FRANCESCO GONZAGA

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Last Updated on 2024/02/19

FRANCESCO GONZAGA  (Gianfrancesco Gonzaga) Di Mantova. Marchese di Mantova. Signore di Asola, Lonato, Castel d’Ario, Peschiera del Garda.

Figlio di Federico Gonzaga; fratello di Giovanni Gonzaga; padre di Federico Gonzaga; genero di Ercole d’Este; cognato di Giovanni Sforza, Alfonso d’Este, Annibale Bentivoglio,  Guidobaldo da Montefeltro, Ludovico Sforza e Gilberto di Montpensier (Gilberto di Borbone); nipote di Francesco Secco; suocero di Francesco Maria della Rovere.

1466 (agosto) – 1519 (marzo)

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Ritratto di Francesco II Gonzaga. Artista: Fermo Ghisoni (1505-1575).
Anno, meseStato. Comp. venturaAvversarioCondottaArea attivitàAzioni intraprese ed altri fatti salienti
1469LombardiaA febbraio è armato a Mantova cavaliere dall’imperatore Federico d’Austria in una sosta del suo viaggio per Roma.
1480
Giu.EmiliaE’ accolto con il bucintoro a Ferrara dal duca Ercole d’Este e dal cardinale Ascanio Sforza.
Lug.Emilia

A Ferrara. Viene incontro a Roberto da San Severino ed al signore di Bologna Giovanni Bentivoglio. Ha modo anche di assistere ad una giostra svoltasi nella piazza.

1481
Gen.EmiliaVisita a Ferrara Antonia Malatesta, moglie dello zio Rodolfo. Due anni dopo la donna sarà uccisa dal congiunto perché sospettata di adulterio.
Feb.LombardiaRitorna a Mantova per le nozze della sorella Chiara con il francese Gilberto di Montpensier.
Nov.EmiliaPresenzia, sempre a Ferrara, ad una giostra vinta da Gaspare da San Severino.
1483
Sett.MilanoVeneziaLombardia

Partecipa a Mantova alla cerimonia in cui Alfonso d’Aragona fa benedire nella  chiesa di San Francesco le bandiere dell’ esercito alleato contro i veneziani.

Ott.LombardiaAffianca Francesco Secco all’assedio ed alla successiva conquista di Asola.
1484
Ago.Lombardia

Al termine del conflitto tenta inutilmente di mantenere il possesso dei territori conquistati durante  ai veneziani. Deve restituire Asola alla Serenissima.

1485
Feb.MilanoRinnova la condotta che il padre Federico aveva con gli sforzeschi.
Mar.EmiliaTrascorre tutto il mese a Ferrara con Ercole d’Este dedicandosi solo a tornei e cacce.
Mag.

Concede a Francesco Secco gli stessi poteri dei quali già godeva con il padre Federico.  Può in tal modo trascorrere il proprio tempo tranquillamente, lontano dalle fatiche del governo.

Giu.LombardiaOttiene l’investitura di Castel d’Ario dal vescovo di Trento, cui seguirà, nel mese successivo, anche quella imperiale.
…………Lombardia

Francesco Secco sostiene validamente Francesco Gonzaga allorché, nello stesso periodo, gli zii Giovanni Francesco, Rodolfo e Ludovico (vescovo di Mantova), uniti con Evangelista Gonzaga, organizzano una congiura ai suoi danni per farlo uccidere dal suo cameriere Paolo Erba.

1486
Gen.Emilia

Anche quest’anno si presenta per il Gonzaga un periodo molto caratterizzato da momenti conviviali. A Ferrara, per la rappresentazione di una commedia di Plauto ed a caccia di cinghiali a Codigoro.

Lug.Milano

Rinnova la condotta con gli sforzeschi in senso antiveneziano: gli vengono promesse in caso di vittoria Verona, Vicenza, Brescia, Bergamo, Asola, Lonato e Peschiera del Garda.

Ago.LombardiaOspita a Mantova il futuro suocero Ercole d’Este ed il signore di Bologna Giovanni Bentivoglio.
Sett.Emilia e Romagna

Rientra con Ercole d’Este e Giovanni Bentivoglio al Barco per assistere ad alcune corse di cavalli: il palio è vinto da un suo puledro. Segue Alfonso d’Aragona a Forlì.

1487
Gen.Emilia

A Ferrara, per assistere ad una commedia di Niccolò da Correggio (il Cefalo) e, poi, a Bologna per il matrimonio di Annibale Bentivoglio con una figlia di Ercole d’Este. Durante i festeggiamenti partecipa anche ad una giostra.

Sett. nov.Emilia LombardiaA settembre è segnalato a Ferrara ed a novembre nella sua sede di Mantova.
1488
Giu.EmiliaSempre a Ferrara. Presente ad una giostra con Giulio Tassoni.
1489
Mag.Venezia300 lance 400 cavalli leggeri e 220 fantiVeneto

Passa agli stipendi dei veneziani con il Secco per una condotta complessiva di 300 uomini d’arme, di 400 balestrieri a cavallo e di 220 fanti in tempo di guerra; di 210 uomini d’arme da quattro cavalli ciascuno, di 25 balestrieri a cavallo e di 175 fanti in tempo di pace. La ferma è stabilita in cinque anni più uno di rispetto; lo stipendio è convenuto in 30000 ducati l’anno in pace ed in 40000 ducati in guerra. Il Gonzaga si impegna a combattere contro chiunque in Italia e la Serenissima, da parte sua, è obbligata a proteggere i suoi stati. Si imbarca su una fusta e si reca a Venezia con seicento famigli; il doge Agostino Barbarigo gli va incontro con il bucintoro. Nella città viene alloggiato nel Palazzo Ducale.

Giu.VenetoLascia Venezia e prende la strada di Padova con Sigismondo ed Alberto d’Este.
Nov.Lombardia

A Venezia ed a Ferrara; conduce il suocero nel mantovano a caccia con il falcone.

Dic.EmiliaA Ferrara.
1490
Gen.Emilia e Lombardia

Organizza a Ferrara, nel palazzo di Giulio Tassoni, una festa in maschera. Di seguito raggiunge Milano dove prende parte ad una solenne giostra vinta da Galeazzo da San Severino e da Giberto Borromeo.

Feb.LombardiaA metà mese si sposa con Isabella d’Este, figlia del duca Ercole. E’ segnalato a Belgioioso con la consorte.
Giu.VenetoIn visita a Belluno.
1491
Feb.EmiliaA Ferrara, per le nozze di Alfonso d’Este con Anna Sforza.
Mar.  mag.Emilia e Veneto

Si incontra a Ferrara con gli zii Giovanni Francesco, Rodolfo e Ludovico;  si creano le premesse per il dissidio con l’altro zio Francesco Secco.  Il Secco ed il Gonzaga sono entrambi convocati, in modo separato, a Venezia dal Consiglio dei Dieci. Inviati alla rassegna delle truppe che si svolge a Verona, scoppia tra i due il litigio definitivo che trascende in atti di vera e propria ostilità con imprigionamento reciproco di dipendenti. Il  Gonzaga ritorna con il Secco a Venezia; il doge Agostino Barbarigo sembra ottenere una loro rappacificazione. Il Gonzaga parte per Ferrara mentre il Secco si rifugia a San Martino di Gusnago, da dove fa svuotare il palazzo di Mantova e le sue ville di campagna di tutti i loro arredi.

Giu.Lombardia ed EmiliaSi reca a trovare Francesco Secco a Marmirolo con il suocero Ercole d’Este. A Bologna per le nozze del fratello Giovanni con Laura Bentivoglio.
Lug.Lombardia e Marche

Giovanni Secco fugge dal mantovano per condursi al soldo dei fiorentini. Il Gonzaga fa mettere a sacco dai suoi servi le ville di Bandanello e di San Martino di Gusnago e confisca allo zio  i suoi beni: chiede ed ottiene pure che i veneziani paghino a lui, anziché al  Secco, lo stipendio di 6000 ducati che sarebbe spettato allo zio. Si reca ad Urbino.

Ago. sett.Lombardia

Fa istruire a Mantova un processo di alto tradimento per falso e lesa maestà che si fonda su confessioni estorte con la tortura: il procedimento si conclude con la condanna di  Francesco e Stefano Secco e l’uccisione di Paolo Erba.

Dic.Lombardia

A Milano. In queste occasioni Francesco Gonzaga non si limita più a prendere parte alle varie cerimonie. Ne approfitta anzi per iniziare preziose relazioni di carattere personale.

1492
…………Lombardia

Ha rapporti diplomatici con i turchi. Dona al sultano corazzine, panciere, muli ed invia come suo ambasciatore a Costantinopoli Alessio Beccagnolo con il compito di ottenere  il permesso di importare cavalli arabi per i suoi allevamenti.

Mag.Lombardia

Si lamenta con i veneziani per la scarsa puntualità nella corresponsione dello stipendio convenuto: gli sono dati 2500 ducati ed in cambio deve tenere a Mantova una rivista militare. Organizza pure una splendida giostra in cui si distingue Galeazzo da San Severino. Si rimette ai veneziani in una controversia di tipo amministrativo con Galeotto della Mirandola, sostenuto viceversa da Ludovico Sforza. Rifiuta di prendere parte ad un torneo indetto a Milano, né permette che cavalieri  mantovani siano presenti alle feste milanesi.

Giu.Emilia e VenetoA Ferrara, Venezia e Bologna.
Lug. sett.Toscana e FranciaA Firenze. Si sposta in Francia. A settembre ritorna a Venezia.
1493
Apr.VeneziaMilano

Viene compreso nella lega formata dal pontefice Alessandro VI, dagli Sforza, dagli estensi e dai veneziani. E’ anche agli stipendi del duca di Milano.

Mag.Veneto ed EmiliaA Venezia, per la festa dello “sposalizio del mare”. Accoglie a Ferrara Ludovico Sforza nella sua veste di reggente del ducato di Milano.
Ago.Emilia e ToscanaA Bologna ed a Firenze.
1494
Mar.LombardiaSu pressione dei veneziani non accetta la condotta che gli è proposta dagli aragonesi per contrastare i francesi.
Apr.Milano150 lance

Non accetta, sempre per lo stesso motivo, la proposta del Montpensier, suo cognato, di Perone da Baschi, dell’Aubigny e del Briçonnet di militare per i francesi contro gli aragonesi: gli vengono promessi dai transalpini aumenti territoriali, una condotta di 100 uomini d’arme ed il titolo di capitano generale. Il Gonzaga si comporta in ogni caso ambiguamente perché, mentre da un lato chiede indicazioni politiche ai veneziani, dall’altro spedisce ambasciatori in Francia ed il fratello Giovanni milita nell’ esercito aragonese.

Ago.Lombardia

I veneziani, perplessi, non desiderano che egli vada a trovare il suocero Ercole d’Este filofrancese in modo scoperto; da parte sua agevola nel modenese l’avanzata di Giovan Francesco da San Severino

Ott.

Si incontra con il re Carlo VIII: si giustifica con i veneziani per tale fatto. Informa la Serenissima sugli approcci avanzati da Ludovico Sforza nei suoi confronti affinché aderisca al partito francese; nel contempo, mantiene un suo agente nell’esercito regio per potere essere meglio informato (e riferire a chi di dovere).

Nov.Lombardia

Ospita a Mantova l’ambasciatore del sultano di Costantinopoli, sfuggito nei pressi di Ancona ad un’imboscata che gli è stata tesa da Giovanni della Rovere. Gli dona 1000 ducati per fare ritorno in Turchia.

Dic.LombardiaI veneziani trattano per il rinnovo della condotta a Francesco Gonzaga con un beneplacito di quattro mesi.
1495
Gen.Inizia con i veneziani le trattative per il rinnovo della condotta. Pretende il titolo di capitano generale.
Feb.Venezia440 lance 67 cavalli leggeri e 367 fanti

Gli viene rinnovata la condotta per altri cinque anni. Ha sempre l’obbligo di combattere chiunque in Italia; gli sono riconosciuti ufficialmente 44000 ducati (nella realtà 40000 per salvare il suo prestigio) in tempo di pace e di 66000 in tempo di guerra (53333, reali). La condotta è stabilita in 330 uomini d’arme (di quattro cavalli ciascuno), 50 balestrieri a cavallo e 275 fanti in tempo di pace e di 440 uomini d’ arme, 67 balestrieri a cavallo e 367 fanti in caso di conflitto. Nella condotta sono pure compresi gli uomini d’armi e lo stipendio dello zio Rodolfo.

Mag.LombardiaE’ presente alla manifestazione in cui Ludovico Sforza viene investito in modo ufficiale del ducato di Milano.
Giu.VeneziaFranciaGovernatore g.leLombardia

I commissari veneziani Piero Marcello e Giorgio Emo gli consegnano le insegne di governatore generale dell’esercito della Serenissima. Si allontana da Mantova con 500 cavalli per affrontare i francesi; è seguito dallo zio Rodolfo che conduce il resto delle truppe. Giunge a Seniga sull’Oglio;  ha ai suoi ordini 6000 cavalli e 6000 fanti, senza contare le cernite, i guastatori e gli schioppettieri.

Lug.Capitano g.leLombardia  Emilia e Piemonte

Al campo di Gerolanuova;  sfida vanamente a battaglia i nemici; getta un ponte sull’Oglio e lo attraversa con 1000 uomini d’arme e 10000 fanti; supera, in un secondo momento, il Po e per il parmense perviene a Borgo Val di Taro. Vi si fortifica ed aspetta le squadre sforzesche capitanate da Giovan Francesco da San Severino; invia pure alcuni fanti a Pontremoli, 500 a Genova ed altri 1000 li colloca sugli Appennini a Fornovo. Decide di attirare i francesi in campo aperto, invece che limitarsi a contrastarli presidiando i passi appenninici. Gli avversari varcano i monti tra Sarzana e Parma, superano il passo della Cisa e scendono nella valle del Taro a Fornovo. Il Gonzaga blocca loro il passo: colloca Giovan Francesco da San Severino alla destra con 400 uomini d’arme e 2000 fanti (300 tedeschi e 1700 italiani), egli si colloca al  centro con 500 uomini d’arme, 500/600 balestrieri a cavallo e 5000 fanti; alla sinistra, vi è Bernardino di Montone con 350 uomini d’arme (un totale di 25000 uomini, 5000 sforzeschi, il resto veneziani). L’esercito francese, comandato dal maresciallo di Gié, conta su 19000 uomini. La battaglia inizia a metà pomeriggio, dopo una violenta pioggia con grandine che rende parzialmente utilizzabile la polvere da sparo a causa dell’umidità; si ingrossa anche il Taro e questa circostanza impaccia notevolmente il piano  che prevede il guado del fiume. Il Gonzaga assale l’avanguardia francese sulle sponde ghiaiose del Taro, supera la resistenza di un’ insegna di fanti guasconi, posta alla difesa delle artiglierie, ed una di arcieri a cavallo: gli è ferita la cavalcatura ed a stento si sottrae alla furia dei nemici. Attraversa il fiume con uno squadrone di 600 uomini d’arme, una grossa banda di stradiotti, altri cavalli leggeri e 5000 fanti e lascia, al di là del Taro, con truppe di riserva, Antonio da Montefeltro. L’urto è feroce; gli stradiotti si danno però al saccheggio dei carriaggi e gli sforzeschi non forzano il loro attacco. Le ordinanze del Montefeltro, infine, che dovrebbero sostenere il suo attacco, non riescono ad attraversare il Taro a causa della piena del fiume. E’ così costretto a lasciare libero il passo agli avversari: è in grado solo di impedire la fuga dei suoi verso Parma. In un’ora, il combattimento non dura di più, muoiono di parte italiana più di 3500 soldati, di cui 300 uomini d’arme con capitani quali Rodolfo Gonzaga e  Ranuccio Farnese; tra i francesi i morti sono un migliaio. Sconfitto sul piano militare, è vittorioso sul piano politico perché l’edificio costruito dal re Carlo VIII crolla di colpo. Si impossessa di un enorme bottino valutato sui 300000 ducati: oltre ad armi, munizioni, provviste e oggetti d’arte, razziati in palazzi, chiese e conventi, vi sono anche l’elmo, la spada, il sigillo del sovrano ed un album che raffigura le amanti reali. Nei giorni successivi Carlo VIII gli invia il Commynes, il cardinale di Saint Malo, il Gié ed il Piennes che gli fanno larghe promesse nel caso in cui non molesti i francesi  durante la loro marcia verso la Francia: risponde negativamente.  Si accorge con un giorno di ritardo che i nemici hanno già levato il campo da Medesano. Pensa di fare sbarrare loro il transito alla stretta di Stradella; i condottieri ducali si oppongono al suo disegno per timore che si verifichi qualche sollevazione antisforzesca ad opera di Gian Giacomo da Trivulzio. Il Gonzaga si accampa a San Giorgio di Lomellina e si sposta all’assedio di Novara. Vi sono subito scaramucce con i francesi che vengono respinti nei borghi; invia 200 cavalli leggeri a Valenza per obbligare la marchesa Maria di Monferrato a non agevolare gli avversari che si stanno ritirando alla volta di Asti. Trasferisce i suoi alloggiamenti a Vespolate dove si mette alla retroguardia a copertura delle artiglierie. I veneziani lo nominano capitano generale e gli consegnano bastone e stendardo tramite Alvise Marcello; gli sono pure fatti avere 10000 ducati per ricostituire la compagnia dello zio Rodolfo uscita malconcia dallo scontro di Fornovo; gli sono anche riconosciuti 2000 ducati per il suo piatto ed altri 1000 per la moglie. E’ accontentato in tutto, anche nella sua richiesta che si trasferito il provveditore degli stradiotti Piero Duodo, di cui ha avuto modo di lamentarsi. Sospetta di Gaspare da San Severino che ritiene troppo amico dei francesi. In segno di gratitudine su indicazione  del suo consigliere frate Girolamo Redri, fa erigere in Mantova la chiesa di Santa Maria della Vittoria. Nella pala d’altare che commissiona  ad Andrea Mantegna, per ricordare il suo trionfo il pittore lo rappresenta vestito dell’ armatura da lui indossata in battaglia, inginocchiato ai piedi della Madonna che ha ai lati San Michele e San Giorgio. Per ironia della sorte, l’ex-voto del preteso vincitore (la “Madonna della Vittoria”), sarà trafugato dai francesi nel 1797 per essere trasferito al museo del Louvre a Parigi.

Ago.Piemonte

Si ammala al campo di Vespolate. Negli stessi giorni è insignito del titolo di capitano generale della Lega Italica. Lo viene a trovare Ludovico Sforza con la moglie Beatrice d’Este; accoglie gli ospiti facendo sfilare delle truppe ai suoi ordini. In breve fa occupare i passi intorno a Novara, conquista il castello di Briona, si rafforza in Camariano e Bolgari da dove taglia i flussi di rifornimento diretti da Vercelli alla città: si muove a Granozzo ed a Casalino; con Giovan Francesco da San Severino, Niccolò Orsini e Pandolfo Malatesta intercetta un convoglio di vettovaglie. Da Bolgari raggiunge a Lumellogno gli sforzeschi di Galeazzo da San Severino; per stringere meglio i difensori in Novara espugna il monastero di San Francesco vicino alle mura cittadine e vi colloca 200 uomini d’arme e 3000 fanti tedeschi. Il giorno seguente penetra nel bastione costruito dai francesi intorno alla chiesa di San Nazzaro, occupa tutto il borgo e l’altro bastione contiguo la porta. La sua azione obbliga il duca d’ Orleans a dare fuoco ai sobborghi ed a arretrare entro la cinta muraria.

Sett.Piemonte

A causa di una donna sorgono aspri disordini nel campo tedesco tra soldati italiani e tedeschi: il risultato è costituito da sette carri di morti d’ambo le parti. Interviene con altri capitani placando gli animi con buone parole e doni. E’ costretto a sedare nuovi tumulti sorti tra fanti italiani che militano per i veneziani e fanti tedeschi: vi sono ancora molti morti.  Francesco Gonzaga rappacifica i contendenti offrendo loro vino a sue spese.

Ott.Piemonte  Lombardia

Sempre all’assedio di Novara. Non si spaventa quando si sparge la notizia dell’arrivo in soccorso ai difensori di 20000 svizzeri; si prepara a riceverli. Nello stesso tempo, dopo essere stato contattato dall’Argenton, fa pressioni su veneziani e sforzeschi per la stipula  di una pace a buone condizioni. Si mette in contatto con il  Trivulzio tramite l’invia  a Vercelli di Roberto Boschetti. Le trattative sono seguite da un lato dal principe d’Orange, dall’Argenton, dal Ghienne, dal Piennes, dal Trivulzio e da Camillo Vitelli; egli è, viceversa, affiancato dal provveditore Domenico Contarini, da Luigi Avogadro e da Febo Gonzaga. E’ siglato, infine, un trattato per mezzo di Giovanni Bernardino Visconti: gli alleati ottengono Novara mediante l’esborso di una notevole somma di denaro. A metà mese Luigi d’Orleans esce dalla città e, scortato dallo stesso Gonzaga e da Galeazzo da San Severino,  si porta a Vercelli. Subito dopo il marchese di Mantova si incontra in tale località con il re Carlo VIII e libera il Bastardo di Borbone catturato a Fornovo: il sovrano gli dona alcune cavalcature, una delle quali del valore di 1000 ducati. Anche il Gonzaga dona al re due cavalcature, tra cui un morello nato in Calabria, particolarmente abile nelle esercitazioni equestri. Carlo VIII cerca di averlo ai suoi stipendi affinché combatta nel regno di Napoli ai danni degli aragonesi. Anche il duca d’ Orleans, il futuro Luigi XII, viene a fargli visita al campo, come il suocero Ercole d’Este cui va incontro con 1000 cavalli.  Rientra a Mantova con la scusa che la sorella, moglie del Montpensier, è ammalata in tale città.

Nov.Lombardia Emilia e Veneto

Vengono a trovare il Gonzaga nel castello di San Giorgio i provveditori Luca Pisani e Marchionne Trevisan.  Si incontra a Pontelagoscuro con Sigismondo d’Este; si reca a Chioggia e da qui raggiunge    Venezia con un seguito di trecento persone. Nella città  è accolto con il bucintoro. Viene ospitato nel palazzo già di Roberto da San Severino e gli sono riconosciuti 40 ducati il giorno per le sue spese. A Mantova.

1496
Gen.VeneziaFranciaLombardia e Veneto

E’ inviato nel regno di Napoli in soccorso di Ferdinando d’Aragona. Luca Pisani gli consegna a Mantova 10000 ducati; il Gonzaga sollecita altro denaro e si reca a Venezia: gli vengono erogati altri 15000 ducati dietro la promessa di una sua pronta partenza per il nuovo teatro d’operazioni.

Feb.Lombardia   Romagna

Imbarca su una fusta e su 50 grosse barche 1400 cavalcature, carriaggi e vettovaglie che  per via Po giungono a Ferrara e da qui a Sant’Alberto dove è fissata l’adunata generale.

Mar.Romagna Marche Umbria e Lazio

Lascia Cesenatico, tocca per strada Rimini, Pesaro, Fano, Fossombrone (dove si incontra con il cognato Guidobaldo da Montefeltro), Cagli e Foligno. Entra in Roma per la Porta del Popolo con 300 uomini d’arme e 200 cavalli leggeri. Attraversa Campo dei Fiori, giunge al ponte di Castel Sant’ Angelo  salutato dalle bombarde della fortezza. In Vaticano, dove lo attende il papa Alessandro VI attorniato da otto cardinali. La domenica delle Palme occupa il posto d’onore in una cerimonia religiosa. Riceve la prima palma benedetta, quindi la Rosa d’Oro testimonianza del favore eccezionale nei suoi confronti della Santa Sede. Il pontefice gli accorda un’udienza privata per ascoltare direttamente dalla sua voce il resoconto della battaglia di Fornovo. Il Gonzaga punta su Valmontone e San Germano (Cassino).

Apr.Campania e Puglia

Si trova a Capua con 400 uomini d’arme, 5000 fanti e 500 cavalli leggeri; visita a Napoli il re Ferdinando d’Aragona. Si dirige a Grottaminarda ed a Lucera: ha ora ai suoi ordini 1200 uomini d’arme, 800 stradiotti e 8000 fanti fra svizzeri, tedeschi ed italiani. Al suo arrivo è tenuto un consiglio di guerra nel quale si decide di non affrontare i francesi (fermi a San Severo) in campo aperto, ma di procedere ad azioni di disturbo per cercare di approfittare delle discordie intestine all’esercito nemico. Si allontana da Foggia e si accampa sulle alture attorno a Lucera: recupera Monteverde, Rocchetta e Carbonara.

Mag.Puglia e Campania

A Monteleone di Puglia; si sposta verso Vallata, la espugna e tratta i difensori con severità. Gli abitanti delle località limitrofe si spaventano;  si arrendono senza problemi le località di Carife,  Montenero di Bisaccia,  Guardia Lombardi,  Lacedonia,  Orsara di Puglia e  Montaguto. Rientra a Lucera dove viene raggiunto dal re di Napoli. Si dirige ora nella zona tra il monte Torretta e Biccari;  giunge a Castelfranco in Miscano, presidiato dai francesi. Ottenutane la resa grazie agli abitanti che scacciano il presidio, si incontra a Paduli con Giovanni Sforza

Giu.Campania Basilicata

Assale, invano, Circello con gli stradiotti; effettua alcune incursioni nei territori di Fragneto Monforte,  Morcone,  Montecalvo Irpino,  Gesualdo e  Andretta. Provoca inutilmente a battaglia con 1700 cavalli leggeri i francesi a Masseria Finocchio; investe ancora Fragneto Monforte e dopo venti ore di bombardamento ne abbatte una torre e parte delle mura: la guarnigione si arrende a patti ed i borghi vengono messi a sacco. Insegue i francesi sotto Venosa e li sfida nuovamente a battaglia. L’esercito nemico si sfalda mentre ai suoi uomini si congiungono quelli di Consalvo di Cordoba: la guerra si riduce a scorrerie di cavalli leggeri ed in razzie di bestiame.

Lug.Basilicata

Gli stradiotti ed i cavalli leggeri del Gonzaga (500) sbaragliano una colonna di 150 uomini d’arme di Paolo Vitelli e di Paolo Orsini che si stanno dirigendo verso Venosa alla ricerca di vettovaglie. Persuade il Montpensier (suo cognato), assediato in Atella, ad arrendersi a patti nel caso che non riceva soccorsi entro un mese dal re di Francia.

Ago.Basilicata  Campania

Allo scadere dei termini pattuiti scorta fino a Baia Domizia ed a Castellammare di Stabia 1500 cavalli e 1500 fanti svizzeri che desiderano imbarcarsi per la Francia. Chiede il permesso ai veneziani di rientrare nei suoi stati.

Sett.Campania Lazio e Marche

Prende la malaria a Teano; si reca a Napoli, rende visita a Somma Vesuviana all’infermo Ferdinando d’Aragona, tocca Capua e raggiunge in fretta Fondi per sfuggire alle predizioni di alcuni astrologi che prevedono la sua morte a Napoli. Sulla via del rientro fa tappa a Loreto ed a Ancona.

Ott.Romagna Lombardia

Tocca Ravenna e Ferrara; da tale città prosegue per fiume ad Ostiglia ed a Mantova. Al suo fianco si trova Paolo Vitelli che si è arreso nelle sue mani ad Atella.

Nov.Veneto

Sempre per via fluviale si reca a Chioggia ed a Venezia: con lui sono anche Febo Gonzaga, Filippo dei Rossi, Giacomazzo da Venezia e Piero Gentile che hanno combattuto ai suoi ordini nel regno di Napoli. Porta il lutto per la morte dello zio Giovanni Francesco e per quella del re di Napoli: nella città alloggia nel palazzo di Roberto da San Severino. Si prospetta un suo viaggio in Francia presso Carlo VIII.

Dic.Lombardia e Francia

Incominciano i primi screzi con la Serenissima che hanno l’andamento di un crescendo rossiniano: la sorella Chiara, vedova del Montpensier, è scortata  in Francia da un suo uomo di  fiducia, Piero Gentile.

1497
Gen.Lombardia

Libera Paolo Vitelli con affermazioni pretestuose, nonostante che i veneziani gli abbiano dato l’ordine di tenerlo prigioniero nel castello di San Giorgio.

Apr.EmiliaA Ferrara.
Giu.Lombardia e Veneto

Viene licenziato all’ improvviso dal Consiglio dei Dieci che lo priva del titolo di capitano generale e della provvigione annua a seguito di sue trattative segrete per passare agli stipendi dei francesi. Il duca di Milano, infatti, provvede ad informare la Serenissima sul vero contenuto della missione di Piero Gentile in Francia;  un frate agostiniano, Agostino di Rignano, proveniente dalla Francia, conferma le pratiche in corso. Il Gonzaga si precipita a Venezia per perorare la sua causa; non è ricevuto e si trova sommerso dai debiti per anticipi ricevuti sulla sua provvigione (20000 ducati), per forniture di sale al marchesato (8000 ducati), per altre migliaia di ducati verso mercanti padovani per la fornitura di spezie. Si difende addebitando ogni colpa a Ludovico Sforza ed a Galeazzo da San Severino che, a suo dire, hanno costruito lettere false nei suoi confronti. I veneziani, d’altronde, colgono la palla al balzo perché si liberano delle considerevoli spese legate alla sua condotta (almeno 46500 ducati in un anno). Nel dichiararsi innocente addebita ogni colpa a Piero Gentile. Nella sua ipocrisia si veste a lutto allo scopo di manifestare in modo manifesto tutto il suo disappunto.

Sett.Lombardia

A Brescia in incognito (è ospite di Luigi Avogadro): vi incontra l’ex regina di Cipro Caterina Corner; prende parte a numerose feste in compagnia dell’ amante del momento.

1498
Feb.LombardiaI veneziani non accettano le sue offerte volte a riottenere la sua carica.
Mar.Lombardia

Tramite il suo cortigiano Giovanni Battista Trevisan corrompe un segretario del  Consiglio dei Dieci (Antonio Landi) per essere meglio informato sull’ evoluzione delle sue vicende. Il fatto è scoperto ed il Landi viene impiccato

Apr.Emilia e Lombardia

A  Ferrara con 300 famigli: è ospite del suocero. Rientra a Mantova ed è costretto a licenziare 100 uomini d’arme per mancanza di denaro.

Mag.MilanoLombardia

Non rompe con i veneziani e tratta con il duca di Milano. Si reca a Milano e gli viene riconosciuta da Ludovico Sforza una provvigione annua di 30000 ducati.

Giu.Lombardia ed Emilia

Ancora a Milano nei primi giorni del mese. Di seguito ospita a Mantova Ludovico Sforza che gli fa consegnare 10000 ducati con i quali può riconoscere due paghe ai suoi uomini. Successivamente si reca a Ferrara. Nello stesso mese protegge nelle loro ragioni, su Carpi e Mirandola, Giberto Pio ed Antonio Maria della Mirandola. Rifiuta anche di fornire  40 uomini d’arme e  60 cavalli leggeri che gli sono richiesti dal  cognato Guidobaldo da Montefeltro

Ago.Lombardia e Marche

Scontento del trattamento (o meglio perché gli è stata richiesta da Ludovico Sforza la consegna di alcune piazzeforti), si riavvicina ai veneziani  ricevendo un nuovo rifiuto. Si reca in pellegrinaggio a Loreto.

Sett.Lombardia e Veneto

Invia 70 balestrieri a cavallo in soccorso della signora di Forlì Caterina Sforza in guerra con i veneziani; nel contempo rinnova le pratiche di riavvicinamento  con la  Serenissima. Se ne discute in sede di Consiglio dei Dieci che, contro il parere del Collegio dei Pregadi, decide di ricondurlo con uno stipendio di 32000 ducati (20000 subito) per liberare Pisa dall’assedio dei fiorentini. Il Gonzaga richiama i cavalli leggeri inviati giorni prima in Romagna; si stabilisce, a seguito di trattative condotte dal fratello Giovanni, che raggiunga la Garfagnana con 300 uomini d’arme, compresi 200 balestrieri a cavallo. Si reca a Venezia in Collegio con il fratello; accetta le condizioni che gli sono proposte ed acconsente di partire per Pisa con il provveditore Niccolò Foscarini; visita anche l’arsenale dove fa caricare su 2 chiatte artiglierie ed armi da trasportare in Romagna via Po. Al suo rientro a Mantova pone subito alcune riserve aggiuntive come la richiesta di una condotta per Ludovico della Mirandola, per Cristoforo Torelli e per Francesco Torelli (risposta negativa); domanda anche altri 5000 ducati per rimettere in ordine le proprie compagnie. Lo Sforza lo fa avvicinare con la promessa del capitanato generale; lo minaccia nello stesso tempo e ne fanno le spese i Gonzaga di Novellara. Continua il suo gioco al rialzo con i veneziani, esige il capitanato generale; nota che l’impresa pisana sia oltre modo difficile e si lamenta perché i suoi parenti di Novellara non abbiano ricevuta alcuna assistenza dai veneziani. Questi ultimi esitano a compiere questo passo per timore di inimicarsi Niccolò Orsini, i cui servizi si sono rivelati preziosi, nonché di interrompere trattative in corso con Gian Giacomo di Trivulzio.  Galeazzo da San Severino a Milano rinuncia al comando delle truppe sforzesche a suo favore; il Gonzaga si sente così autorizzato ad alzare il tiro delle sue richieste per cui rifiuta i 5000 ducati domandati in precedenza e vuole che siano riviste le sue richieste economiche. Nel credere sempre più indispensabile la sua presenza pretende una provvigione annua di 70000 ducati per quattro anni, valida sia in tempo di guerra che in pace, il pagamento dilazionato dei  suoi debiti a fronte della fornitura di sale, l’appoggio perché un fratello ottenga dal papa il cappello cardinalizio,  una condotta di 400 lance e di 200 cavalli leggeri. Per quanto offesa la Signoria si limita a reiterare l’invito al marchese di trasferirsi in Romagna. La risposta veneziana non si fa però attendere: la sua intransigenza induce la Serenissima a rinunciare ad ogni tentativo di accordo. Negli stessi giorni è stilato un accordo con il re di Francia ai danni del duca di Milano. A fine mese l’imperatore lo nomina capitano generale delle truppe imperiali in Italia. La notizia gli viene recapitata il mese dopo  a Mantova da Cesare da Birago.

Ott.Milano ImperoCapitano g.le 300 lance e 100 cavalli leggeriLombardia e Veneto

Si reca ancora a Venezia: al rientro si riconduce con il duca di Milano che gli riconosce uno stipendio di 54000 ducati, compresi 4000 ducati per il genero Enea da Cavriana.

Nov.Lombardia

I veneziani, attraverso il vicecollaterale Girolamo del Monte gli richiedono 11000 ducati che gli sono stati anticipati, con una insistenza tale che è costretto a restituirne 8000 non appena ne riceve 10000 da Ludovico Sforza. Nel medesimo periodo viene segnalato andare a caccia con il falcone a Marmirolo. Da Milano giungono Galeazzo Visconti ed Erasmo Brasca che gli consegnano due stendardi ed il bastone d’argento di capitano generale; invece dei 25000 ducati, gliene recapitano solo 6000 e gliene sono promessi altri 9000 per dicembre.

1499
Gen.LombardiaStanco della situazione, invia suoi emissari a Venezia per cercare di ricucire lo strappo.
Feb.Lombardia

Lo Sforza invita il Gonzaga a trasferirsi in Casentino per opporsi ai veneziani di Niccolò Orsini, che, negli stessi giorni ha lasciato il bresciano per trasferirsi in Romagna. Spedisce, mal volentieri, 100 balestrieri a cavallo a Castrocaro Terme ed invia  spie a  Peschiera del Garda per controllare  i movimenti del condottiero veneziano.

Mar.LombardiaAssiste ad una giostra in cui Rinieri della Sassetta si batte con Gherardo Roberti. Il premio per il vincitore, il della Sassetta, consiste in  una cappa ed in uno stocco del valore di 150 ducati.
Apr.Emilia

Si incontra a Ferrara con Annibale Bentivoglio: gli sono consegnati dal duca di Milano 15000 ducati. Anche lo Sforza si rivela sempre più scontento del suo operato e nomina di nuovo come suo capitano generale Galeazzo da San Severino.

……….E’ ritardato il pagamento degli stipendi. Sospettato di tradimento, viene congedato dagli sforzeschi.
Ago.Si riavvicina ai francesi tramite Gian Giacomo da Trivulzio. Tratta nello stesso tempo con la Serenissima.
Sett.Lombardia

Passa in rassegna le sue compagnie. Ludovico Sforza, nell’imminenza di una guerra con francesi e veneziani cerca di recuperarlo alla sua causa e gli invia del denaro; gli è anche offerta la signoria, tramite Antonio Costabili e Gaspare Stanga, di Casalmaggiore, di Piadena, di Spineda e di altre località appartenenti a Gaspare da San Severino. Rifiuta ogni  approccio e riprende le trattative con i veneziani cui invia Antonio di Ruberti e Donato di Preti: il Consiglio dei Dieci dà risposta negativa. Con la rapida sconfitta del duca di Milano invia il fratello Giovanni ed altri messaggeri (Baldino Scarampo) a rendere atto di omaggio al re Luigi XII. Si reca a Milano ed a Pavia: viene accolto con benevolenza dal re e dal duca di Savoia con i quali si accompagna a caccia di cervi e di daini nel parco di Mirabello. E’ visto anche con Cesare Borgia in una battuta di caccia ad un cinghiale entro una fitta macchia nella brughiera attorno alla certosa di Pavia.

Ott.Francia50 lanceLombardia

Segue Luigi XII nel suo ingresso in Milano; è al suo fianco  sotto il baldacchino; in cambio dell’atto di sottomissione gli viene data una condotta di 50 lance, gli è concesso il collare dell’ ordine di San Michele ed una pensione di 6000/ 12000 ducati. Dona al re 10 destrieri turchi e 10 cavalcature da battaglia  (“cavalli grossi”); il sovrano contraccambia con un gioiello. I veneziani protestano; i suoi rapporti con la Serenissima si fanno tanto tesi che è costretto ad impegnare alcuni gioielli per potere pagare le forniture di sale.

1500
Gen. feb.Lombardia

Francesco Sforza rientra in Lombardia per recuperare il ducato: Francesco Gonzaga si reca a Pavia per salutarlo; la sua politica, al solito, oscilla secondo le circostanze per cui permette al fratello Giovanni di militare con gli sforzeschi. Raccoglie truppe sui confini con il veneziano. Negli stessi giorni per ingraziarsi il Borgia gli propone di fare da padrino al figlio.

Mar. giu.LombardiaA marzo i veneziani destinano forti contingenti di truppe nel veronese ai confini con il mantovano. A maggio i francesi gli chiedono 50000 ducati e di giustificare la condotta ambigua tenuta negli ultimi tempi. Vista la situazione, a giugno cerca l’aiuto del cardinale di Rouen cui fa avere ricchi doni.
Lug. ago.Lombardia ed Emilia

Si offre ai fiorentini ed ai veneziani per combattere i turchi (400 uomini d’arme e 300 cavalli leggeri). Accoglie a Mantova Galeazzo e Gaspare da San Severino che hanno militato con lo Sforza nell’ultima campagna.  Il fatto alimenta sempre più le rimostranze  francesi nei suoi confronti. Si incontra allora di nascosto a Bondeno con il suocero Ercole d’Este e lo incita ad intercedere a suo favore sui transalpini.

Sett.Lombardia

Invia in soccorso del cognato Giovanni Sforza 100 uomini che agli ordini di Giacomo Albanese affrontano le milizie pontificie. Allorché il congiunto è scacciato da Pesaro lo ospita a Mantova

Ott. nov.Lombardia ed EmiliaAd ottobre è segnalato a Sermide. A novembre si incontra a Ferrara con il cognato il duca Alfonso d’Este.
1501
Sett.ImperoOttiene da Massimiliano d’Austria il permesso di assoldare nei territori dell’impero dai 6000 agli 8000 uomini.
…………Lombardia

Si premunisce contro le mire espansionistiche del  Borgia;  si avvicina ancora una volta al re di Francia: provvede a fare partire dai suoi stati tutti i fuoriusciti milanesi.   Ne rafforza i confini (il serraglio) con i relativi castelli.

1502
Lug.LombardiaViene convocato a Vigevano dal re di Francia Luigi XII.
Ago.Francia100 lanceLombardia

Gli sono offerte dai francesi una condotta ed una provvigione (18000 franchi): queste vengono considerate  dagli osservatori più un fatto onorario che effettivo, un modo come un altro per salvargli la faccia.  Il Gonzaga si trova a Milano al fianco del sovrano francese con il Trivulzio, il Montefeltro e Giovanni Sforza: come altri attacca la politica del  Borgia. A Pavia è sfidato a duello con la spada ed il pugnale da quest’ultimo: un energico intervento regio è sufficiente ad acquietare gli animi.

Sett.Liguria e Lombardia

Segue il re a Genova; Luigi XII si reca in Francia;  ottiene il permesso di rientrare a Mantova per il timore della peste. A Genova, imbarcato sulla nave regia, ha un colloquio con il Borgia, che sfocia con la promessa di matrimonio tra il figlio Federico e la neonata figlia del duca Valentino nonché nella concessione, dietro la consegna di 25000 ducati, del cappello cardinalizio (e di alcuni benefici ecclesiastici legati all’ abbazia di San Benedetto a Mantova) per il fratello Sigismondo. I francesi si oppongono ad una sua condotta con i fiorentini (200 uomini d’arme e stipendio di 25000 ducati).

Ott.Francia

E’ invitato in Francia;  raggiunge il paese transalpino con 50 cavalli; la sua compagnia viene trasferita nel regno di Napoli per combattervi gli spagnoli.

Dic.Lombardia

Ha il permesso di rientrare nei suoi stati che raggiunge transitando per Torino per proseguire in un secondo momento  via Po fino a Mantova.

1503
Mar.LombardiaSpedisce nel regno di Napoli, in ausilio ai francesi impegnati con gli spagnoli, 150 stradiotti.
Giu.EmiliaA Reggio Emilia per un consiglio di guerra con il la Trémouille e Gian Giacomo da Trivulzio.
Lug.Emilia

Alessandro VI lo nomina capitano generale della Chiesa. E’ segnalato a Parma sempre con il la Trémouille ed il Trivulzio.

Lug.ChiesaCapitano g.leEmiliaIl papa Alessandro VI lo nomina capitano generale dello stato della Chiesa. A Parma sempre con il la Trémouille ed il Trivulzio.
Ago.FranciaSpagnaLuogo tenente g.leLombardia ed Emilia

Con la malattia del la Trémouille è nominato luogotenente generale dal re Luigi XII. Ha il comando delle truppe italiane nel regno di Napoli contro gli spagnoli. Lascia Mantova e giunge a Bologna con 50 uomini d’arme e 200 fra cavalli leggeri e stradiotti: nella città viene ospitato da Giovanni Bentivoglio. Denuncia i sintomi della malaria.

Sett.Toscana e Lazio

Transita per Siena e si ferma tra Buonconvento e Viterbo con il balivo di Caen ed il Sandricourt: i mercanti, a causa dei disordini sorti in Roma per la morte del pontefice, hanno difficoltà ad accettare le lettere di cambio; francesi e gli svizzeri, da parte loro, non vogliono marciare verso il regno di Napoli se non dopo che siano state saldate le paghe.

Ott.Lazio

Si accampa nei pressi di Roma, tra Nepi ed Isola Farnese per fare pressioni sul  conclave affinché sia eletto un papa francese. Con la nomina di Pio III prosegue la marcia, attraversa Ponte Milvio e sfiora Roma. Tocca Albano, Frascati, Valmontone,  terre dei colonnesi che gli concedono senza problemi le vettovaglie necessarie; lambisce Ferentino e Frosinone e si dirige su Cassino ove si è fermato Consalvo di Cordoba.

Nov.Lazio

A Pontecorvo; a Ceprano è raggiunto dal marchese Ludovico di Saluzzo che proviene da Gaeta. Tenta di espugnare Roccasecca alla cui difesa si trovano 1200 fanti spagnoli agli ordini del Villalba. Invia un trombetta per spaventare il presidio e minaccia la guarnigione di morte in caso di sua vittoria. Pietro Navarro intimorisce a sua volta l’araldo nel caso in cui costui si faccia nuovamente vedere. Il Gonzaga lo rimanda e quest’ultimo è impiccato. Sono condotti in tre giorni furiosi bombardamenti e sanguinosi assalti: all’ apparire di soccorsi  condotti da Prospero Colonna, dal Navarro e da Diego di Mendoza il Gonzaga fa levare di notte  il campo  per volgersi verso Aquino ed il Garigliano. Lascia 700 fanti alla guardia di Roccaguglielma;  rientra a Pontecorvo. dove perde sette giorni. Per Fondi giunge al Garigliano nei pressi di Minturno, per valicare  il fiume quasi alla foce: getta un ponte di barche e con le artiglierie crea una piccola testa di ponte (la torre della Scafa) da cui scaccia il presidio spagnolo.

Dic.Campania Lazio e Lombardia

Il Baiardo difende la testa di ponte sul Garigliano contro la cavalleria leggera di Fabrizio Colonna e la fanteria di Garcia di Paredes e del Villalba. Il Gonzaga concepisce il disegno di costruire un altro ponte facendo venire dal mare alcuni battelli da carico. Il campo francese non è però tranquillo, sono in aumento le diserzioni ed egli non è in grado di opporsi con energia alle pretese dei capitani francesi che gli stanno vicino: il  Sandricourt, anzi, gli dà il soprannome di “buggerone” (che allora ha il senso amante di fanciulli, come spesso erano chiamati per dileggio i soldati italiani dai francesi) perché non vuole assalire Rocca d’Evandro. Sfiduciato e depresso, con la scusa di una sopraggiunta febbre abbandona il comando   facendosi sostituire  dal marchese di Saluzzo. Transita per Fondi, Roma e rientra a Mantova. A Marmirolo alcuni dei suoi uomini muoiono di peste.

1504
Gen.LombardiaViene contattato dai fiorentini. Il re di Francia lo vuole invece in Francia. Da parte sua cerca di riavviare le trattative con i veneziani.
Apr.Emilia

Si reca a Ferrara per fare da paciere tra Ercole d’Este ed il figlio Ippolito, cardinale. Il Gonzaga è ora in disgrazia dei francesi: alcuni suoi soldati sono svaligiati dal duca di Trivento. Se ne lamenta;  il suo ambasciatore non è neppure ricevuto.

1505
apr. ago.

Ha contatti con i fiorentini per combattere i pisani (condotta di 200 uomini d’arme e di 400 cavalli leggeri con titolo di capitano generale. Costo complessivo, 33000 ducati il mese). Le trattative durano più mesi per la sua pretesa di non voler combattere il re di Francia e quello di Spagna.  La condotta è ratificata dai fiorentini;  il Gonzaga a fine giugno giunge a Firenze con 50 armati. La vigilia di San Giovanni una delle sue cavalcature vince il palio;  subito dopo, un altro suo destriero vincerà il palio di Sant’Egidio. Rientra  a Mantova mentre la sua compagnia dovrebbe restare in Toscana.  Luigi XII non dà la sua approvazione per tale condotta, cosicché il marchese è costretto a rifiutare l’acconto che gli è stato proposto di 4000 ducati,  ritenuto, peraltro, a suo parere inadeguato.

………..Si interpone, invano, sul papa Giulio II per ottenere la liberazione di Cesare Borgia.
1506
Apr.

Respinge una nuova offerta dei fiorentini che prevede, con l’incarico di capitano generale, una condotta di 250 uomini d’arme ed una provvigione di 33000 scudi l’anno, comprensiva del suo piatto. Come condizioni supplementari sono poste la possibilità di un aumento di 50 uomini d’arme su richiesta della repubblica e l’obbligo della rassegna a due mesi dalla firma del contratto.

Ago.ChiesaBolognaCapitano g.le 200 cavalli leggeriLombardia Emilia Romagna Marche

Rifiuta inizialmente di consegnare ad Alfonso d’Este il fratello di costui Giulio, che ha attentato alla vita del duca di Ferrara: lo farà il mese successivo quando gli saranno portate da Niccolò da Correggio le prove della colpevolezza. Il prigioniero sarà rilasciato dal carcere dopo 53 anni (l’altro fratello Ferrante morrà viceversa in prigione dopo trentasette anni). Il Gonzaga si incontra a Sermide  con il cognato. Passa agli stipendi dello stato della Chiesa per combattere i Bentivoglio, che pur in un primo momento ha cercato di salvare dalla furia pontificia. E’ segnalato a Ferrara (dove si incontra con il vicedomino veneziano) ed a Ravenna. Ad Urbino fa atto di omaggio a Giulio II.

Sett.Umbria e Lazio

Si reca a Perugia (è ospite del tesoriere pontificio) per rendere omaggio al papa; si avvia a Gubbio con Francesco Maria della Rovere con la scorta  di 100 balestrieri a cavallo condotti dal Gonzaga da Mantova. A Roma va incontro al pontefice. Nell’occasione la sua presenza pone uno spinoso problema di precedenza con il duca di Urbino, in quanto quest’ultimo detiene le cariche di capitano generale dell’esercito pontificio e quella di prefetto di Roma. Un alterco verbale tra i due condottieri degenera talmente, durante una messa solenne che  nella chiesa di San Pietro, che il giorno seguente il della Rovere si astiene dai riti.

Ott.Romagna ed Emilia

Tocca Forlì. Muove contro Bologna con Giulio II ed il Montefeltro; raggiunge ad Imola l’esercito che conta 400 uomini d’arme e 200 cavalli leggeri. A Cesena presenzia alla   rassegna della sua compagnia. In un’azione sorprende 40 cavalli nemici; assale Castel San Pietro Terme con il commissario pontificio Niccolò Bonafede. La località si arrende in breve tempo a causa della fuga della guarnigione. Subito dopo ottiene a patti Medicina, San Giovanni in Persiceto e Castel Guelfo di Bologna (dove cattura altri 40 cavalli, sui 60 usciti per una sortita). Fallisce, viceversa, un analogo tentativo su Budrio. Chiede denari al papa ottenendone solo risposte dilatorie.

Nov.Emilia e Romagna

Gli si arrende Budrio; alla fine con il Montefeltro ed il cardinale di Narbona procura una tregua con i Bentivoglio. Ad Imola per un pontificale e, subito dopo, entra in Bologna. Salva i beni di Giovanni Bentivoglio cui spedirà più tardi 170 carri di mobilia e gioielli. Lascia la città con il dono di un palazzo confiscato ai Bentivoglio stessi, nel quale vi sono raccolte 100000 corbe di frumento ed altre vettovaglie. Transita per Modena e rientra nei suoi possedimenti.

Dic.

Riconciliatosi con i francesi, consegue in signoria da Luigi XII, nel parmense, un castello che gli procura una rendita annua di 600/700 ducati.

1507
Gen. apr.Lombardia Emilia Piemonte

Gli sono consegnati a Mantova due stendardi  che gli sono inviati dal pontefice; si porta a Bologna e da qui, passando per Colorno, si trasferisce con 200 cavalli ad Asti ed Alessandria. Si incontra nella seconda località con il re di Francia;  ritorna ai suoi stipendi.

Giu.FranciaGenova50 lanceLombardia e Liguria

A Milano con il sovrano: regala a Luigi XII un bel destriero. Il re si sente in dovere di contraccambiare in modo adeguato. Viene dichiarato capo dell’ordine di San Michele. Segue i francesi contro i genovesi in una campagna che dura pochi giorni. Si trova al campo con Gian Giordano Orsini;  appoggia Mercurio Bua in un’azione su Sampierdarena; entra in Genova, rafforza le guarnigioni del Castelletto e del Castellaccio per l’incontro che avviene tra i re di Francia e di Spagna; accompagna Luigi XII a Milano nel suo solenne ingresso nella città. Il giorno del Corpus Domini organizza con il Trivulzio una comparsa militante che consiste nel mostrare un attacco simulato ad una fortezza (il palazzo del governatore Chaumont) alla cui difesa si trovano il Gonzaga stesso, il Trivulzio, lo Chaumont e 100 uomini d’arme armati di grossi bastoni. Il torneo termina con la morte di alcuni uomini d’arme;  il re è costretto ad intervenire per fare cessare la lotta.

Lug.Emilia e Lombardia

Si ferma a Parma ospite di Luigi dei Rossi. Raggiunge il castello di Poviglio che, confiscato ai dal Verme, gli è stato  donato dal re di Francia. Al suo rientro a Mantova condanna a morte Benedetto ed Alessandro Gonzaga, partecipi di una congiura ai suoi danni.

Ott.VenetoA Venezia. Alloggia in Santa Maria delle Grazie.
Dic.LombardiaSi incontra a Viadana con il Trivulzio.
1509
Feb.Lombardia

Viene contattato da Carlo Valier per militare agli stipendi della Serenissima nell’imminenza della guerra contro la lega di Cambrai: rifiuta per non inimicarsi il papa. Nel contempo colloca a Viadana un presidio di 50 provvigionati e di 50 balestrieri e rifornisce di vettovaglie i suoi castelli sull’Oglio.

Mar.FranciaVenezia100 lanceLombardia

Continua a rafforzare le difese del mantovano;  invia 200 cavalli francesi a Viadana. A Venezia ci si illude ancora di poterlo avere ai propri stipendi per cui gli è proposta, tramite l’amico Carlo Valier, una condotta di 150 uomini d’arme, una provvigione di 60000 ducati in tempo di guerra e di 45000 in tempo di pace,  il titolo di luogotenente. Il Gonzaga si accorda, viceversa, con i francesi che gli promettono, in caso di vittoria sui veneziani, il possesso di Peschiera del Garda, di Asola e di Lonato.

Apr.Lombardia

Ottiene a patti Casalmaggiore senza trovare resistenza nel provveditore Alvise Bon, che viene condotto prigioniero a Mantova. La città  è saccheggiata. Ricevuti dagli alleati 700 lance e 6000 fanti tenta di impadronirsi di Asola: Bartolomeo d’Alviano si porta a Ponte Molino e distrugge il ponte sul Tartaro. Il Gonzaga si ritira ed abbandona anche  Casalmaggiore.

Mag.Lombardia ed Emilia

A Canneto sull’ Oglio con 5000 fanti guasconi, 200 uomini d’arme e 200 cavalli leggeri. Recupera Casalmaggiore, si ferma a Colorno ospite della vedova di Giovan Francesco da San Severino, tocca Zibello, Cortemaggiore e giunge al campo francese di Cassano d’Adda. Vittima della lue che gli mina le forze fisiche, non può partecipare alla battaglia di Agnadello. Ripresosi, assale Casaloldo con 250 cavalli, 1200 cernite ed alcuni pezzi di artiglieria. Gli viene contro da Asola Matteo dal Borgo, si scontra con gli avversari a Sant’Emiliano ed i suoi hanno la peggio. Nei giorni seguenti ottiene in feudo dai francesi Asola e Lonato: gli alleati esigono  di tenere un loro presidio  nelle due fortezze. A fine mese entra in Brescia con Gian Giacomo da Trivulzio,  Galeazzo da San Severino, Luigi Avogadro e Marco da Martinengo al seguito del re di Francia.

Giu.Lombardia

Ritorna a Mantova per le sue cattive condizioni di salute.  Approfitta della situazione per mantenersi fuori dalla guerra e rispondere in modo negativo alla richiesta dell’ imperatore e del vescovo di Trento di occupare Legnago.

Lug. ago.Veneto

Entra in Verona. Rifiuta il governo della città, ma si fa consegnare dagli abitanti 6000 ducati prelevati dal Monte di Pietà. Ad agosto si dirige con Ludovico della Mirandola (900 cavalli) verso Isola della Scala per fare disertare alcuni stradiotti veneziani. Costoro fingono di acconsentire ed informano dell’accaduto Lucio Malvezzi e Zitolo da Perugia. I due condottieri escono da Padova e lo sorprendono nottetempo nel suo campo. Il Gonzaga salta dal letto per una finestra; si dà alla fuga seminudo, si nasconde   in un campo di saggina: un contadino lo avvista, rinuncia al grosso premio che gli viene offerto per il suo silenzio (6000 ducati) e lo segnala ai veneziani che lo stanno cercando. I 4 contadini che lo catturano ricevono in premio un giubbino di raso rosso. In potere dei veneziani cadono cavalcature, pezzi di artiglieria, gioielli (80 libbre d’oro e molti vasi d’argento “lavorati da mensa”), armi per un valore di 20000 ducati; tra i gonzagheschi sono uccisi nello scontro 150/200 uomini. E’ condotto a Legnago, Este; a Padova è accolto dal provveditore Cristoforo Moro, da Antonio Pio e da altri capitani che gli vanno incontro al Bassanello. Entra nella città per la Porta di Santa Croce al fianco del Malvezzi; è imbarcato al Portello ed è condotto a Venezia. Pur essendo solo le tre del mattino la barca su cui si trova deve passare attraverso canali affollati di gente festante che lo ricopre di insulti. Viene esaminato dal Consiglio dei Dieci ed è imprigionato da solo in una cella nel carcere della Torresella, una specie di torretta nell’angolo verso il Ponte della Paglia e il Rio di Palazzo, resto della prima configurazione a castello fortificato del Palazzo Ducale.  Per motivi di sicurezza il luogo in cui viene rinchiuso il Gonzaga è sorvegliato da nove cittadini ricchi e potenti in città.

Sett. dic.Veneto

In carcere è vinto dalla depressione;  i veneziani acconsentono che riceva visite da persone di sua fiducia e da nobili della Serenissima. 120 ducati al mese sono deputati per il suo mantenimento poiché la moglie Isabella d’Este rifiuta ogni intervento a suo favore.

1510
Feb.VenetoViene aumentata la sorveglianza nei suoi confronti a seguito della fuga dal carcere di 5 capitani tedeschi.
Apr.VenetoIl Consiglio dei Savi, a maggioranza, decide di dargli il comando delle truppe della Serenissima.
Mag.Veneto

Compare in Collegio dei Pregadi;  si incontra con il doge Leonardo Loredan. Pur di essere liberato abbonda in ogni tipo di promesse; accusa moglie e cognato, il cardinale Ippolito d’Este, di essere filofrancesi; intercedono a suo favore il della Rovere, il sultano di Costantinopoli ed il papa. Presenzia pure ad una solenne processione in San Marco ed a una seduta del Gran Consiglio effettuata in suo onore: nell’occasione vengono a salutarlo Zitolo da Perugia e Chiappino Vitelli.

Lug. ago.ChiesaFrancia FerraraGonfaloniereVeneto Romagna Emilia e Lombardia

E’ liberato sulla parola dopo che la moglie ha accettato di inviare in ostaggio a Roma il figlio Federico. Si reca un’ultima volta in Collegio dei Pregadi con Ludovico da Fermo;  si imbarca su una galea per raggiungere Rimini: al momento della partenza vengono a salutarlo il doge con i membri del Senato. A Rimini prende la strada per Faenza, tocca Bologna con la scorta di 20 cavalli pontifici e vi aspetta il figlio Federico che deve essere dato in ostaggio a Giulio II. Si reca quindi a Roma e, solo con l’arrivo nella città del figlio, può rientrare a Mantova con la scorta di 50 stradiotti e di 500 balestrieri comandati  da Battista Petretini i primi e da Pietro Margano i secondi. Si scusa con imperiali e francesi di non  potere ritornare al loro servizio contro veneziani e pontifici; accetta, la carica di gonfaloniere dello stato  della  Chiesa che viene tolta allo scomunicato Alfonso d’Este, ed il capitanato generale della Serenissima. Gli sono concessi 50000 ducati in tempo di guerra con 350 uomini d’arme, 50 balestrieri a cavallo e 200 provvigionati; in tempo di pace la condotta si riduce a 300 uomini d’arme, 40 balestrieri a cavallo e 50 provvigionati. La ferma è stabilita in cinque anni più uno di rispetto; è accettata pure la sua condizione di non combattere contro il papa ed il re di Francia. Gli viene ordinato di attaccare gli estensi; esce da Mantova, giunge a Correggio e rientra nella sua città con un nulla di fatto.

Sett.Lombardia

Cerca secondo il solito di sottrarsi ai suoi obblighi, ora adducendo il fatto di essere vassallo dell’ imperatore, ora facendo presente di essere ammalato di mal francese e di non potersi muovere; ha la spudoratezza di chiedere ai veneziani più quattrini, una maggiore condotta e compensi territoriali quali Peschiera del Garda e Lonato. Il Consiglio dei Savi gli aumenta la provvigione annua a 54000 ducati e gli invia un anticipo di 8000 ducati.

Ott.Emilia  Lombardia e Veneto

Si trova a Bologna per ricevere le insegne del gonfalonierato ed un acconto di 4000 ducati. Nel ritornare a Mantova non si reca a Chioggia dove è previsto un suo incontro con Andrea Trevisan e Francesco Capello. Ha un colloquio a Sermide con il provveditore generale Paolo Capello; tuttavia non presta alcun soccorso  alla flotta di Giovanni Moro che agisce nel Po. I veneziani gli fanno avere altri 6000 ducati e gli raccomandano di raccogliere 2000 fanti; giunge a Ficarolo per supervisionare un ponte di barche gettato di fronte a Stellata e ritorna a Mantova per la mostra delle sue lance. Finge un’incursione contro gli estensi a San Felice sul Panaro, salvo a ritornare a Mantova per timore di un probabile attacco dei francesi dello Chaumont.

Nov.

Invia 2000 fanti ai veneziani: costoro si muovono solo dopo avere ricevuto anche la paga per il secondo mese di ferma. Veneziani e pontifici sono sempre più convinti della sua malafede. Nel contempo i francesi gli tolgono Poviglio perché aderente alla causa di Giulio II.

Dic.LombardiaE’ segnalato ad Ostiglia.
1512
Feb.Lombardia

Viene accusato dai veneziani di avere fatto svaligiare nei suoi territori le truppe in fuga da Brescia e di avere sostanzialmente aiutato i francesi a conquistare la città.

Apr.Lombardia

Prende parte alla battaglia di Ravenna dove ha il comando dell’ala destra con Louis de Brézé. Dopo tale scontro si offre di ritornare al servizio della Serenissima.

Ago.Lombardia

Con Fabrizio Colonna ed il re di Spagna perora la causa di Alfonso d’Este presso Giulio II. Chiede, invano, al pontefice la conferma nella carica di gonfaloniere e la relativa prebenda di 4000 ducati. A metà mese accoglie in Mantova con la moglie Raimondo di Cardona. Lo accoglie con grandi feste; suo obiettivo è quello di farsene un alleato per potere impadronirsi della tanto bramata Peschiera del Garda.

1513
Lug.ImperoVeneziaLombardia

Giace in fin di vita per la lue. Non manca, tuttavia, di contattare gli imperiali al fine di combattere i veneziani.  Invia in loro soccorso 200 guastatori con venticinque carri per la costruzione di un ponte di barche; dona, inoltre, al vescovo di Gurk due cavalcature delle sue scuderie. Il prelato le regala, a sua volta, una al viceré di Napoli Raimondo di Cardona ed una ad Andrea di Liechtenstein.

1515LombardiaDeve restituire alla Serenissima Asola, Lonato e Peschiera del Garda.
1516
Giu.Lombardia

E’ obbligato a consegnare al Lautrec 30000 ducati per far sì che i francesi lascino il mantovano. I suoi territori sono soggetti ad interdetto per avere dato ospitalità al della Rovere scomunicato dal pontefice. A fine mese, con il permesso del provveditore Andrea Gritti, fa impiccare 34 soldati veneziani che sono stati sorpresi a rubare nelle case dei contadini del mantovano.

1517
Gen.LombardiaAl termine del conflitto riceve a Mantova il Lautrec ed il provveditore generale veneziano Andrea Gritti.
Ott.LombardiaAccoglie a Mantova il marchese Guglielmo di Monferrato.
1518
Sett.PiemonteIn visita a sua volta al marchese Guglielmo a Casale Monferrato. Giace ammalato in modo grave.
1519
Mar.Lombardia

A fine mese muore di sifilide, contratta dopo il matrimonio, nel suo palazzo di San Sebastiano a Mantova. Il cadavere è esposto al pubblico sotto la loggia del Castello, davanti all’orologio, prima di essere  sepolto  nella chiesa di San Francesco con il saio dell’ordine dei frati minori. L’elogio funebre è di Battista Mantovano; l’orazione di Matteo Bandello. Sulla tomba è scolpita la sua immagine tra quella di Virgilio e quella di Battista Carmelitano: sotto vi è riportato il seguente verso “Argumentum utrique ingens, si saecula coirent”. Busto in terracotta di Gian Cristoforo Romano; busto di G.M. Cavalli; ritratto di Francesco Bonsignori e di Lorenzo Costa nel palazzo di San Sebastiano. Ritratto nella pala di Andrea Mantegna “Madonna della Vittoria nella chiesa di San Paolo; sempre del Mantegna esiste un altro ora al Louvre. Domenico Morone esegue per suo conto il dipinto la “cacciata dei Bonacolsi” esposto nel Palazzo Ducale. Innalza a Mantova una chiesa dedicata a Santa Maria della Vittoria di Fornovo;  il quadro sull’altare maggiore è opera del Mantegna. La chiesa sarà soppressa nel 1797 ed il quadro prenderà la strada per la Francia. Sempre in ricordo della “vittoria” di Fornovo fa pure coniare dallo Sperandio una medaglia con il motto “Ob Restitutum Italiae Libertatem”. Cultore della letteratura cavalleresca, nel 1486 chiede a Matteo Maria Boiardo, dopo avere gustato i primi due libri dell’ “Innamoramento di Orlando”, una copia dei primi canti del terzo. E’ considerato committente del “Mambriano”, opera del ferrarese Francesco Cieco. Altri versi di stile cavalleresco gli sono dedicati da Niccolò degli Agostini.

 CITAZIONI

-“Uomo sostanzialmente alieno da interessi di natura meramente spirituale, anche se a modo suo appassionato dell’arte, impulsivo, improvvisatore, dedito ai facili amori (era sfigurato dal mal francese e lunga viene ricordata la fila dei figli illegittimi distribuiti qua e là in territorio mantovano).” CHIAPPINI  

-“Non era certo un letterato; aveva studiato sotto la guida del Filelfo e del Colombino, ma con poco profitto. Era piuttosto brutto, grossolano di lineamenti e sensuale quale ce lo ha ritratto il Mantegna in un suo famoso busto. Amava i cavalli e le giostre, ma era molto legato alla famiglia come dimostrano i sentimenti affettuosi che ebbe per le sorelle, che lo ricambiarono..Il marchese Francesco si interessò molto all’ esercito, che in un primo tempo considerò un mezzo di vita per il suo stato e le sue finanze ed in seguito se ne valse per seguire le direttive della sua casa, aggiungere al Mantovano le terre cui i suoi antenati avevano aspirato invano..In particolare..seppe organizzare ottimi corpi di fanteria e cavalleria, traendone gli elementi dai suoi sudditi. I Gonzaga erano ormai profondamente orientati verso l’attività militare, che costituiva la loro precipua fonte di entrate. Essi erano capi di stato e nello stesso tempo capitani di ventura, condottieri pronti a militare agli stipendi di un altro stato..Come del resto i suoi ascendenti, Francesco vedeva nel militare per altre potenze il modo di ingrandirsi o, in tempi particolarmente calamitosi, di sopravvivere come stato indipendente. Per tale motivo egli continuò la politica pendolare dei suoi predecessori. Militava al soldo di Venezia o di Milano, secondo che giudicasse la potenza dell’uno e dell’altro meno pericolosa per la sicurezza del suo stato. Lo stesso criterio determinava le alleanze con le potenze estere. Tra Francia ed Impero Francesco cercava di barcamenarsi in modo da trovarsi sempre dalla parte del più forte. Le condotte di Venezia erano le più convenienti sia per la puntualità dei Veneziani nel fare onore ai propri impegni sia per i notevoli rapporto commerciali che univano i due paesi..Tuttavia spesso il Gonzaga si trovava a combattere tra i nemici di Venezia; talvolta si destreggiava suscitando sospetti e diffidenze presso il Senato veneto. Ciò avveniva nei momenti in cui la Repubblica rappresentava un pericolo ed egli cercava appoggi altrove. Le condotte con Milano erano sempre in funzione antiveneziana, come dimostra la clausola che vi era costantemente inserita circa le terre da togliere eventualmente a Venezia, in particolare Asola, Lonato e Peschiera.” CONIGLIO

-“Lo studio pratico della zoologia ebbe..l’impulso dall’ allevamento delle razze equine, delle quali quella mantovana di Francesco Gonzaga passava per la prima d’Europa..Il Gonzaga teneva nelle sue stalle stalloni e giumente di Spagna e d’Irlanda, nonché d’Africa, di Tracia e di Cilicia, e, per aver quest’ultime, egli coltivava costantemente l’amicizia dei Gran Sultani.” BURCKHARDT

-“Temperamento violento, sanguigno, gagliardo, fu esperto in tutti gli esercizi cavallereschi, validissimo in giostre, in trar d’asta, in corsa e salto..Come condottiero fu certo un gran soldato.” BONGIOVANNI

-“Nell’aspetto li porse natura, riverenza, e dignità, e con amabile gravità maestà grata occhi grandi, e allegri. Primo de i signori d’Italia, continuamente portò la barba. Fu huomo alla militare disciplina molto dedito.” ALBERTI

-“Pervenne a segno tale di vera lode, che riputato era da tutti principe singolare e Capitano incomparabile..Fu Francesco di statura grande e forte, di volto bianco, d’occhi barba e capelli castagnicci.” ROSCIO

-“Signore di alto sangue e di molto affare.” CANTALICIO

-“Vir ingentis spiritus ac manu promptus.” RUCELLAI

-“Ma il Giovio col suo stil sacro è immortale/ Fra i guerrier primi, i quali oblio non cinge,/ Posto ha il Gonzaga, e fatto ‘l senza eguale.” Da un sonetto di G.B. Possevino raccolto dal GIOVIO

-“Valoroso d’animo e forte e destro della persona.” GUAZZO

-“Datosi all’esercitio dell’armi, a molti prencipi d’Europa servì con titoli e grand’honori.” LOSCHI

-“Di lui fu detto, che havea Marte nel braccio e Minerva nel corpo, cioé valorosissimo nell’armi e di somma esperienza ne’ consigli e nel governo.” LETI

-“Uno dei principali condottieri italiani del tempo.” ZAPPERI

-“Tanto illustre di quel tempo..Ma essendo egli di grave presenza, che spirava una maestà nel volto, governò di maniera le cose che acquistò fama di savio signore.” MAZZELLA

-“Rei bellicae scientissimus.” FLORO

-“Uno dei più insigni uomini di guerra del suo tempo.” BOSI

-“Marchionis Mantuae principis/ Bina dedit terris miracula Mantua primis:/ Te Gonzaga armis, te Mars carminibus./ Defuit hoc unum; nequistis habere poetam/ Tu Gonzaga parem, tu Mars materiam:/ Unus erat magno dignus Gonzaga Marone (Virgilio)/ Unus Gonzaga tu Maro dignus eras.” Da un epigramma del Tebaldeo, riportato dal CAVICCHI

-“Uomo di qualità veramente distinte.” LITTA

-“Occhi grandi e allegri. Primo de i signori d’Italia, continuamente portò la barba. Fu huomo alla militare disciplina molto dedito. Il perché fu in grande riputatione presso i principi non solamente d’Italia.” SANSOVINO

-“Capitano tanto celebre di quei tempi.” REPOSATI

-“Il quale fu principe virtuoso, da bene, magnanimo et molto valoroso..Essendo egli pressi tutti riputato chiarissimo per la fama delle felicissime imprese da lui fatte.” ULLOA

-“Principe a Capitano tanto celebre di que’ tempi.” LEONI

-“Dux Italum primus Iuli trahit arma furore/ Marchio Franciscus Gonzaga ille impiger armis.” Da un carme di B. Campeggi, riportato dal GOZZADINI

-“Mantuanum regulum Gallis merito suspectum Ludovicus praefecerat: hic semper antea Maximiliani, Venetorumque dum cum Gallis bellum gerebant, parteis secutus, quem ne summum copiarum ducem Florentini legerent, non ita pridem Ludovicus diserte interdixerat, haud vanis coniecturis nostris hominibus in suspicionem venerat, Italo enim reconciliato quanta adhibenda sit fides, etiam recentibus exemplis satis cognitum erat.” BEAUCAIRE

-“Al quale non mancavano doti di buon capitano..Era un soldato valoroso e intrepido; non però una mente capace d’ideare un piano di guerra, né di vincere una battaglia, come provò alla stregua dei fatti.” G. SFORZA

-“Venetorum duce optimo.” ALBINO

-“Pareva in nell’arme Ector trojano.” RICCIARDI

-“Grande fu l’opinione di questo giovane principe; ..e s’egli non hebbe fortuna eguale a molt’altri Capitani della sua chiara e numerosa prosapia, si rese nondimeno con tanto ardire e prudenza riguardevole, che verun’altro certo gli toglie luogo cospicuo nel tempio dell’historia e dell’eternità..Fu il marchese Francesco, se ben si mira alla grandezza de’ suoi generosi concetti, un’idea vivissima di eccellente principe e Capitano; poscia che nella sua gioventù valoroso, ne’ suoi progressi efficace, nella prospera fortuna moderato e nell’avversa costante, fu il primo che con ottima disciplina facesse gl’Italiani combattere.” POMPEI

-“Dà insieme ogni materia onde altri scriva/ E fa la gloria altrui scrivendo viva.” ARIOSTO

-“La sua fama viveva..di rendita sul momento di gloria avuto alla battaglia di Fornovo nel 1495, e troppo spesso ci si dimenticava che in seguito il marchese di Mantova non aveva compiuto alcun gesto tale da mantenergli la fama di grande condottiero da lui guadagnata in quel sol giorno…(Nei suoi rapporti con il papa Giulio II) He was indecisive and untrust worthy, using pretended attacks of the gout and syphilis, from which he did acrually suffer, as excuses for inaction. With non sense of loyalty to the pope, he was more concerned to maintain good relations with rhe French, being encoureged in this by his wife, Isabella d’Este.” SHAW

-“Principe magnanimo, animato specchio e ritratto della gloria de’ suoi avoli.” MAFFEI

-“Chi? se non del bel Mincio il gran guerriero?/…./ Specchio eterno di gloria,/ Asta di Marte, scoglio/ Al barbarico orgoglio.” CHIABRERA

-“Brutto..rincagnato, labbruto, con faccia da africano, ma piena di carattere robusto, anzi selvaggio.” BACCHELLI

-“Salta a cavallo e prese una lancia/ l’elmeto in testa e la spada in mano/ e corse contro a un cavalier di francia/ passoli el petto el fiancho e lo costato/ ei gaì cascando fece un ballo e dancia/ ponendo il culo sopra il verde prato/ e disse il mantoan che non si perde/ le cani te mangiaran con salsa verde.” Da “La storia del re di Francia” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“Francesco da gonzaga che de core/ non trova al mondo e de’ prestantia paro/ forza e ch’el sol dimostri el so splendore/ e se conosco un hom quando lo è raro/ non bisogna lodare al so’ valore/ che per se stesso e glorioso e claro/ Italia sa quanto in arme è perfetto/ che la prova se vede al’ vero effetto.” Da ” La guerra del Turco e la presa di Modone” in GUERRE IN OTTAVA RIMA

-“In questo tempo el marchese honorato/ Inanti va con fulgore ei menava/…/ Poi trasse el brando e quillo isanguinava/ Da poi al gran bastardo (Renato di Borbone) fe frontato/ E de gran colpi inno a l’altro dava/ E pure alfine el ferì e de l’arcione/ E trasse e mandò preso al padiglione.” G. SENESE

-“Negli ultimi anni di vita l’attività militare si diradò, anche in conseguenza delle frequenti crisi che la sifilide gli procurava. In compenso proseguì l’intensa attività diplomatica volta al salvataggio del suo stato, costantemente stretto fra le grandi potenze che si davano battaglia sul suolo italiano all’inizio del XVI secolo.” WIKIPEDIA

-“Le fait que la “Madone de la Victoire”, commandée à Mantegna par François Gonzague, se trouve aujourd’hui au Louvre n’est au fond qu’un juste retour des choses. La proche postérité admet que les proclamations triomphales italiennes étaient des effets de pure propagande. Pour Paul Jove, entre autres, la bataille de Fornoue marque bien le début de la déchéance des armes italiennes qui jusque-là, dit-il, avaient été redoutées dans le monde entier.” M.H. SMITH

-“Pervenne a segno tale di vera lode, che riputato era da tutti Principe singolare, e Capitano incomparabile.. Fu Francesco di statura grande, e forte: di volto bianco: d’occhi, barba, e capelli castagnicci.” CAPRIOLO

-“Remarquable par d’éminentes qualités militaires.” DE LA PILORGERIE

-.”Era di aspetto grave, ma nel tempo stesso piacevole e generoso. Nuovo Cesare lo chiamò Ercole Strozzi, e gloria de’ suoi maggiori; poiché uomo lo sorpassò nel cavalcare; niuno fu, che meglio a piedi, o con asta da lungi, o vicino colla spada combattesse; niuno ordinò meglio squadre, niuno più cautamente espugnò città, aggiugnendo alla milizia nuove arti ed invenzioni, solamente a lui note. Liberale, giusto e pio, non mai mutabile, niun pericolo mai lo commosse, a niun mai cedette.. Fu bellissimo di corpo, di forza rarissima, animoso ne’ pericoli, saggio in provvedere, presto in eseguire, caro a’ sudditi e di terrore a’ nemici. Era passionatissimo per la caccia, e perciò nutriva 200 cani, condotti da lontani paesi: pasceva da 150 uccelli da rapina (falconi)..In giostre ed altri giuochi militari,.. molte volte riportò gloriosa vittoria.. Molto si dilettò di cavalli, e non essendo contento di averne razze di Napoli, di Sicilia e di Spagna, mandò in Turchia e Barberia, e fece condurre velocissimi destrieri, de’ quali tenne razza.” MAINARDI 

-“Sebbene non fosse segnato dalla malformazione malatestiana (la gibbosità), nessuno lo avrebbe potuto definire un bell’uomo: aveva un viso rincagnato da bulldog, labbroni sporgenti vagamente negroidi, una spiccata exoftalmia ed un volgare colorito brunastro. In compenso era un autentico atleta, che eccelleva nelle imprese militari e soprattutto nei tornei, la sua grande passione.” BRAGLIA

-“Ebbe educazione gagliarda e strettamente militare, ma non scevra di accorgimenti, come prova un suo spontaneo viaggio di istruzione presso le corti di Firenze, Roma e di Napoli. Fu ottimo governatore e promosse in Mantova istituti vantaggiosi alla città.  Il suo matrimonio con Isabella d’Este, tanto celebrato, fece della corte di Mantova un rifugio di artisti d’ogni genere, onde il Rinascimento vi ebbe le sue più nobili esplicazioni.. Per la sua incertezza politica, nella quale ebbe gran parte l’influenza straordinaria di Isabella d’Este, la sorte di Mantova fu alla mercé della Francia e di Giulio II.” ARGEGNI

-“I contemporanei hanno molto celebrato il suo coraggio, la sua forza fisica, la sua virtù guerresca, la sua indole cavalleresca, e perfino la sua bellezza… (Riguardo alla sua politica) E’ difficile poter penetrare (gli) ondeggiamenti continui, che probabilmente sono determinati da motivi di scarsa importanza che sfuggono alle nostre ricerche. Comunque si ha l’impressione di una continua incertezza, di un opportunismo politico e militare, che impedisce a Francesco, come ai suoi predecessori, di impegnarsi a fondo, e gli fa tenere il piede in due staffe o per lo meno gli consente di aver sempre libera una via d’uscita… Nelle terribili vicende della storia d’Italia dei primi del ‘500 si era dimostrato politico pavido ed uomo da poco, devastato dal mal francese che lo trasse anzitempo alla tomba.” CIAMPINI

  BIOGRAFIE SPECIFICHE

-V. Brosio. Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova.

-A. Pompei. Vita di Francesco II Gonzaga, quarto marchese di Mantova.

Immagine: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Portrait_of_Francesco_II_Gonzaga.png

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