MICHELETTO ATTENDOLO

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Castelfranco Veneto

Last Updated on 2023/08/07

MICHELETTO ATTENDOLO  (Micheletto da Cotignola, Michele Attendolo). Di Cotignola.

Signore di Acquapendente,  Potenza, Alianello, Campagna, Castelfranco Veneto, Pozzolo Formigaro. Figlio di Bartolo Attendolo; fratello di Lorenzo Attendolo; padre di Perino Attendolo, di Raimondo Attendolo e di Pietro Antonio Attendolo; zio di Olivo; suocero di Marco Attendolo; cugino di Muzio Attendolo Sforza e di Francesco Sforza; genero di Niccolò Fortebraccio e di Giacomo di Vico. Signore di Castelfranco Veneto.

1370 ca. – 1463

micheletto-attendolo

Anno, mese

Stato. Comp. ventura

Avversario

Condotta

Area attività

Azioni intraprese ed altri fatti salienti

1388

Ferrara

15 lance

Emilia

Raggiunge con Bosio Attendolo i congiunti Muzio e Lorenzo che militano al servizio di Alberto d’Este alla testa di una compagnia di 15 lance.

1392

Napoli

Angiò

15 lance

Regno di Napoli

Dopo quattro anni lascia con Muzio gli stipendi degli estensi per seguire Alberico da Barbiano nel regno di Napoli e combattervi a favore di Carlo di Durazzo.

1397

Milano

Firenze

Toscana  Romagna

Milita ancora con il Barbiano contro i fiorentini; al termine della campagna rientra in Romagna.

1398

Firenze

Pisa

1401

Firenze

Milano

Veneto

E’ segnalato con altri condottieri ad Este ed a Montagnana al fianco di Roberto di Baviera.

1402

Giu.

Emilia

Sconfitto a Casalecchio di Reno, rientra a Firenze con gli uomini della sua compagnia disarmati ed a piedi.

1406

Giu.

Firenze

Pisa

20 lance

Toscana

Appoggia l’azione di Muzio Attendolo Sforza allorché quest’ultimo attraversa l’Arno su una piccola barca per respingere sull’ altra sponda un attacco nemico.

1408

…………………..

Ferrara

Parma

Emilia

Contrasta le milizie del signore di Parma Ottobono Terzi.

Nov.

Emilia

Compie una scorreria nel parmense; cade in un’imboscata con il fratello Lorenzo e Santo Parente. Catturato con tali capitani, viene trasferito in carcere a Parma ove è  torturato in continuazione. Messo in catene, è denudato ed è inzuppato d’acqua fredda  ogni notte.

1409

Gen.

Emilia

Riesce a fuggire con gli altri commilitoni dalla prigione aprendo una breccia nel muro confinante verso il magazzino dl sale. Da quel varco evadono tutti seminudi, passando sopra i tetti, scalando le mura, traversando campi e risalendo i passi degli Appennini.   Riparano a Felino ove sono accolti dal  vescovo Giacomo dei Rossi.

………………….

Emilia

A Rubiera ed a Modena con il cugino Muzio.

Mag.

Emilia

Con Muzio  ed il fratello Lorenzo dà il colpo di grazia ad Ottobono Terzi, fracassandogli la testa, nell’incontro avvenuto nei pressi di Rubiera, dove il signore di Parma si è recato per aprire trattative di pace con Niccolò d’Este.

         1410 Firenze   Napoli  Toscana

1411

Mar.

Toscana

Viene inviato dal cugino Muzio  Bosio Attendolo (300 uomini) in soccorso dei senesi cui Ladislao d’Angiò ha tolto Talamone. Si impadronisce del centro e ne ottiene la rocca.

1412

Mag.

Napoli

Antipapa Firenze

Campania

Segue Muzio nel suo passaggio nel campo avverso. E’ consegnato con Bettuccio Attendolo e Gherardo da Cotignola (300 cavalli) in ostaggio al re di Napoli: quando si sparge la voce che il cugino si sia invece riaffermato con l’antipapa Giovanni XXIII è trattenuto a Capua come prigioniero ed i suoi uomini sono svaligiati. L’informazione si rivela  infondata; l’Attendolo è liberato e gli sono restituiti armi e cavalcature.

1413

Feb.

Napoli

Antipapa

Romagna

Combatte in Romagna le truppe di Braccio di Montone. Cerca di opporsi alla  marcia di quest’ ultimo su Bologna. Si scontra con il rivale tra Imola e Castel Bolognese alla testa di un numero di cavalli pari a quelli all’ avversario, ma con  molti più fanti. Dopo molte ore la vittoria arride al Montone. E’ fatto prigioniero con 400 cavalli.

1414

Gen.

Emilia e Romagna

Si porta a Budrio con Malatesta Malatesta, giunge a Riccardina e depreda il bolognese. Si trasferisce in Romagna, supera a Forzano, presso Imola, il blocco dei bolognesi e rientra a Faenza con i prigionieri. Deve abbandonare per strada il bestiame razziato.

Giu.

Umbria

Staziona in Umbria;  si congiunge a Montefalco con Paolo Orsini e  Malatesta Malatesta; da Bevagna muove contro il signore di Foligno Ugolino Trinci.  Lo assedia  in Foligno dove il Trinci si è fortificato con il fratello Lorenzo.

Ago.

Napoli

Antipapa

Lazio

Alla morte del re di Napoli soccorre in Roma il figlio Perino, viceré della città, in  difficoltà per gli attacchi degli Orsini.

Ott.

Lazio

Affronta gli avversari nel viterbese. Quando Muzio Attendolo  ritorna a Napoli con 200 cavalli, viene lasciato al comando delle milizie assieme con Foschino Attendolo e Santo Parente.

1415

Gen. mar.

Sforza

Napoli

Campania

A dicembre è fatto imprigionare  dalla regina Giovanna d’Angiò con il cugino Muzio a e Francesco Sforza. Fugge, si unisce con il fratello Lorenzo e Foschino Attendolo e Santo Parente.  Depreda il napoletano fino alla liberazione del congiunto.

………………….

Sforza

Antipapa

Marche

Alla guardia di Jesi e di Rocca Contrada (Arcevia) con 400 cavalli e 200 fanti. Viene attaccato dal Montone; vinto,  passa al suo servizio.

Ago.

Muzio Attendolo Sforza viene imprigionato a Benevento da Giacomo di Borbone, futuro sposo della regina di Napoli.

1416

Giu.

Montone

Perugia

Umbria

Segue il Montone e muove contro Perugia. Con Cherubino da Perugia e Berardo da Varano (400 cavalli e 200 fanti) occupa Passignano sul Trasimeno, Isola Maggiore ed Isola Polvese; a tali località seguono Montegualandro e Vernazzano.

Lug. ago.

Montone

Rimini

Marche

Attraversa il territorio di Amandola. Ad agosto è lasciato dal Montone alla guardia di Montalboddo (Ostra), appena conquistata.

Sett. ott.

Sforza

Napoli

Toscana Basilicata  Campania

Giunge prima a Pietrafitta e poi a Tricarico. Con il fratello Lorenzo e Santo Parente infesta il territorio fino a Napoli e la Terra di Lavoro. Giacomo di Borbone gli invia contro Giulio Cesare e Fabrizio da Capua; Margherita Attendolo, sorella di Muzio, fa imprigionare in Tricarico 4 ambasciatori napoletani e minaccia di farli uccidere se la stessa sorte fosse toccata al fratello. Per altre fonti autori dell’atto sono, al contrario, Lorenzo e Micheletto.

Nov.

Napoli

Il conflitto termina con la liberazione di Muzio; Micheletto Attendolo ritorna agli stipendi della regina di Napoli.

1417

Mag.

Toscana

Si reca a Siena con Berardo da Varano per vendere alla repubblica i territori posseduti nella regione dal cugino Muzio, peraltro già caduti nelle mani dei senesi ad ottobre.  Cede per 18000 fiorini Chiusi, Piancastagnaio, Montegiovi, Montenero ed il castello della Ripa: parte dell’ ammontare è compensato con somme versate in precedenza ai castellani delle località e con crediti vantati nei confronti del suocero di Muzio, Cocco Salimbeni.

Giu.

Napoli

Perugia

Lazio

Con Muzio  cattura a Casamala, vicino a Frosinone, Jacopo Caldora desideroso di unirsi con Braccio di Montone.

Lug.

Lazio

Entra in Viterbo superando la resistenza degli avversari.

Ago.

Lazio

Scaccia da Roma il Montone.

1418

Napoli

Perugia

400 cavalli

Lazio

E’ battuto e catturato in Acquapendente dal  Montone. Gli viene imposta  una taglia: nell’ occasione è aiutato da Niccolò Piccinino, che gli fornisce alcuni gioielli sui quali  l’Attendolo ottiene in pegno 400 ducati. Con tale denaro assolda 400 cavalli e con essi fronteggia il Tartaglia. Difende Porano ed Acquapendente.

1419

Primavera

Campania

Presenzia all’ incoronazione di Giovanna d’Angiò.

Giu.

Chiesa

Perugia

Lazio

E’ assediato in Viterbo da Braccio di Montone e dal Tartaglia. Con Francesco Sforza sconfigge nei pressi gli avversari e cattura loro 562 cavalli: tra costoro vi è anche il Piccinino con 37 uomini della sua compagnia.

Autunno

Umbria

Recupera Spoleto e la rocca  per conto dei pontifici.

1420

………………….

Chiesa

Napoli

1000 cavalli

Campania

Contrasta Braccio di Montone nel territorio di Sessa Aurunca.

Giu.

Campania

Si unisce ad Acerra con il cugino Muzio; assedia e conquista la città.

1421

………………..

Puglia

Si collega con Ardizzone da Carrara.

Lug.

Campania

E’ segnalato ad Aversa fuori del borgo di San Lorenzo.

Ago.

Campania

Combatte sul Sarno il Montone con il cugino Muzio, il  Tartaglia ed il fratello Lorenzo.

Ott.

Campania e Puglia

Alla testa di 400 cavalli precede con Buzino da Siena  il Montone in Nocera e ne rafforza il presidio. In Puglia con Ardizzone da Carrara.

………………….

Calabria

Assiste Francesco Sforza allorché la flotta aragonese sbarca in Calabria; con Luigi da San Severino ed il cugino contribuisce a battere gli avversari presso  Cosenza.

1422

Lug.

Campania

A seguito di un accordo tra il congiunto Muzio  ed il Montone ha il comando delle milizie sforzesche con Foschino e Lorenzo Attendolo.

1423

Ott.

Chiesa

Re d’Aragona

Abruzzi

Affianca Muzio  nella sua azione negli Abruzzi tesa a liberare L’Aquila dall’assedio che vi è staro posto dal  Montone.

1424

Gen.

Abruzzi

Si trova sul fiume Pescara dove assiste impotente all’annegamento del cugino Muzio.

Feb.

Calabria

Mar.

Campania

Passa all’assedio di Napoli; la città cade per il tradimento di Jacopo Caldora e per l’azione della flotta viscontea di Guido Torelli.

Apr.

Campania

Con il fratello Lorenzo affronta il  Montone con Jacopo Caldora e Francesco Sforza.

Giu.

1000 cavalli

Abruzzi

Partecipa alla battaglia dell’ Aquila dove ha il comando dell’ avanguardia (5 schiere) con Francesco Sforza. Dopo lo scontro è accusato di praticare la “mala guerra” perché ha ordinato ai suoi fanti di muoversi sotto le pance delle cavalcature nemiche per  sbudellarle. Nel combattimento cattura Antonello Ruffaldi.

Lug.

Chiesa

Perugia

Lazio

A Gallicano nel Lazio al fianco del papa Martino V.

Ago.

Chiesa

Orsini

Lazio

E’ inviato contro Ulisse Orsini che occupa Mugnano e Bomarzo; cattura l’Orsini e si impossessa, oltre che di tali località, anche di Cottanello.

Sett.

Chiesa

Foligno

Umbria

Viene contattato inutilmente dal duca di Milano Filippo Maria Visconti; con lo Sforza costringe il signore di Foligno a capitolare di fronte ai pontifici.

Ott.

Umbria

Tocca Ponte San Giovanni, presso Perugia, e si trasferisce negli accampamenti invernali di Todi. E’ avvicinato dai fiorentini che offrono a lui ed al cugino Francesco una condotta congiunta di 400 lance e 200 fanti per sei/dodici mesi di ferma ed altrettanti di beneplacito, con una prestanza di 50/60 fiorini per lancia.

Nov.

Lazio

Si sposta sui confini con il senese durante le trattative con Rinaldo degli Albizzi; riceve, infine, del denaro dai pontifici per cui sposta le truppe ai suoi ordini da Acquapendente verso la campagna romana.

1425

        Mar.Chiesa138 lanceRitorna al servizio del pontefice (422 cavalli per 138 lance).

Nov.

Umbria

Ottiene dai perugini che sia cancellato dalla lista dei ribelli il fuoriuscito Isacco Beccuti, da lui  destinato al governo di alcune sue terre nel regno di Napoli.

1426

Giu.

Umbria

Si muove nel perugino con 700 cavalli che si accampano a Paciano ed a Panicarola.

1428

Gen.

Chiesa

C. di Castello

Umbria

A fine mese tocca i Buccarellli e Ponte Pattoli per essere inviato a prendere possesso di Città di Castello. Ne devasta le campagne con Ruggero Gaetani alla testa di 400 cavalli. Gli abitanti fanno entrare nella località, soggetta alla signoria della vedova di Braccio di Montone, il governatore pontificio di Perugia Piero Donato. Nicolina da Varano, è così costretta ad  abbandonare Città di Castello  ed a riparare presso i fratelli a  Camerino con il figlio Carlo. Dal centro ne escono pure i fuoriusciti perugini.

Apr.

Chiesa

Bologna

Umbria

Al termine delle operazioni raggiunge il Gattamelata, incaricato di recuperare danni di Bologna  ribellatasi allo stato della Chiesa.

Ago.

800 cavalli

Romagna

Si unisce ad Imola con l’esercito pontificio in cui sono presenti, oltre  al Gattamelata, altri condottieri come Niccolò da Tolentino, Jacopo Caldora ed Antongaleazzo Bentivoglio.

Sett.

Emilia

Nel bolognese; il capitano avversario Luigi da San Severino abbandona l’assedio di Castel San Pietro Terme e si schiera sull’ Idice. Con il Bentivoglio e Niccolò da Tolentino si impadronisce di una bastia nei pressi della località.

1429

Ott.

Romagna

I suoi uomini assalgono e svaligiano nel ravennate 300 cavalli di Giovanni da Varano che dal veneziano si stanno dirigendo verso Camerino.

………………….

Si offre vanamente a veneziani ed a viscontei.

1430

Mag.

Falliscono sue analoghe trattative con i fiorentini.

        Giu.Chiesa480 cavalli

1431

Rinnova la condotta con i pontifici.

Feb.

Riprendono i suoi contatti con i fiorentini.

Mar.

Chiesa

Colonna

800 cavalli

Emilia e Lazio

Con Brandolino Brandolini ed il Gattamelata sorprende sui confini tra Bologna e Modena un condottiero licenziato dai fiorentini, che si è fermato in quel posto con salvacondotto degli estensi. Interviene Niccolò d’Este che fa liberare il capitano con i suoi uomini e gli fa restituire parte dei beni predati. Micheletto Attendolo si trasferisce nel Lazio al fine di contrastarvi i Colonna: raggiunge le vicinanze di Velletri e fa dare alle fiamme Lariano.

Apr.

Emilia

Proseguono nel frattempo a Medicina i colloqui tra i suoi rappresentanti ed Averardo dei Medici.  Micheletto Attendolo chiede una condotta di 600 lance e di 400 fanti, contro le 200 lance di cui gode al presente, ed una prestanza di 65 fiorini per lancia.

Mag.

Firenze

Lucca Siena  Milano

Capitano g.le 600 lance e 200 fanti

Gli è concessa una condotta di 600 lance (1621 cavalli) e di 200 fanti. Nella sua compagnia, oltre gli uomini d’arme, vi sono sellai, mulattieri, maniscalchi, garzoni di stalla, corrieri, macellai, fornai, cuochi, suonatori di trombetta e di piffero.

Giu.

Romagna  Toscana

Lascia Imola, dove ha i suoi alloggiamenti, transita per il forlivese che non manca di danneggiare; ad Arezzo gli è consegnato da Rinaldo degli Albizzi il bastone di capitano generale. Pretende analoga cerimonia in Firenze nel giorno indicato dagli astrologi; è accolto nel Palazzo della Signoria. Si porta a Camporbiano.

Lug.

Toscana

Recupera Montignoso e bombarda Santa Maria a Trebbio,  alla cui difesa si trova Antonio da Pontedera. Attacca i ducali a Ponsacco e cattura 300 cavalli allo stesso Pontedera ed a Antonio della Pergola. A fine mese i difensori di Santa Maria a Trebbio sono obbligati ad arrendersi a patti.

………………….

Toscana

Conquista Verrucola, che viene distrutta con la fortezza di Santa Maria a Trebbio. Si ritira, inizialmente, dal pisano allorché ai lucchesi si unisce Ludovico Colonna con 200 lance;  contrasta quest’ ultimo in un secondo momento con esito positivo.

Ott.

Toscana

Si reca a Firenze con 150 cavalli ed è ricevuto nel Palazzo della Signoria. Si reca a Ripoli, recupera Caposelvi; di nuovo a Firenze dove gli sono donati un elmetto, una cavalcatura, una sopravveste ed una bandiera con l’insegna del comune.

1432

Mar.

Toscana

Lascia le stanze  invernali poste a Pisa nel borgo di San Marco; si sposta a Ripafratta. Fallisce, a causa del suo ritardo, un tentativo di Baldaccio d’Anghiari e di Giacomo Bello di scalare nottetempo le mura di Lucca. Sconfitto a Marti da Antonello Ruffaldi e da Antonio da Pontedera (cattura di 400 uomini) stipula una tregua con gli avversari.

Mag.

1590 cavalli

Toscana

Allo scadere della ferma si ferma a Santa Maria a Trebbio: i fiorentini, proprio per gli ultimi episodi, nominano loro capitano generale Niccolò da Tolentino. A Pisa.

Giu.

Toscana

Penetra in Valdarno;  si collega con Niccolò da Tolentino a San Romano per tenere testa a Bernardino degli Ubaldini ed a Francesco Piccinino. Entra in battaglia quando i fiorentini stanno perdendo; i senesi sono sgominati  con la cattura di 600 cavalli. Insegue i fuggiaschi verso Marti. E’ accusato dagli avversari di non avere rispettato i patti sottoscritti con la precedente tregua. Sono fatti 160 prigionieri di taglia che vengono condotti ad Empoli. Anche Micheletto Attendolo si reca in tale città. I fiorentini ricorderanno la vittoria con una processione in onore di San Rossore la cui testa è conservata nella chiesa di Ognissanti in un busto eseguito una decina d’anni prima dal Donatello.

Lug.

Toscana

Si accampa a Capannoli con il Tolentino; entra nel lucchese e ne danneggia il contado. Attacca  il capoluogo, anche a causa delle sue continue dispute con il capitano generale. Sotto le mura di Lucca uccide un capitano unghero che ha tentato di ucciderlo a tradimento con la spada con il pretesto di uno scambio di idee. Secondo altre fonti l’Attendolo uccide il capitano nemico durante un attacco al suo campo di Calci. E’ costretto, infine, a ritirarsi verso Ripafratta; si ferma a Bettolle e reclama il saldo delle paghe arretrate (30000 fiorini).

Nov.

Governatore g.le

Toscana

A metà mese stipula una condotta con Firenze per la durata di nove mesi e diciannove giorni con decorrenza retroattiva e scaglionata in due tempi, 1° luglio, per il grosso della compagnia, 1° agosto, per un ulteriore contingente di armati. I fiorentini lo eleggono governatore generale; gli riconoscono una provvigione mensile di 1000 ducati ed una condotta di 650 lance e di 400 fanti, di cui la metà sono balestrieri, 100 sono armati di lunghe lance e 100 ancora  palvesari. La ferma è stabilita in nove mesi più due anni di beneplacito.  Micheletto Attendolo rientra al campo invernale di Pisa: nelle vicinanze gli è assegnata una casa.

1433

Apr.

Chiesa

Fortebraccio

Capitano g.le 1258 cavalli

Toscana e Lazio

A Pisa;  non gli sono confermati i due anni di beneplacito. Passa agli stipendi dei pontifici per contrastare Niccolò Fortebraccio. Ha il comando di 1258 cavalli. Attraversa il senese e giunge nel territorio di Viterbo. Chiama Ranuccio Farnese e Menicuccio dell’ Aquila, fermo a Toscanella (Tuscania), per assalire insieme il capitano rivale a Vetralla. Inizia l’assedio della città; quando il Fortebraccio ripara a Caprarola, si muove al suo inseguimento. Mette a sacco Montelaguardia e circonda Castelnuovo di Porto appartenente a Stefano Colonna.

Mag.

Lazio

Si porta a Roma; ai Prati raccoglie 500 lance  per ricevere nella città l’imperatore Sigismondo d’Ungheria in occasione della sua incoronazione. Nella circostanza è armato cavaliere in San Pietro dallo stesso imperatore con Gentile Orsini.

Giu. lug.

Lazio ed Umbria

Assedia Montagnola, occupa Casamala, assedia anche Caprarola e Vetralla. Si avvia incontro a Niccolò Fortebraccio che sta ritornando nel viterbese con 1500 cavalli e 3000 fanti. Perviene a Borgo a Sesto mentre il rivale si ferma nella piana di Viterbo verso Montefiascone. A tale notizia rientra in Viterbo ed è qui raggiunto da Giovanni Gatti, dal Carapella e da Paolo da Roma. Il governatore di Castro Giacomo di Capranica ed Everso dell’ Anguillara impediscono ai suoi uomini di entrare in Ronciglione ed in Capranica per timore di un saccheggio. Micheletto Attendolo lascia Viterbo, tocca Orte e Narni al fine di tallonare il Fortebraccio che si è, nel frattempo, impossessato di Amelia, di Foce e di Capitone.

Ago.

Lazio

E’ sconfitto a Genazzano; lascia Orte e ritorna a Viterbo perché il Fortebraccio sta assediando  Castiglione in Teverina. Scorre a Vetralla; invia Giovanni Gatti, l’Olivo e Menicuccio dell’ Aquila in soccorso di Orvieto; recupera presso Subiaco 2 castelli che sono messi a sacco.

Sett.

Lazio

Assedia Niccolò Fortebraccio in Genazzano.

Dic.

Lazio

E’ convocato a Roma dal papa Eugenio IV.

1434

Feb.

Chiesa

Sforza

Umbria

Contrasta senza molta convinzione l’avanzata dello  Sforza in Umbria.

Mar.

Chiesa

Fortebraccio

Lazio

Con l’accordo tra lo Sforza ed il pontefice viene nominato dalla regina Giovanna d’Angiò gran connestabile del regno. Affronta il Fortebraccio con lo Sforza e Niccolò da  Tolentino. Si uniscono con i suoi uomini anche 450 lance capitanate dal fratello Lorenzo  e da Leone Sforza.

Apr.

Lazio

Assedia invano Monterotondo. Sempre nel mese rinnova la condotta con i pontifici per altri sei mesi.

Mag.

Lazio

Sconfigge il Fortebraccio tra Mentana e Monterotondo e gli cattura 200 cavalli: nel combattimento rimane ferito ad una coscia. Assedia poi il capitano  nemico in Tivoli. Negli stessi giorni Roma insorge ai danni del pontefice; MichelettoAttendolo si accampa presso la basilica di San Paolo Fuori le Mura e chiede di spostarsi in Trastevere. I romani, prima di accondiscendere, gli chiedono in ostaggio Leone Sforza; non accetta, razzia anzi una grande quantità di bestiame che conduce ad Ostia. Getta un ponte sul Tevere ed attraversa il fiume; i romani si rifanno vivi, chiedono la restituzione del bestiame e la consegna in ostaggio di Marco Attendolo. Supera Roma, tocca Vallemarina e si collega a Rocca Respampani con Francesco Sforza;  segue quest’ultimo a San Martino al Cimino dove hanno inizio  trattative con gli avversari tramite gli ambasciatori ducali.

Giu.

Lazio e Umbria

Si trova nei pressi di Vetralla ed a Petrignano; assedia Montefiascone e contrasta senza esito Niccolò Fortebraccio e Niccolò Piccinino. Attraversa con le sue compagnie il contado di Amelia.

Lug.

Lazio

Firma con lo Sforza a Magliano Sabina una tregua di cinque mesi con gli avversari.

Ago.

 SforzaFortebraccio

Lazio

Francesco Sforza si ammala;  Micheletto Attendolo passa a mezzo soldo al suo servizio ed assume il comando dell’ esercito. Nell’ attesa della guarigione del congiunto attua una strategia molto prudente.

Sett.

Lazio

Rompe la tregua in Roma e vi  favorisce il partito filopontificio degli Orsini. A metà mese raggiunge i confini della Toscana.

Ott. dic.

Umbria

Molesta in San Gemini i partigiani del  Fortebraccio; per occupare tale località chiede in rinforzo 150 fanti agli abitanti di Amelia. Piazza una bombarda contro il castello di Capitone.

1435

Gen. feb.

Umbria e Marche

Scorre in numerosi territori controllati dai vicari del Piccinino. Ottiene il castello di Capitone; si impossessa a febbraio di quello della Penna (a patti). Sverna con i suoi uomini nella marca di Ancona.

     Apr.UmbriaAssedia Gualtieri Zanfoneri nel castello di Lugnano in Val Tiberina.
     Mag.NapoliRe d’Aragona897 cavalliAbruzziEntra nel regno di Napoli agli stipendi di Renato d’Angiò (897 cavalli). Militerà ai suoi ordini per 45 mesi consecutivi.

………………….

Puglia

Contrasta in Puglia le truppe del principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini del Balzo.

Sett.

Campania

Assedia Capua con Jacopo Caldora ed Antonio da Pontedera; costruisce un ponte sul Volturno e si colloca su un lato della città mentre il Caldora pone il suo campo sul fronte opposto.

Ott.

Campania

Capua è sul punto di cadere: sorge però un conflitto tra il Pontedera, che vuole impadronirsi della località a nome di Renato d’Angiò, ed il Caldora che se ne vorrebbe fare signore. Il Pontedera viene subornato dagli avversari con 3000 ducati e rientra nella campagna romana; l’Attendolo teme un attacco da parte della guarnigione di Giovanni Ventimiglia e si congiunge con il Caldora.

………………….

Campania

E’ impegnato ancora all’assedio di Capua.

1436

………………….

Calabria

Opera intorno a Cosenza. Con il marchese Giovanni di Pont riduce l’intera regione alla devozione angioina.

Apr.

Basilicata

Si impossessa di Potenza e di Viggiano con Marco Attendolo.

Giu.

Campania

Dà alle fiamme Marigliano, Rotondi di San Martino (Rotondi); ha Panderano, Tramonti ed induce tutta la costiera amalfitana ad obbedire ad Isabella d’Angiò.

………………….

Calabria

Muove contro l’infante don Pietro d’Aragona ed è nominato viceré della Calabria; sottomette Trebisacce, Albidona; occupa Terranova, Tarsia, Roggiano Gravina, Morano Calabro, Torano Castello, Lattarico; soccorre l’assediata Reggio Calabria.

1438

………………….

Calabria

Cattura Dolce dell’Anguillara.

Apr.

Calabria

Lascia Tropea all’annuncio che Renato d’Angiò è stato liberato, dopo una lunga prigionia, dal duca di Borgogna.

Mag.

Campania

A Napoli con 1000 cavalli: accoglie nella città Renato d’Angiò con Jacopo Caldora. Un suo caposquadra, Cola da Castellaneta, entra in Campagna. Micheletto Attendolo ne acquisisce il possesso per conto della moglie Polissena da San Severino.

Ago.

Campania e Abruzzi

Tocca Boiano e raggiunge Jacopo Caldora sotto Sulmona; assale vanamente la località;  vani risultano pure gli attacchi portati a Popoli.

Sett.

AbruzziSi congiunge con le truppe di Renato d’Angiò. Il pretendente al regno di Napoli manda un araldo a lanciare il guanto di sfida ad Alfonso d’Aragona. Il sovrano aragonese la accetta prontamente, salvo ad approfittare di tale occasione per sfuggire ad uno scontro in cui è manifesta l’inferiorità numerica del suo esercito.

1439

Apr.

Abruzzi e Puglia

Leva l’assedio da Sulmona e si dirige verso la Puglia con Renato d’Angiò; si ferma più giorni a Lucera;  punta poi su Napoli.

        Mag.SforzaRe d’Aragona1334 cavalliRitorna al servizio di Francesco Sforza con un contratto di nove mesi. Ha il comando di 1334 cavalli.

Giu.

Campania

Coadiuva in Napoli Nicola e Spinetta Campofregoso; espugna la torre di San Vincenzo ed assedia in Castelnuono Arnaldo Sans.

Ago.

Venezia

Milano

1000 cavalli

Campania e Abruzzi

E’ chiamato da Francesco  Sforza nella marca di Ancona. Si trasferisce negli Abruzzi per contrastarvi Giosia Acquaviva. Si impadronisce di Penne, Sant’ Andrea, Pignano, Montegaldiero, Bisenti e di altri castelli. Si porta sotto Lucera. Sempre nel periodo Antonio da San Severino gli toglie in Calabria Terranova e San Marco. Micheletto Attendolo passa al servizio dei veneziani ed  è chiamato ad  affiancare lo Sforza nel Veneto alla testa di 400 lance e di 300 fanti.

Sett.

Sforza

Napoli

Governatore g.le

Marche e Abruzzi

Rientra nella marca di Ancona come governatore generale dello Sforza con 2000  cavalli e 500 fanti. Si accampa sul Chienti ed a metà mese è presso Macerata. Si trasferisce negli Abruzzi al fine di controllare i movimenti degli aragonesi.

Ott.

Abruzzi e Marche

Affronta Giosia Acquaviva cui recupera molti castelli e borgate sottratte in precedenza da tale capitano al dominio sforzesco. Assedia Montesecco (Montefino).

Nov.

Marche

Colloca i suoi alloggiamenti invernali nella marca di Ancona;  impone taglie alle varie località per il sostentamento delle truppe.

Dic.

Marche

Lascia ad Alessandro Sforza l’incarico di luogotenente e di governatore della Marca.

1440

…………………

Abruzzi

Fronteggia ancora Giosia Acquaviva.

   Apr. mag.

Firenze

Milano

Marche e Toscana

Conduce dalle Marche 400 lance e 300 fanti (8 fiorini per lancia e 2 per fante). La sua compagnia consta di 44 condottieri, di cui 21 con un numero di cavalli inferiore alle 10 unità. Ai suoi ordini diretti sono in effetti solo 267 cavalli. Muove da Tolentino verso la Toscana; tocca Assisi, Bettona, il todino, Cortona ed Arezzo. Vi sono aspre contese tra i suoi uomini e quelli di  Pietro Giampaolo Orsini. I suoi uomini, come quelli dell’Orsini, si comportano in modo selvaggio nei confronti della popolazione locale comportandosi con razzie di bestiame ed uccisioni di contadini che cercano di opporsi alle loro ruberie. Tra l’altro è preso e depredato il castello di Trappola di proprietà dei Ricasoli.

Giu.

Umbria e Toscana

Assolda con 240 lance Borso d’Este e punta verso il perugino. Libera Città di Castello dall’ assedio posto dagli avversari. A fine mese il Piccinino si muove da Borgo San Sepolcro (Sansepolcro) e punta al suo campo di Anghiari. Sul mezzogiorno Micheletto Attendolo scorge la polvere sollevata dai viscontei durante il loro cammino verso il campo pontificio; dà l’allarme, lascia una squadra al campo e si dirige ad un piccolo fiume. Le sue compagnie marciano  al seguito di un grande stendardo raffigurante onde azzurre e bianche, accompagnate da mele cotogne che simboleggiano la sua città natale. Giunto al fiume, occupa un ponte e ne blocca gli accessi con parte dei suoi uomini; dispone gli altri, uomini d’arme e fanti, lungo gli argini del corso d’acqua per impedire il   passo alla fanteria nemica. Riesce inizialmente a sostenere l’impatto portato dall’ avanguardia comandata da Francesco Piccinino e da Astorre Manfredi, finché gli avversari, più forti numericamente, lo costringono a retrocedere fino ai piedi del colle di Anghiari. A questo punto giungono in suo soccorso le truppe pontificie di Simonetto da Castel San Pietro che evitano lo sfondamento della sua debole linea difensiva ed obbligano i viscontei ad indietreggiare oltre il ponte. Il Piccinino aumenta la  pressione con la cavalleria e la fanteria: l’Attendolo si trova nuovamente a mal partito allorché l’intervento di Simoncino d’Anghiari e di Pietro Giampaolo Orsini capovolgono l’esito dello scontro. Con la vittoria i suoi soldati si danno al saccheggio, sicché non può inseguire il Piccinino in fuga verso Sansepolcro. Nel corso del combattimento cattura Ludovico da Parma.

Lug.

Lombardia

Si accampa a Sansepolcro con Pietro Giampaolo Orsini al comando di 6000 cavalli, 7000 fanti e numerose cernite: il Piccinino si rifugia a Pistoia. A fine mese l’Attendolo è segnalato ad Asola.

Ago.

Romagna

Si avvia su Forlimpopoli con Pietro Giampaolo Orsini; raggiunto anche da Sigismondo Pandolfo Malatesta, pone il campo a Selbagnone.  Tiene stretta d’assedio Forlì. In pochi giorni ha la rocca di Bagnacavallo senza che Francesco Piccinino e Guidantonio Manfredi abbiano l’ardire di venirne in soccorso.

Sett.

Romagna

Ritorna nel forlivese, assedia vanamente il capoluogo, alloggia in San Varano;  conquista al  Manfredi Rocca San Casciano.

Ott.

Romagna e Marche

Segue Francesco Sforza nel suo attacco a Forlì; si trasferisce nel riminese con Bosio Sforza, Troilo da Rossano, Orso Orsini e Niccolò da Pisa (6000 cavalli) per svernare con le truppe nel contado di Fano, tra San Cesareo e Rosciano. Devasta il contado.

…………………

Lombardia

Raggiunge Francesco Sforza in Lombardia.

1441

Gen.

Sforza

Napoli

Abruzzi

Contrasta gli aragonesi.

Feb.

Venezia

Milano

561 lance

Romagna

Si reca in Romagna per convincere Ostasio da Polenta a rimanere fedele alla Serenissima; attacca in Forlì Francesco Piccinino.

Mar.

Capitano g.le

Stipula una prima ferma con i veneziani (un anno, più uno di rispetto). E’ nominato capitano generale al posto del Gattamelata. Gli è concessa una provvigione mensile di 600 ducati ed una condotta di 600 cavalli e 400 fanti. La condotta gli sarà rinnovata dalla Serenissima sette volte.

Apr.

Veneto

Nel padovano.

Mag.

Romagna e Veneto

Si imbarca a Rimini con Orso Orsini e Niccolò da Pisa. Giunge a Chioggia: la Signoria  gli invia  4 nobili che lo conducono a Padova dove, a metà mese, nel duomo cittadino gli sono consegnate le insegne del comando. Raggiunto anche da Troilo da Rossano e da altri capitani, si porta a Porcile (Belfiore) nel veronese.

Giu.

Veneto e Lombardia

Tocca  Verona e Sommacampagna.  A metà mese si collega con lo Sforza; ha con sé due insegne, la sua e quella di Firenze. Insieme al congiunto,  alla testa di 10000 cavalli e 6000 fanti  entra nel bresciano e prosegue verso Montichiari. Espugna Carpenedolo ed affronta il Piccinino che si è trincerato in Cignano. Attacca il campo avversario con Pietro Brunoro e Troilo da Rossano; è costretto a ritirarsi per la reazione  del Piccinino e del Sarpellione.

1442

Apr.

Venezia

Milano

1590 cavalli

Gli è rinnovata dai veneziani la condotta. Ha il comando di 1590 cavalli.

1443

Gen.

Veneto

A Padova per i funerali del Gattamelata.

Mar.

Gli è confermata la condotta per due anni, più uno di rispetto.

1444

Feb.

Lombardia

Si trova a Brescia per il battesimo di un figlio.

          14451509 cavalliNegli anni della sua ferma con i veneziani la  compagnia di Micheletto Attendolo è suddivisa in 10 squadre. Mario del Treppo ha eseguito un’ interessante analisi su di essa. E’ preso un campione di 450 capitani. Di costoro solo 26 sono stranieri, di cui 10 tra slavi, albanesi e greci residenti nel sud Italia. Il resto sono tedeschi, francesi, provenzali ed ungheresi. 161 sono originari di varie regioni dello stato della Chiesa (Umbria, Lazio, Marche, Romagna, Emilia); 131 sono originari del regno di Napoli; 142 sono nati in Toscana e in regioni dell’Italia del nord. Le regioni con più  capitani sono la Lombardia (64), la Romagna (51) , la Campania (51), la Toscana (43), l’Emilia (38) e l’Umbria (36).      I capisquadra sono spesso a lui legati  da vincoli di parentela o sono d’origine romagnola ( è il caso di Olivo, di Bettuccio Attendolo e di Marco Attendolo;  altri appartengono a famiglie feudali minori come Sicuranza di Vico,  Corrado d’Alviano e Francesco d’Alviano; di altri ancora, come Pier Giovanni da Perugia, Tartaglia d’Arezzo, Colella da Napoli, Giacomo Rosso e Michelangelo da Cortona  è ignota l’origine.

1446

Mar.

Venezia

Milano

Lombardia

Si colloca a Quinzanello quando Cremona, appartenente allo  Sforza, è investita dai viscontei. Allorché Francesco Piccinino e Luigi dal Verme aggrediscono con più convinzione la città, Micheletto Attendolo incomincia i suoi spostamenti. Bloccato sull’Oglio, aspetta i soccorsi che gli sono portati da Guglielmo di Monferrato. Nel primo semestre sono presenti nelle sue compagnie 2 nuovi capisquadra: Giovanni Battista da Cotignola e Giorgio da Cotignola.

        Mag.LombardiaInterviene alla difesa di Cremona ed avanza con le sue truppe sino a Quinzano d’Oglio. I ducali  lasciano l’assedio e si dirigono a Soncino. Invia nel castello di Cremona 100 uomini con notevoli quantità di munizioni.
       Ago.LombardiaHa l’ordine di accamparsi con le sue truppe sull’Oglio. Tiberto Brandolini deve attraversare il fiume all’ avanguardia; Cristoforo da Tolentino, invece, deve puntare sul bresciano.

Sett.

Lombardia

Si muove con 6000 cavalli e 4000 fanti. Attraversa l’Oglio a Pontevico e recupera alcuni castelli nel cremonese tra cui Piadena e San Lorenzo de’ Picenardi; rifornisce di vettovaglie Cremona, si avvicina a Pescarolo e conquista San Giovanni in Croce (alla cui difesa si trova Antonio da Landriano con 200 cavalli e 300 fanti). Francesco Piccinino decide di abbandonare Casalmaggiore e di trincerarsi nell’ isola del Mezzano sul Po ad un miglio da tale località. A fine mese Micheletto Attendolo finge un attacco frontale su un ponte che unisce l’isola alla sponda lombarda del fiume. Alcuni suoi cavalli leggeri trovano un guado in un punto sguarnito di difese in cui il livello dell’acqua del fiume arriva solamente alla sella delle cavalcature. I cavalli veneziani vi si avventurano, ognuno portando un fante sulla groppa de proprio animale; i soldati milanesi corrono a proteggere  tale posizione; presto le loro file si disordinano. I condottieri viscontei fanno distruggere i due ponti che collegano il loro campo con la terraferma; la maggioranza delle truppe rimane in questo modo intrappolata ed è fatta prigioniera. Sono catturate 4000 cavalcature; del bottino all’  Attendolo gliene sono riconosciute 400 come preda personale. Malgrado la vittoria Casalmaggiore non cede per cui il capitano punta su Romanengo.

Ott.

Lombardia

Conquista Romanengo ed agli abitanti è imposta una taglia di 4000 ducati; si impossessa di Castelleone, sconfigge ancora i viscontei cui cattura 200 cavalli e 2000 fanti, assedia Soncino, che espugna a forza in sei giorni a seguito di un intenso fuoco di artiglieria. Cadono nelle sue mani anche Mozzanica (messa a sacco), Pandino, Vailate, Treviglio, Brignano Gera d’Adda e Rivolta d’Adda; si porta a Caravaggio e fa costruire due ponti di barche a Bergamo ed a Brescia.

Nov.

Lombardia

Colloca un ponte a Rivolta d’Adda  facendo credere di voler attraversare il fiume in tale  punto; un altro ponte è posto, invece, a Spino d’Adda. Gentile da Leonessa e Tiberto Brandolini valicano l’Adda in velocità con 700 cavalli e 1300 fanti, vi si fortificano  permettendo in tal modo l’ultimazione della costruzione del manufatto. Il mattino seguente il ponte viene utilizzato dal resto dell’esercito;  Taddeo d’Este resta alla sua guardia. I ducali solo nella tarda serata si accingono ad opporglisi. Nella notte inizia un duro scontro  sulla sponda destra dell’ Adda che termina dopo due ore con la fuga dei viscontei (Luigi dal Verme, Luigi da San Severino e la compagnia di Bartolomeo Colleoni). Sono catturati 600 cavalli, tra cui il Campanella, e molte cernite. Di seguito Micheletto Attendolo conquista con le bombarde la rocca di Cassano d’Adda che fa rafforzare; è ora costruito un ponte di legno stabile sull’Adda. Al campo sono armati cavalieri Pietro Avogadro ed Antonio da Martinengo. A Venezia il collegio dei Pregadi gli concede in feudo Castelfranco Veneto dietro il censo annuo di 10 libbre di cera bianca per la chiesa di San Marco.

Dic.

Lombardia

Lascia a Cassano d’Adda (dove viene investito ufficialmente di Castelfranco Veneto) Gentile da Leonessa con 800 cavalli e 2000 fanti e ritorna a Caravaggio con 800 cavalli;  scorre sotto le mura di Milano. Sono dati alle fiamme i mulini sul Lambro. In un’incursione  sono fatti 60 prigionieri e sono razziati numerosi capi di bestiame. Si dirige su Melzo e Monza. Nel rientrare a Cassano d’Adda, a metà mese. è messa a sacco Vimercate.

1447

Inverno

Lombardia

Si accampa a Caravaggio.

 Mar. apr.

Venezia

Sforza

Lombardia

I veneziani sospettano dello  Sforza; gli ordinano di occupare Cremona dove lo favorisce Gerardo Dandolo con l’aiuto dei guelfi locali. Ad aprile si accosta alla città con 4000 cavalli e molti fanti verso la porta di Ognissanti: Giacomo da Salerno e Foschino Attendolo sventano la manovra e lo  obbligano a ritirarsi in Ghiaradadda. Sempre nel mese, si incontra a Chiari con Ludovico Gonzaga.

Mag.

Venezia

Milano

Lombardia

Inizia l’offensiva, lascia Gallignano ed ottiene a patti Soncino dopo cinque giorni di assedio; conquista Romanengo in dodici giorni.

   Giu. lug.

Lombardia

Riattraversa l’Adda sul ponte di Cassano, mette a sacco Albignano e Pozzuolo Martesana;  giunge fino al Lambro; devasta tutto il contado e rovina i mulini fino a Monza. Compare di fronte a Milano, a Porta Orientale, a bandiere spiegate in vana attesa di qualche  tumulto da parte della fazione guelfa. Fa alcuni prigionieri nel borgo di Porta Orientale ed in quello di Porta Renza. Si accampa a Lambrate ed arma cavalieri Tiberto Brandolini, Giberto da Correggio, Diotisalvi Lupi, Ludovico Malvezzi ed il provveditore veneziano Antonio Marcello. Dopo tre giorni lascia il circondario di Milano, si volge verso Albignano e Truccazzano, espugna con le bombarde il castello di Trezzo sull’Adda, tocca Brivio e si sposta in Brianza. Dalla valle di San Martino giunge sulle rive del lago di Como; alle sue truppe si congiungono anche gli abitanti del circondario sotto la guida di Daniele Malacrida, signore del castello di Musso. Si  impadronisce del ponte di Lecco sull’Adda portando in ogni luogo desolazione e spavento (razzie di bestiame e cattura degli abitanti per trarne taglie per il riscatto). Viene attaccato da 8000 uomini tra cavalli e fanti; affronta tali truppe agli ordini di Francesco Piccinino, di Carlo Gonzaga e di Luigi dal Verme, e le sgomina al Monte di Brianza. E’ a Pieve d’ Inzino, Oggiono; assedia invano Lecco per quaranta giorni; fa pure trasportare dal lago di Garda a quello di Como una flottiglia di 14 grosse barche dal lago d’Iseo, 2 dal lago di Garda e 10 (lago di Como) ottenute dal signore di Musso.  Tutto si  rivela inutile. I viscontei allestiscono a loro volta una flotta lacuale guidata da Battista Riccio. Micheletto Attendolo, fermo all’assedio di Lecco, fa disporre le sue bombarde sulle rive del lago per contrastare la squadra navale nemica. Segue uno scontro notturno di artiglieria; la guarnigione viscontea esce da Lecco e coglie i veneziani alle spalle. L’Attendolo è sconfitto in questo primo scontro avvenuto ai primi di luglio ed in un secondo svoltisi alla fine dello stesso mese al cui termine rimangono sul terreno più di 800 soldati della Serenissima. Non riesce neppure ad impedire che Lecco sia soccorsa da 3 navi genovesi.

Ago.

Lombardia

Si allontana da Lecco per la mancanza di vettovaglie e di biade per i cavalli. Fa sue le fortificazioni di Monte Barro, risale lungo le rive del lago di Como, occupa Varenna e Bellano; è,  viceversa, bloccato sotto Como. Si ritira a Treviglio ed in Ghiaradadda nei pressi di Soresina alla ricerca di buoni pascoli per i cavalli in cattive condizioni a causa delle operazioni che hanno caratterizzato la recente campagna. Gli si arrende Lodi, entra in Casalpusterlengo e in San Colombano al Lambro, da dove sono scacciati i fautori del partito ghibellino.

Sett.

Lombardia

Gli viene contro lo Sforza, assoldato dalla Repubblica Ambrosiana. L’Attendolo si rafforza in Lodi;  è sfidato a battaglia a Cavacurta da Jacopo e Francesco Piccinino e da Carlo Gonzaga. A fine mese lascia Cavenago e cerca di avere  Crema per trattato. Si porta a Casalpusterlengo.

Ott.

Emilia

Tenta di prestare soccorso in Piacenza a Taddeo d’Este, assediato dallo Sforza in tale località. Gli avversari lo provocano ancora a battaglia; davanti a sé si trova l’esercito sforzesco mentre alle spalle la via del Po gli è sbarrata dalla flotta milanese comandata da Filippo e da Bernardo degli Eustachi.  L’Attendolo si ferma a Cerreto Landi e promuove alcune azioni diversive per allontanare lo Sforza dall’ assedio di Piacenza. Fa devastare le campagne di Milano e di Pavia;  assedia San Colombano al Lambro. Il capitano rivale  getta un ponte di barche sul Po per coglierlo di sorpresa: l’Attendolo si ritira in ordine. Si avvicina a Pizzighettone, tocca Paterno ed ha  a patti Melzo dove rimane alla guardia Giovanni Ventimiglia.

Nov.

2000 cavalli

Lombardia

Staziona nel bergamasco; tocca Treviglio e Caravaggio; si sposta tra Martinengo, Telgate e nella valle di Trescore Balneario. Nel bresciano per svernare.

1448

Apr.

Lombardia

Si accampa con Cristoforo da Tolentino e Cesare da Martinengo tra Orzivecchi, Roccafranca, Castelcovati, Pontoglio e Calino. I suoi uomini vivono a spese degli abitanti del contado.

Mag.

Lombardia

Gli è consegnato del denaro; attraversa l’Oglio e si pone a Calci.

Giu.

Lombardia

Espugna in tre giorni Mozzanica, che viene messa a sacco; si sposta poi tra Romanengo ed Offanengo mentre Francesco Sforza si porta vicino a Crema. Tocca Genivolta e Robecco d’Oglio.

Lug.

Lombardia

L’ammiraglio veneziano Andrea Querini, attestatosi sul Mezzano, domanda il suo aiuto per resistere all’ attacco dello  Sforza e della flotta milanese di Biagio Assereto. Micheletto Attendolo supera l’Adda in tutta fretta; prende la via di Pontevico, di Gambara e  di Piadena; la sera giunge a sette miglia dalla flotta veneziana. Non osa, tuttavia, assalire lo Sforza conoscendone il valore; invia, invece, un messo al Querini esortandolo alla resistenza. L’ammiraglio veneziano decide di riparare all’isola del Mezzano mentre l’Attendolo rimane fermo a San Giovanni in Croce.  Alla notizia della disfatta della flotta della Serenissima abbandona la località e si dirige a Robecco d’Oglio: nella notte prendono fuoco i suoi alloggiamenti e quelli di Cesare da Martinengo  riportando danni per 14000 ducati per la perdita di cavalcature, armature e di altri beni.

Ago.

Lombardia

Si apposta a Morengo per rispondere ai movimenti dello Sforza che si è accampato , a sua volta, sotto Caravaggio. Invia in avanscoperta Guido Rangoni che si scontra con Jacopo Piccinino sul Fosso bergamasco, un canale tra l’Adda e l’Oglio lungo 35 chilometri. Il capitano rivale si trova in difficoltà per un errore di valutazione di Dolce dell’ Anguillara e per l’inazione del fratello Francesco. Nel complesso l’azione dell’ Attendolo si rivela lenta e inconcludente. Cerca di liberare Caravaggio dall’ assedio nemico. Fa rafforzare il suo campo con molte bombarde;  riceve in rinforzo molti cavalli, un grande numero di balestrieri dalmati e di schioppettieri tedeschi.

Sett.

Lombardia

E’ restio a cercare lo scontro con lo Sforza; lo spronano, invece i condottieri cosiddetti “marcheschi” come Bartolomeo Colleoni e Tiberto Brandolini. Costoro ispezionano personalmente il campo nemico e ne scoprono un lato, protetto da una boscaglia paludosa, che i due condottieri ritengono adatta ad una carica di cavalleria. Gli uomini d’arme della Serenissima, appoggiati dall’ artiglieria del Colleoni, si gettano nel punto previsto dal piano sul campo milanese. Le squadre centrali non sono in grado di sostenere l’avanguardia a causa della natura del terreno sul quale la cavalleria pesante affonda a causa del peso dell’armatura. Lo Sforza sa reagire con rapidità, riordina l’ala dell’ esercito milanese che vacilla ed invia numerosi cavalli sui fianchi dei veneziani per accerchiarli. Le truppe dell’ Attendolo  sono disfatte: su 3000 fanti e 12500 cavalli, evitano la cattura solo 1500 cavalli. Egli si salva con la fuga con Ludovico Gonzaga. Si rifugia in un primo tempo a Mozzanica con molti armati resistendo agli sforzeschi. Si dà infine alla fuga; si porta  a Peschiera del Garda, dove è  raggiunto dai nuovi provveditori Giacomo Antonio Marcello e Pasquale Malipiero. Decide di prestare soccorso a Brescia; i provveditori della Serenissima dispongono in altro modo.

………………….

Veneto

Viene rimosso dal comando;  viene confinato a Conegliano con una provvigione di 1000 ducati, non tanto per avere perduto la battaglia, quanto perché i suoi uomini durante la ritirata sono sfuggiti al suo controllo con la depredazione di Peschiera del Garda e di altri territori del veronese.

         1452FirenzeVeneziaToscanaE’ arruolato dai fiorentini con i figli Raimondo e Pietro Antonio. Venezia si trova di fronte ad un grave problema In questo caso non si tratta della violazione di un contratto; viene invece considerato inammissibile che un capitano nemico sia allo stesso tempo feudatario della Serenissima. la cosa è fonte di grave imbarazzo dato che le sue proprietà sono amministrate dal genero Bartolomeo Pisani, uno dei patrizi veneziani più in vista. In un primo momento gli sono bloccate le rendite del feudo di Castelfranco Veneto; nell’aprile dello stesso anno queste gli sono anche confiscate. Pure a Firenze le sue cose non vanno bene.  Poiché è molto vecchio e le sue ultime vicende belliche non sono state molto brillanti, non è stimato e viene trattato piuttosto con taccagneria. Da marzo a tutto il 1454 assilla lo Sforza, divenuto duca di Milano, con varie richieste; i fiorentini, da parte loro, continuano a lesinargli onori e denaro.
1454Lombardia e PiemonteAccetta le offerte dello Sforza e si trasferisce in Lombardia. I suoi figli passano agli stipendi del duca. Lo Sforza offre all’Attendolo il feudo di Pozzolo Formigaro, concesso in precedenza ad Antonello da Siena, poi al figlio di questi Onofrio Rufaldo e, da ultimo, a Petrino da Incia. L’Attendolo si stabilisce in tale località con la moglie Isabella ed i figli Raimondo, Pietro Antonio e la figlia Francesca moglie di Marco Attendolo. Si lamenta con lo Sforza per il feudo che gli è stato assegnato. A Pozzolo Formigaro si distingue per diversi atti prevaricatori e per manifestazioni di indipendenza mediante l’utilizzo dei suoi armati in piccole guerre private e per il persistere di legami con il mondo dei condottieri e le signorie di Romagna. I suoi uomini, infine, hanno il controllo, sul quale le autorità chiudono un occhio, di gran parte del contrabbando locale, alimentato dal commercio delle granaglie verso Novi Ligure ed altre terre di confine con il genovese.
       1463

Feb.

Piemonte

Dimenticato, muore a metà mese a Pozzolo Formigaro. E’ raffigurato da Paolo Uccello in uno dei 3 dipinti che celebrano la battaglia di San Romano (Parigi, Louvre). La sua immagine compariva pure in un celebre cartone di Leonardo da Vinci riguardante la battaglia di Anghiari, andato perduto.

CITAZIONI

-“La compagnia di Micheletto Attendolo ebbe esistenza continuata almeno dal 1425 al 1448 e in questo arco di tempo furono ben 512 i condottieri che firmarono un contratto con lui. Quando nel 1441\ egli si pose al servizio di Venezia, aveva una compagnia di 561 lance e 167 condottieri, alcuni dei quali avevano apportato in proprio alla compagnia anche cinquanta uomini d’arme, mentre alcuni ne avevano portato uno solo…Condottiere collaudato e sperimentato.” MALLETT

-“Peritissimo nell’arte militare.” CORIO

-“Rei militaris scientissimus.” SIMONETTA

-“Vir illustris et bellicis artibus expertissimus.” DECEMBRIO

-“Huomo esperimentatissimo nella militia.” P. GIUSTINIAN

-“Uno de’ più famosi Guerrieri del suo tempo.” LOSCHI

-“Pratico anch’egli nel mestier delle armi.” PELLINI

-“Uomo valoroso”. SABELLICO

-“Praestantem in armis ductorem..Viri fortissimi.” CRIVELLI

-Con Muzio Attendolo Sforza “Che erano de’ primi capitani, che in in que’ tempi avesse l’Italia.” BONOLI

-“Praerat in Gallico bello..caeterum non possum non prius illud adscribere, fuisse scilicet ea tempestate viros in primis illustres militari gloria non paucos, quorum nomina nunc repetere non indignum duxerim.” EGNAZIO

-“Capitano d’inveterata esperienza nell’armi.” SPINO

-“Nostro capitaneo generale qui in hanc usque aetatem semper omnibus summa fide, commendabili literque servivit.” OSIO

-“Avait en quelque flair militaire.” PERRENS

-“Veteranus et prudens ductor.” SANT’ANTONINO

-Con Niccolò da Tolentino “Quorum nobile erat nomen, et laus rei militaris maxima.” FABRONIO

-Con Niccolò da Tolentino, il Carmagnola, Francesco Sforza e Niccolò Piccinino “Quisti ànno la Italia sì como abe san Piero le chiave, e per çiò se po’ dire: guai a Italia!. E questi grandi capitanie anno altri adarenti soliçitti a destrucione de çitadi e populi, como richede la loro arte.” G. DI M.PEDRINO

-“Generale dell’armi Venete per il suo valore posto fra i capitani più segnalati ed illustri che fossero in quella grand’armata.” COLUCCI

-“Illustrissimo capitano..che mai al suo tempo contrafé la sua fede.” BROGLIO

-“Per il suo valore posto fra i Capitani più segnalati e illustri.” A. ROSSI

-“Soldato esperto e prudente, per quasi tre decenni fu uno dei condottieri di maggior vaglia nel panorama militare italiano.” N. CAPPONI

-“Nel XV secolo la compagnia di Micheletto degli Attendoli, in venticinque anni di onorata attività sui campi di battaglia, impiega cinquecentododici condottieri. Di essi ne muoiono venticinque, il che significa una media di un condottiero all’anno e, per di più dieci di essi muoiono di morte naturale.” BALESTRACCI

-“Praecipuis Michael ductoribus advolat agmen/ Funeris insigne Jubis, ferroque relucens/ Fit via, fulmineo globas undique rumpitur ense.” GRIFIO

-Con Lorenzo Attendolo, Muzio Attendolo Sforza, Jacopo Caldora, Pieretto de Andreis, Fabrizio da Capua “Capitani e condottieri di esserciti in quei tempi molto famosi.” CIRILLO

-“Micheletto Attendolo was an extremely prickly and superstitions individual.” BICHENO

-Con Muzio Attendolo Sforza ed il Tartaglia “Bravissimi ufiziali.” MAGRI

-“Assai pratico nel mestiere delle armi.” BASSETTI

-“Entro un contesto di stabilità che rendeva le relazioni fra i membri della compagnia “vischiose, tenaci, fondate sulla conoscenza reciproca”(Del Treppo), le tecniche addestrative, le consuetudini militari e le modalità d’azione venivano così trasmesse da maestro ad allievo. E’ notevole, in proposito, che insieme con i registri contabili l’archivio della compagnia di Micheletto degli Attendoli conservasse anche un “libro delle ricordanze” nel quale venivano annotati i più diversi elementi, compresi “fatti politici e descrizioni di battaglie”. (id.) ” SETTIA

-Con il Gattamelata “Egregi Capitani.” CAPRIOLO

-“Fu uno dei condottieri più seguiti ed ammirati del suo tempo.” SPADA

-“Chiaro anch’egli nelle armi.” FABRETTI

-“Vedi quello Sforzesco sì paragone/Degli spirti celesti in questa lista/Signor Michel, pien di ragione.” Cambino Aretino riportato da FABRETTI

-Alla battaglia di Anghiari ” (I fiorentini) Tolson per condottier quel Micheletto/Consorto a Sforza; e pensa quanto oprò/Con l’arme in mandi far qualche bel getto;/E per cimiero un marzocco avere co./../Signor Michele pareva un garzone,/Né mai dalla battaglia volle uscire;/Primo assaltare e scoprire il nimico,/Così l’ultimo stà farlo mendico./Ed era pur d’età di sessant’anni,/E che tanto soporti per gran fatto:/E’ non curava caldo senz’affanni/Animoso e gagliardo in ciascun atto.” Dalla citazione di un codice della Magliabecchiana riportata da FABRETTI

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