artiglierie contro i francesi. Il marchese di Saluzzo è ferito ad un ginocchio da una scheggia di un sasso spezzato da un colpo di cannone;  il capitano generale dei transalpini decide di arrendersi a discrezione invano contrastato in tale decisione dallo stesso  Rangoni. E’ inviato a trattare le condizioni della capitolazione con il principe d’Orange. Subito dopo l’accordo si dà prigioniero a Ferrante Gonzaga con il quale è legato da vincoli di parentela. Il Gonzaga non lo consegna al principe d’Orange e Guido Rangoni è in breve tempo liberato. Per uno storico del tempo,  incarcerato a Napoli, viene fatto rilasciare da Alfonso d’Avalos che lo accompagna ad Ischia; qui il marchese di Vasto lo avrebbe fatto caricare su una nave diretta ad un porto vicino a Roma; per altri ancora il Rangoni non vuole ratificare le condizioni di resa previste dall’ accordo,  protesta per non essere obbligato alla sua osservanza. Aversa è messa a sacco ed i prigionieri francesi sono rinchiusi nelle scuderie di Maddaloni dove moriranno quasi tutti per i postumi delle ferite e della peste. Secondo le sue stime dei 70000 armati che sono entrati nel regno di Napoli agli ordini del Lautrec ne sono sopravvissuti solo 16000. Di costoro, molti, specie gli italiani, di seguito passeranno al soldo degli imperiali per combattere i fiorentini. A Roma il Rangoni si incontra con il papa.

Ott.LazioA Viterbo.
Nov.Veneto ed Emilia

A Venezia, nel suo palazzo di San Patrignano ed a Modena, ora controllata dagli estensi. Il duca Ercole d’Este si reca in visita alla città. Guido Rangoni gli fa avere un presente che comprende cera bianca, forme di formaggio, fagiani pavoni, pernici, capponi, vitelli, manzi, vino e spelta per un valore di 200 scudi.

Dic.VenetoSi ferma per qualche tempo a Venezia con la moglie Argentina Pallavicini ed un seguito di 50 persone.
1529
Gen.FranciaImperoPiemonte
Feb.Veneto Lombardia

E’ ricevuto a Venezia in Collegio dei Pregadi dal doge Andrea Gritti assieme con l’ambasciatore francese. Si sposta a Pizzighettone.

Mar.PiemonteAffianca il Saint-Pol (Francesco di Borbone) ad Alessandria.
Apr.Lombardia

Ha il compito di occupare Mortara;  colloca le artiglierie senza l’ usuale protezione di trincee e di altre opere similari. E’ attaccato all’alba dai difensori che sorprendono i suoi artiglieri ed inchiodano due pezzi.

Mag.Lombardia

Contatta Gian Giacomo dei Medici per farlo defezionare a favore dei francesi; partecipa quindi ad un consiglio di guerra a Belgioioso con il della Rovere ed il Saint-Pol in cui è studiata una strategia comune per attaccare Milano.

Giu.Lombardia

Vi è un nuovo incontro a Binasco; a Vicocomune; supera  il Lambro ed al comando dell’ avanguardia si dirige con i carriaggi sulla strada per Genova. Antonio di Leyva sorprende i collegati a Landriano. Il centro dello schieramento francese è attaccato da 600 cavalli spagnoli: costoro si ritirano e portano gli inseguitori in un bosco in cui sono appostati 1000 archibugieri. I picchieri tedeschi al servizio dei francesi si sbandano per il fuoco della fucileria; analogo vile comportamento  è tenuto dai soldati francesi e dagli italiani. Guido Rangoni ripara con 2000 fanti a Pavia mentre sono fatti prigionieri dagli avversari il Saint-Pol, Stefano Colonna, Claudio Rangoni, il Carbone ed il Lignac. I francesi gli addebitano la responsabilità della sconfitta causata, a loro dire, dalla velocità della sua marcia, eccessiva rispetto a quella degli  altri corpi.  L’intervallo di spazio tra i vari contingenti provocato dall’andatura dei suoi uomini è stata la causa   della rotta.  Si giustifica affermando che ha solo ubbidito agli ordini. Vi è una sfida verbale  risolta salomonicamente dal  della Rovere che rileva come entrambi gli operati (sia quello del Rangoni  come quello del Saint-Pol)  siano stati  adeguati alla logica militare. A Lodi.

Lug.VenetoA Venezia, per conto dei francesi, con Teodoro da Trivulzio ed il de Vaulx.
Ott.FranciaA Parigi. Segue nei mesi seguenti la firma della pace tra i contendenti.
1530
Mar. lug.VenetoSi ferma a Venezia da marzo ai primi giorni di giugno. A luglio è, viceversa, a Bologna.
Ago.VenetoA Padova, dove presenzia ad una giostra.
Ott.E’ congedato dai francesi a causa delle sue lamentele per la riduzione della pensione.
1531
Feb. ott.VenetoA Febbraio è a Venezia. E’ segnalato ancora in tale città nel periodo luglio-ottobre. I francesi gli fanno pressione affinché ritorni ai loro stipendi.
1532
Gen. mag.Veneto Emilia

Restituisce ai francesi il collare dell’ordine di San Michele.  Soggiorna per qualche tempo a Venezia. Si incontra a Roccabianca con il marchese di Vasto Alfonso d’Avalos.

Giu. lug.ImperoImpero Ottomano

Si accorda con gli imperiali tramite Alfonso d’Avalos. Gli è promesso il comando della fanteria ed un piatto di 700 ducati l’anno; ottiene invece il comando di un colonnello di 3000 fanti con il quale passare alla difesa di Vienna contro i turchi del sultano Solimano. Fabrizio Maramaldo ottiene al suo posto la carica che gli è stata promessa;  Guido Rangoni viene a contrasto con il d’Avalos, rifiuta le proposte che gli sono fatte e si accontenta di far parte del corteo di 50 gentiluomini che affiancano Carlo V nel teatro delle operazioni.

Ago.Veneto e Trentino

Raggiunge Verona; prosegue per Peschiera del Garda a seguito di un ammutinamento dei fanti spagnoli;  attraverso la Valpolicella si indirizza su Trento. L’imperatore, per rabbonirlo, gli concede entrate per 2000 scudi e lo invita a continuare a far parte della sua corte.

Ott.Veneto e Friuli

Con il ritiro dei turchi da Vienna si reca a Venezia con l’ambasciatore imperiale: è indisposto e soffre per la lue che lo ha colpito. Si incontra con il doge e gli riferisce del prossimo passaggio delle truppe imperiali per i territori della Serenissima. Si sposta a Venzone per anticipare l’arrivo di 6000 fanti italiani che, abbandonate le insegne imperiali, stanno saccheggiando i contadi che toccano nel loro transito.

Nov.Veneto e LombardiaAd Albaredo d’Adige al fianco dell’imperatore Carlo V. L’esercito imperiale attraversa il fiume e rientra nel ducato di Milano.
Dic.Emilia

A Modena, per l’incontro tra l’imperatore ed il duca di Ferrara con il quale trova un accordo; ha più colloqui con il cugino Claudio, Alfonso d’Avalos e Federico Gonzaga.  Ospita quest’ultimo nel suo palazzo.

1533
Feb.Veneto Emilia

Da Venezia sfida a duello Piermaria dei Rossi che, con l’ausilio del fratello Bernardo ha attentato a Bologna alla vita del fratello Ludovico. Il suo cartello di sfida è sottoscritto anche da Marzio Colonna e da Fabrizio Maramaldo. Il rivale è costretto a lasciare in modo precipitoso la città. Negli stessi giorni il Rangoni  aiuta a sfuggire alla giustizia estense Amelio Belencini che ha assassinato  Alberto Tassoni. Fa prelevare il Belencini da 50 archibugieri a cavallo spagnoli a Scandiano, dove si è rifugiato nel castello dei Boiardi, e lo fa condurre a Roccabianca presso il fratello Ludovico.

Mar.Carlo V avoca a sé la sfida di Guido Rangoni a Piermaria dei Rossi. Del suo esito non si saprà più nulla.
1536
Gen. apr.ChiesaEmilia

A gennaio accetta lo stipendio dello stato della Chiesa. Ad aprile si trova a Piacenza. Non interviene con Sforza Monaldeschi e Niccolò da Tolentino allorché i fanti francesi di Giovanni di Torino e di Piero Corso saccheggiano il territorio di Gossolengo. Si oppone inutilmente anche alle iniziative degli abitanti volte a colpire i razziatori.

Mag. giu.FranciaImperoLuogotenente g.leEmilia e Veneto

Con Sforza Monaldeschi, Niccolò da Tolentino ed Alessandro da Terni viene inviato dal governatore di Piacenza, il vescovo d’ Ivrea, a Roccabianca  occupata dal fratello. Il prelato rifiuta l’accordo da lui concluso con Ludovico; come risposta a metà giugno passa al servizio dei francesi. Francesco I gli affida il comando delle truppe in Italia. Si reca a Venezia e cerca di ottenere l’alleanza della Serenissima nella prossima guerra con gli imperiali: è congedato con un rifiuto.

Lug.Emilia

Si trovano a Mirandola 10000 fanti italiani e 600 cavalli: 2000 sono raccolti direttamente dal  Rangoni, altrettanti da Cagnino Gonzaga e da Cesare Fregoso (quest’ultimo dispone anche di 200 cavalli leggeri), 1000 a testa da Bernabò Visconti, Piero Strozzi e Baldassarre  della Massa; 500 da Berlingieri Caldora e da Giovanni di Torino; Paolo Averoldi ed il toscano Bandino raccolgono, infine, 400 fanti e 200 cavalli leggeri.

Ago.Emilia Lombardia Piemonte Liguria

Marcia tra Parma e Reggio Emilia; tocca Castelguelfo e Cadè: da Piacenza gli è somministrato a pagamento strame e fieno per la cavalleria. Tocca Broni, attraversa il Trebbia e si avvicina a Tortona dove deve affrontare alcuni problemi causati dalla scarsità d’acqua; trova la via per Torino sbarrata da molti fanti e cavalli borgognoni; leva il campo in tutta fretta e si dirige a Serravalle Scrivia. Supera la Val Polcevera e si dirige verso Genova: la città è messa in preallarme per le dichiarazioni di un disertore lucchese che ha militato ai suoi ordini. Giunto a Rivarolo Ligure, chiede ai genovesi la resa a nome del re di Francia; con la risposta negativa si accampa tra due colli, il Fazzuolo ed il Granarolo, ad un miglio dalla località. Genova è assalita da due lati: da Bernabò Visconti e da Cesare  Fregoso alla porta verso il Bisagno dopo che tali condottieri si sono introdotti nel circondario attraverso  alcuni sentieri di montagna; da Guido Rangoni verso la Porta di San Tommaso dopo essere salito con le sue milizie sulle colline di Rivarolo Ligure. Si combatte con molta ferocia d’ambo le parti alla Torre dello Sperone, posta sopra la porta, cercando di superare il muro e di entrare nell’abitato. Nel corso del suo assalto viene ammirato il coraggio di un alfiere: costui si arrampica mediante una scala sulle mura e vi pianta la bandiera francese finché non viene rovesciato nel fossato da Battistino Corso.  Gli attaccanti sono respinti con la perdita di 100 uomini;  il Rangoni fa suonare  la ritirata,  ripara in Val Polcevera anche perché nella città non si verificano gli sperati segnali di rivolta a favore del  Fregoso. E’ tallonato da 4 insegne di fanti che ripiegano appena è dato dal Rangoni il segnale di attaccare gli avversari; prende la strada di Ovada ed è qui raggiunto da Bernabò Visconti e da Cesare Fregoso. I suoi soldati vagano per gli  Appennini alla ricerca di  vettovaglie. Non trovano che un po’ di frumento per le cavalcature ed un po’ di castagne per il loro sostentamento: tutti gli abitanti sono fuggiti sui monti recando con sé i loro beni e le loro scorte alimentari. Sono incendiati alcuni villaggi e saccheggiati dei castelli da cui è tratto un bottino risulta parimenti magro; è guadato il Tanaro ed è  raggiunta Ceresole Alba.

Sett.Piemonte

Il marchese Francesco di Saluzzo abbandona la causa francese per  quella imperiale. Guido Rangoni è inviato nel marchesato con il fratello di quest’ ultimo Giovanni Ludovico. Ottiene a patti Carmagnola, Chieri, Cherasco, Chivasso, Pinerolo; Cesare Fregoso,  da parte sua espugna Racconigi.

Ott.Piemonte

Fa puntare alcuni pezzi di artiglieria che gli sono forniti dall’Annebault ed occupa Carignano alla cui difesa si trovano 60 fanti napoletani: i difensori si arrendono nelle mani di Cagnino Gonzaga che si appropria ad  insaputa di Guido  Rangoni delle cavalcature trovate nella fortezza. Preso dall’ira il condottiero con la collaborazione del cognato Cesare Fregoso perseguita il Gonzaga: il re di Francia è costretto ad inviare in missione ispettiva il Langey per conoscere i fatti e mettere d’accordo i contendenti per la buona armonia dell’esercito. Tremila sacchi di farina, trovati nel castello di Carignano, sono portati in parte a Torino per sopperire alle necessità degli abitanti. Il capoluogo viene liberato dall’ assedio e gli imperiali sono costretti a ripiegare in Asti. Il Rangoni si muove verso Pinerolo e Rivoli. A fine mese l’imperatore Carlo V gli confisca il feudo di Spilamberto a favore di Francesco d’Este.

Nov.Piemonte e FranciaIn Savoia. Sconfigge in battaglia gli avversari (4000 morti tra gli imperiali e 2000 tra gli italiani ed i francesi).
Dic.Piemonte

Lascia la Francia e ritorna a Torino. Con il denaro che reca con sé sono a tutti consegnate due paghe in contanti ed una sotto forma di panno e cuoio per permettere ai soldati di vestirsi ed avere delle vere scarpe. Fa impiccare un tesoriere francese trovato ad  imbrogliare sul denaro destinato alle paghe dei soldati.

1537
Gen.Piemonte

A Pinerolo, alla testa di 12000 fanti italiani, 8000 guasconi e 6000 lanzichenecchi. Provvede in fretta a rafforzare le fortificazioni cittadine.

Feb.Piemonte

Muove contro Barge alla cui difesa si trova Annibale Brancaccio per conto del duca Carlo di Savoia. Lo affiancano Lelio Filomarino (che rimane ucciso nel corso di un assalto), Vincenzo Strozzi,  Battista Riccatorti e Galeotto Malatesta.    Il Brancaccio  viene catturato; la località è messa a sacco. Con la vittoria il Rangoni si porta a Savigliano.

Mar.Piemonte

Alfonso d’Avalos fa impiccare un francese fatto prigioniero; Guido Rangoni gli invia un trombetta per conoscere la motivazione dell’ esecuzione: anche costui è ammazzato. Per tutta risposta il condottiero fa catturare alcuni uomini che scortano un convoglio di 70 carri di vino e li fa tutti uccidere dopo averli fatti spogliare delle armi. La reazione provoca sbigottimento nel marchese di Vasto e negli spagnoli che militano ai suoi ordini. Il Rangoni rientra a Pinerolo; il governatore di Torino, il Burie, lo informa che si sta per portare con Cristoforo Guasco (1200 fanti italiani) ed altri condottieri un attacco a Casale Monferrato dove un capitano napoletano, Damiano Curvale, gli ha promesso di fargli trovare aperta una porta. Si avvia in ritardo all’ appuntamento, sicché la città è recuperata dal d’Avalos. L’operazione termina con la cattura del Burie e l’uccisione di Cristoforo Guasco. Viene subito accusato del cattivo andamento dell’iniziativa per lo scarso coordinamento delle sue forze con quelle del governatore di Torino.

Mag.Piemonte Lombardia e Veneto

Si impadronisce di due castelli;  tutti i difensori sono passati per le armi; il marchese di Vasto si comporta in modo analogo. Si reca a Crema ed a Venezia con tre cardinali fiorentini sia per ottenere dalla Serenissima il permesso di fare transitare per i suoi territori 15000 svizzeri che devono giungere a Mirandola, centro di raccolta per le milizie combattenti a favore dei francesi, sia per indurre la repubblica a schierarsi a favore dei fuoriusciti contro Cosimo dei  Medici. Nello stesso mese gli è data in signoria Tour du Pin nel Delfinato.

Giu.Piemonte e Francia

Esplode una nuova controversia con un condottiero che milita ai suoi ordini: la vicenda ha le sue origini nel semestre precedente quando  Tolosano di San Dalmazzo, originario di Cuneo, si impadronisce di Chieri con i suoi venturieri. Guido Rangoni avvia alla difesa della città Baldassarre dalla  Massa con due insegne di fanti e 500 uomini delle bande dei da Birago. Il dalla Massa respinge due attacchi dei nemici; questo risultato   lo spinge a  comportarsi in modo arrogante nei confronti del suo capitano generale. Il Rangoni reagisce;  ritiene che eventuali meriti per la conquista di Chieri debbano essere accreditati a Tolosano di San Dalmazzo piuttosto che a Baldassarre a dalla Massa. Il Langey compila un nuovo rapporto;  il re di Francia sostituisce il Rangoni nell’ incarico di luogotenente generale   con l’Humières.  Si reca a Villeneuve, vicino a Nizza, per l’incontro che vi si svolge tra il sovrano ed il papa Paolo III, colloqui che sfoceranno nella firma di un trattato di pace.

Lug.Emilia Romagna e Veneto

La campagna finisce con il suo ritorno a Mirandola. Si sposta a Longiano da dove presta soccorso ai fuoriusciti fiorentini Filippo Strozzi, Bartolomeo e Filippo Valori ai danni di Cosimo dei Medici. Raggiunge Venezia.

1538
Apr.FranciaI francesi gli concedono in feudo Belleville nel Beaujolais ed il contado di Beauregard.
Mag.FranciaA Lione, dove gli è conferita la cittadinanza francese senza alcuna spesa.
…………..Veneto

Si trasferisce a Venezia: la sua situazione economica è completamente mutata rispetto a due anni prima in quanto è passata da un passivo di 30000 scudi ad un capitale di 60000 scudi investito nelle banche veneziane.

Nov.EmiliaLascia Venezia per raccogliere truppe a Mirandola con le quali contrastare pontifici ed imperiali.
1539
Gen.Veneto

Muore a metà mese a Venezia non senza sospetto di veleno. E’ sepolto nella città nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo;  il feretro è portato a spalla dai suoi capitani Battistino da Rimini, Rego di Maffeo, Chiaro da Brescia, Ludovico Ronchi, Cornelio Marsili, Stefano Moreno e Geminiano dalle Selle. Medaglia di Antonio Vicentino che lo ritrae con figura femminile, che cavalca un toro, alla National Gallery of Arts, Washington (DC). Compie i suo primi studi con l’umanista Antonio Maria Visdomini; ha per maestri anche Demetrio Anascopulo, Giglio Giraldi e Guido Postumo. Suo segretario è Bernardo Tasso, padre di Torquato; Matteo Bandello gli dedica alcune novelle; il Giraldi uno dei suoi dialoghi sulla storia dei poeti; il ravennate Tommaso Giannotti l’opuscolo “De optima hominum felicitate” e il “De morbo Gallico”; Agostino Niso il “De auguriis” e Fausto da Longiano un suo commento su Francesco Petrarca; altri autori, come Francesco Marcolini, Antonio Brucioli e Francesca Beffa, non mancano nel rivolgere le loro opere all’attenzione di Guido Rangoni. Achille Marozzo gli dedica l'”Opera Nova chiamata Duello, o vero fiore dell’armi de singulari abattimenti offensivi & difensivi”. In corrispondenza con Pietro Aretino. Suo ritratto nella cappella della Confraternita di San Geminiano a Modena. Sposa Argentina Pallavicini.

 CITAZIONI

-“Personaggio di grado e di molta reputazione nelle cose della guerra.” SANTORO

-“Degno, zentil e animoso condutier.” SANUDO

-“Tenuto per uno de’ primi spadacini e capitani del tempo.” SORBELLI

-“Ebbe..rinomanza di uno de’ più valorosi capitani d’Italia.” CAMPORI

-“Homme de grande réputation parmy les gens de guerre.” DU BELLAY

-“…quel valente/ signor Guido Rangon, esperto ne l’armi.” MANGO

-“L’un de plus célèbres condottieri du XVI siècle.” PICOT

-“Il quale era tenuto Capitan molto pratico..Il quale d’esperienza di guerra, e di prontezza d’ingegno era il migliore di gran lunga de’ capitani Francesi. GIOVIO

-“Fu questo valoroso Capitano non isperto solamente nell’armi, ma etiamdio litterato, eloquente, liberale, e dei virtuosi ottimo padrone.” ALBERTI

-“Capitano in arme laudato.” BUGATI

-“Riputato comunemente degno tra Capitan..Fu di statura giusta e di volto bianco; gli occhi, la barba e i capelli hebbe neri.” ROSCIO

-“Il quale per gloria di fatti e per grandezza d’animo, vinse senz’alcun dubbio, non pure i primogeniti suoi, ma anco quasi tutti i capitani de suoi tempi; conciosiacosa che nessuno si paragonò a lui, o di gagliardia e destra essercitatione e ferma (fermezza) di corpo, o di indomito vigor d’animo militare, o desiderio di gran lode, percioché egli per concessione d’ogniuno: fra i valorissimi Capitani di guerra quasi unico: era fra i magnanimi il primo e con invitta mano sapeva vincere in battaglia il nemico che gli veniva innanzi, e in disciplina d’accamparsi, e di mettere in ordinanza le schiere superava gli altri, e fra tutti gli huomini valorosi di guerra, sapeva acquistarsi fama di vero honore: e lode di perpetua e smisurata liberalità non tenne talmente vita reale, che il suo nome fu celebre per tutta Europa..Fu questo valoroso capitano non isperto solamente nell’ arme, ma etiandio letterato, eloquente, liberale e de i virtuosi ottimo padrone.” SANSOVINO

-“Fra tutti gli uomini illustri, che questa nobil famiglia ebbe nel secolo XVI, niuno giunse ad eguagliare la gloria del conte Guido, che come tra’ Condottieri d’esercito ebbe pochi pari a suo’ tempi, così tra’ fautori e protettori delle lettere meritò i più magnifici elogi de’ dotti.” TIRABOSCHI

-“Uomo rinomatissimo nelle armi..Oltre di essere uno de’ condottieri d’eserciti, ch’ebbe pochi pari a’ suoi tempi, fu uomo di grande dottrina.” LITTA

-“Essempio de la milizia e paragon del valore.” P. ARETINO

-“Sorpassò in fama tutti i suoi antenati e gli storici contemporanei lo annoverano fra i più valorosi e celebri capitani.” SPRETI

-“Virum acrem.” VERI

-“Magni nominis virum.” CAPELLA

-“Uomo riputatissimo nelle armi.” BOSI

-“Notissimo nella storia d’Italia.” ALBINI

-“Capitano generoso.” RAINIERI

-“Fortificando Pinerolo, nel far cavar e’ fossi, volse che si lasciasse fra ‘l muro e ‘l fosso una panca di terreno larga di otto braccia in circa. Poi la fece tagliare dal cominciar della muraglia fino al fondo del fosso, si che si venne a fare scarpa. Per la qual cosa il fosso più largo divenne, e la muraglia non rimase scalzata.” MAGGI

-“Questo sig.r conte Guido è lo più grande e honorato sig.r e zentil homo che sia nasuto de Modena asai tempo fa; è benemerito, perché sua ill.ma sig.a è è sempre stato liberalissimo e splendido più che niuno de casa Rangona.” DE’ BIANCHI

-“Esperto in l’arme.” CELEBRINO

-“Famosissimo Capitano de’ suoi tempi.” BONIFACCIO

-Alla difesa di Brescia “Alhor si fece inanzi il conte Guido,/ mosso dal rumor e longo strido./ Animoso era questo e di gran cose,/ né mai in la sua vita fé falanza (errore),/ ben che alcun non li facesse honore;/ con la sua forte e ben membruta lanza/ al primo che ritrova passa il core,/ l’altri seguin lui a simil danza;/ francesi cavaler ristrecti insieme/ adosso a lui a ella sua gente preme.” Da “La rotta e presa fatta a Bresa per li Francesi” riportata dal FRATI

-“La carriera di Guido Rangoni rappresenta quella a cui Pallavicini e Rossi avrebbero potuto aspirare; infatti la svolta decisiva nella sua carriera di medio condottiere veneziano.. era stata compiuta col pontificato di Leone X e il passaggio di Modena alla Chiesa, che per lui e i suoi avevano significato concessioni di feudi e governi nelle altre province dello Stato, condotte e comandi nell’esercito..Aveva cumulato feudi e posizioni militari nel parmense, contro lo ius loci, aveva rivaleggiato con successo con Giovanni dalle Bande Nere, spingendolo ad abbandonare l’esercito pontificio e a cercare miglior fortuna, e, dopo la sua morte, aveva perfino preteso il comando delle riluttanti Bande, di cui erede avrebbe dovuto essere Pietro Maria (Piermaria dei Rossi)..Il contrasto tra Rossi e Rangoni, che diventa particolarmente violento a partire dal 1532, viene espresso in termini di onore militare, attraverso cartelli di sfida che più che al duello mirano a stabilirne l’impossibilità per indegnità dell’avversario, quasi ad eliminare uno dei concorrenti ai sempre meno numerosi impieghi disponibili, nel quadro di smobilitazione che segue la pace di Bologna.” ARCANGELI

-“Famoso e celebrato per prudenza e sapienza tattica più che per condotta guerriera.” MONTANARI

-Con Claudio Rangoni “I quali veramente per le isperentie loro, potevano chiamarsi mastri di guerra.” CONTILE

-“Riputato communemente assai degno tra i Capitani..Fu di statura giusta: e di volto bianco: gli occhi, barba, e i capelli hebbe neri.” CAPRIOLO

-“I coniugi intrattennero sempre stretti rapporti con alcuni fra i letterati più illustri del tempo: di Argentina, che fu dedicataria della commedia “Il marescalco” di Pietro Aretino stampata a venezia nel 1533, si conservano due lettere a Pietro Bembo, mentre Guido – che compose alcuni epigrammi e nel castello di Longiano raccolse una vasta biblioteca di testi latini e greci – tenne a lungo presso di sé, come segretario Bernardo Tasso. Inoltre, fu dedicatario di varie opere come il “De auguriis” di Agostino Niso, il “Comento a Petrarca” di Fausto da Longiano, il “De optima hominum felicitate” e il “De morbo Gallico” di Tommaso Giannotti e l'”opera nova” di Achille Marozzo, il testo più influente della scuola bolognese di scherma.” BAJA GUARIENTI

-“Il conte Guido Rangone vi si atrova:/ Che ha fatte fin ad hor più di una prova.” CORDO

-“Eravi quel Rangone Generale/ De tutti i Colonnelli, et Capitani/ Quivi la fama appriva aperte l’ale/ Et giva a volo per quei monti e piani.” ALBICANTE

-“Della sua formazione come soldato, sappiamo che imparò il maneggio delle armi bianche presso uno dei maestri della “Scuola Bolognese” di scherma, Guido Antonio de Luca, alle cui lezioni assistevano nei medesimi anni anche Giovanni delle Bande Nere e il maestro e trattatista di scherma Achille Marozzo chhe avrebbe poi (1536) dedicato proprio a Guido la sua “Opera Nova Chiamata Duello”.” WIKIPEDIA

BIOGRAFIE SPECIFICHE

G. C. Montanari. Guido Rangoni un condottiero fra Evo Medio e Moderno

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